L’inizio è una vibrazione. Sembra quasi di percepire il calore della sabbia sotto le suole, il vento caldo, la polvere sul viso, mani d’avorio e una pistola che pesa quanto la paura. Sembra quasi di essere in un film di Sergio Leone.
In un West immaginario, Abel ha imparato a sparare da piccolo, da suo padre e dal suo Maestro. Lo fa bene, è diventato il suo mestiere. E lui è diventato leggenda dopo aver sventato una rapina sparando contemporaneamente con due pistole contro diversi obiettivi. Un Mistico, il suo colpo preferito.
Sento una vibrazione, allora sparo. Che ne so, come una vibrazione. Estraggo e sparo…
Abel di Alessandro Baricco (Feltrinelli, 2023) è un visionario viaggio nel destino, nel sacro, nell’origine e nella fine. La nozione del tempo si dilata e lascia spazio a una storia mai lineare, ma ricostruibile come un puzzle.
Aggiunse che quando si è vissuto abbastanza per capire, quel che si capisce è che siamo segmenti di figure più ampie. Incapaci di leggerle, vediamo accadimenti casuali dove invece sfila il profilo di forme in cui sono scritti i nomi del mondo – immani pittogrammi. Con una certa imprecisione, molti definiscono quella scrittura – innata all’uomo – con la parola destino.
Lo disse spalancando gli occhi.
Allora ho speso quel che mi rimaneva da vivere cercando il disegno di cui ero piccola parte e segmento.
È la cosa migliore che ho fatto.
«Abel», un western inquieto e visionario
Primo di sei figli, dopo la morte del padre, lui e i fratelli vivono con la madre, una donna forte e un po’ selvaggia. Poi lei decide di andarsene via e abbandonarli senza alcuna spiegazione.
Abel diventa sceriffo e comprende che saper maneggiare con precisione una pistola è parte di lui. È innamorato di una donna, Hallelujah Wood, bella e misteriosa, una donna libera che entra ed esce dalla sua vita senza dire quando e se tornerà.
Un giorno, una guaritrice dotata di poteri magici dice al protagonista: «Sarà molto doloroso, ma un giorno, Abel, te lo prometto, nascerai». Le donne nel romanzo di Alessandro Baricco sembrano nascere sapendo tutto ciò che c’è da conoscere sul passato e futuro: la bruja, la madre, la misteriosa Hallelujah, la sorella Lilith.
Non esiste geografia in questo metafisico romanzo; pur ambientandolo in una cittadina inesistente, l’autore riesce a costruire uno spazio tanto reale da poter esistere tanto in un libro quanto in poche righe.
Una storia spirituale e spiritosa
È sbagliato aspettarsi qualcosa di lineare, come istintivamente si sarebbe portati a fare. Più facilmente, il racconto di quello che sei stato e che sarai ti viene incontro come una pelle chiazzata di bagliori – pozzanghere lasciate indietro da un uragano in fuga. Vi si specchia il cielo.
Con Abel (acquista), Alessandro Baricco sfida i confini di tutti i generi letterari e richiama dettagli che nei suoi passati romanzi ha già toccato: il protagonista ricorda il soggetto cinematografico per un western di Shatzy, City, ma è avvolta da un’aura di mistero che nulla ha da invidiare al pianista di Novecento.
Scrivere di un’epoca di cui non abbiamo contezza non è un esperimento da nulla; l’autore sceglie di affrontare questa sfida e lo fa otto anni dopo da La sposa giovane scritto nel 2015, e cinque anni dopo The Game, un saggio-romanzo in cui lo scrittore affronta il tema della rivoluzione digitale, anche quest’ultimo una bella sfida. Non è forse questo uno dei misteri della scrittura? Infrangere i confini della conoscenza, sezionare la finzione e rendere reale l’inimmaginabile.
Abel è un romanzo difficile da classificare, in cui è molto facile perdersi per poi trovare una via verso la propria anima. Dedicato a chi è alla ricerca di una storia spirituale e spiritosa per desiderare di essere lì, vivere quell’epoca, sentire il secco calore dell’asfalto, il vento, le pistole e la libertà.
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Abel. Mi è piaciuto. Scorrevole, surreale, profondo. Al di là di un’ apparente superficialità, affronta domande esistenziali laceranti dell’ essere umano. Mi ricorda Italo Calvino… Leggerezza nel trattare temi importanti per non ergersi a giudice. E poi mi è piaciuto quel ritrovare nella famiglia ( riunirsi per salvare la madre) un senso da dare alla vita/morte.Peccato per le troppe parolacce.Buono. Saluti.