È morta la sera di giovedì 10 agosto la scrittrice Michela Murgia a soli 51 anni: a maggio aveva rivelato ad Aldo Cazzullo, in un’intervista per il Corriere della Sera, di avere un carcinoma ai reni al quarto stadio, incurabile. Da quel momento sui social non ha mai nascosto i segni della sua malattia, così come ha costantemente portato avanti la sua battaglia politica e il suo dissenso per l’attuale governo.
Già convolata a nozze nel 2010 con Manuel Persico, bergamasco di quattordici anni più giovane di lei, i due si separeranno quattro anni dopo a causa del primo cancro ai polmoni che le viene diagnosticato.
A distanza di quasi dieci anni, poche settimane fa, sposa in articulo mortis l’attore e musicista Lorenzo Terenzi e si trasferisce in una casa da dieci posti letto dove ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita con la sua famiglia queer.
Chi era Michela Murgia: origini ed educazione
Michela era originaria di Cabras (Oristano), dove nasce il 3 giugno 1972. Sin da giovanissima inizia a darsi da fare per potersi pagare gli studi e riceve i primi riconoscimenti in veste di autrice decisamente precoce.
Originaria di una famiglia di forte estrazione cattolica e laureatasi in Teologia, diviene referente regionale dell’Azione Cattolica in ambito giovanile.
Appena superata la maggiore età, come lei stessa conferma in un’intervista a Vanity Fair, decide di abbandonare la casa d’infanzia e soprattutto un padre autoritario, poco incline all’idea della famiglia che Michela aveva in mente.
Nonostante questo, il percorso in Azione Cattolica le darà la possibilità di scrivere e portare in scena uno spettacolo teatrale che è stato presentato a Loreto alla presenza di Papa Giovanni Paolo II.
Michela fece nella sua vita svariate esperienze lavorative – esperienze che probabilmente contribuirono e influirono anche nella sua vita di scrittrice: prima di dedicarsi completamente alla scrittura infatti fu telefonista, insegnante di religione, venditrice di case in formula multiproprietà, portiera notturna, dirigente amministrativa e infine operatrice fiscale.
Michela scrittrice
La sua prima pubblicazione, Il mondo deve sapere (2006), è proprio il frutto di una delle sue esperienze lavorative, e si pone lo scopo di raccontare con una satira sferzante la realtà che ogni giorno gli operatori di telemarketing devono affrontare.
Inizialmente nato come un blog, l’opera descrive con realismo e malinconica ironia l’enorme sfruttamento economico operato dalle multinazionali per manipolare psicologicamente i lavoratori precari. La pubblicazione gode di un discreto successo e verrà successivamente portata a teatro e anche al cinema nel film del 2008 Tutta la vita davanti diretto da Paolo Virzì.
Nel 2008 esce Viaggio in Sardegna, una guida letteraria, sociale, geografica della Sardegna intesa da un sardo: un testo poetico e pieno d’amore che conduce il lettore a scoprire luoghi e usanze remote di un’isola spesso fraintesa.
L’anno successivo viene pubblicato il suo Accabadora, che diventerà presto un best-seller, dove la scrittrice tratta temi delicati come quello di eutanasia e adozione nella Sardegna povera degli Anni Cinquanta. Con questo romanzo Michela vince la sezione narrativa dal Premio Dessì del 2009, mentre nel 2010 vince il Premio Mondello e il Premio Campiello.
Nel 2011 pubblica Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, opera che si propone di raccontare la figurazione della Madonna e della donna nella chiesa cattolica.
Il suo ultimo libro, Tre ciotole (2023), scritto nel periodo della malattia, si apre proprio con l’annuncio per la protagonista della diagnosi di un male incurabile. «È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa», racconta la scrittrice. Ma non solo: il libro, raccolta di racconti sul male contemporaneo, è un pamphlet sul saper affrontare la morte nell’era del post-Covid.
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Michela e il teatro
Nel 2016 produce per il Teatro di Sardegna due diverse opere – andate poi in scena al Teatro Massimo di Cagliari. Uno è la distopia in tre atti Cento, l’altro è il monologo in lingua sarda Spadoneri.
L’anno successivo, per il teatro della Capitale, viene ripreso il suo testo Festa Nazionale, mentre debutta anche nel contempo con lo spettacolo Accabadora, adattamento dell’omonimo romanzo.
Michela e la politica
Per quel che concerne l’attività politica, già nel 2007, Michela si schiera dalla parte di Mario Adinolfi come candidato alle primarie del maggiore partito di centrosinistra, il Partito Democratico. Inoltre, sostiene sempre senza nasconderlo tutti i principali partiti che auspicano l’indipendenza della Sardegna.
Nel 2014 prova ad entrare attivamente in politica candidandosi alla presidenza della Regione Sardegna, ma arriva terza con il 10% circa dei voti, senza ottenere un seggio in Consiglio regionale.
In vista delle elezioni europee del 2019 sostiene una lista che comprende diversi partiti di sinistra
Altre opere
Michela ha avuto una penna molto prolifica. Altre pubblicazioni che ricordiamo solo L’incontro (2011), L’Aragosta (racconto del 2012, comparso all’interno dell’antologia Piciocas. Storie di ex bambine dell’Isola che c’è e L’ho uccisa perché l’amavo: Falso! (2013) scritto a quattro mani con Loredana Lipperini. Nell’ottobre del 2015 esce Chirù, romanzo dagli echi dolorosi, riflesso forse della sua lotta contro il cancro di quegli anni. Lei stessa infatti dichiarerà: “È il libro che ho deciso di scrivere quando ho scoperto di avere un cancro. Per raccontare cose che pensavo di dover invecchiare prima di poter narrare. Invece mi sono trovata a chiedermi quanto tempo avessi ancora davanti.”
Nel 2019 pubblica altri due libri: Noi siamo tempesta e Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (scritto insieme a Chiara Tagliaferri).
Nel 2021 la casa editrice Utopia ripubblica delle opere di Grazia Deledda, conterranea e vincitrice del Premio Nobel, scelte e introdotte proprio da Michela Murgia.
Cosa ci ha insegnato Michela
Michela ha rappresentato una delle personalità contemporanee più in vista nel panorama culturale intellettuale, sociale e anche politico dell’Italia di oggi. Nonostante il suo percorso personale tutt’altro che lineare, è stata una donna dal consolidato riconoscimento pubblico, grazie a una voce autoriale forte (riconosciuta non solo nella sua amata Sardegna, ma in tutto il Paese) e una presenza politica importante.
Dopo la tristezza per la sua scomparsa, se gettiamo un occhio lucido a quelli che sono stati la sua vita e il suo operato, ecco cosa ci ha insegnato:
La libertà a tutti i costi: con la sua battaglia per le famiglie queer, che riprende tra l’altro una tradizione tutta cristiana e sarda, quella dei fillus de anima di cui parla anche in Accabadora, Michela ci insegna che i dogmi non devono essere vissuti come un’imposizione ma come regole da sdoganare, per dare struttura a nuove case, fatte di nuovi cardini.
L’amore incondizionato per una terra come la Sardegna: amore tutto personale, ma anche consolidato dalle ricerche e dalle tradizioni che Michela ci presenta soprattutto nei suoi romanzi come Viaggio in Sardegna e Accabadora; dove tradizioni e culti sardi con echi deleddiani si intrecciano con le mutazioni che l’isola ha visto negli ultimi decenni.
Il saper affrontare la malattia con un sorriso (pregio assolutamente non scontato e non da tutti): la ricordiamo soprattutto grazie all’ultima intervista rilasciata per Vanity Fair.
Io oggi le dico: questo è il tempo migliore della mia vita. Visto da fuori non lo è: ho il cancro, ho il tempo contato, come tutti del resto, ma io ho il conto più breve. Dovrebbero essere elementi di non felicità. Ma invece non conta il cosa, conta il come. E in questo momento io posso scegliere il come.
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