Se c’è una domanda a cui non è sempre facile trovare una risposta è: «Cos’è l’amore?», soprattutto se si ha tredici anni e qualche difficoltà nel gestire le emozioni. Nel caso di Amico mio (NN Editore, 2023) di Gianmarco Perale, però, la domanda del lettore sarà: «Quand’è amicizia e quand’è ossessione?». Un romanzo che racconta un’amicizia assoluta, quella tra Tom e il suo compagno di classe Poni, un legame a metà tra l’ossessione e, forse, l’amore.
Frequentano entrambi la terza media di una città il cui nome non ci viene rivelato, Tom prova un sentimento d’amicizia così profondo che sarebbe disposto a tutto pur di proteggere l’amico Poni, tonto che un giorno, per difenderlo, fa del male a un altro compagno di classe. Leo Fosco, durante la ricreazione, sbatte un righello in testa a Poni. Tom interviene e gli dà un pugno sul naso, forte, fino a romperglielo. I tre finiscono dal preside ma l’unico a cui viene data una punizione è Tom. Verrà sospeso? Espulso?
«Lui ha colpito Poni, gli ha fatto del male».
«E tu gli hai tirato un pugno?».
«Sì».
«In faccia?».
«Sul naso».
«Sei serio?».
«Sì».
«Amico mio», un sentimento di cui non si conosce il nome
Tom, cresciuto senza padre, continua a raccontare alla madre, allo psicologo, a Mimmo (il padre di Poni) e al preside la stessa versione: lo ha fatto per difendere Poni. Ma nessuno riesce a capire fino in fondo.
Dovrà cambiare classe e il timore di Tom, il suo pensiero fisso, è quello di lasciare Poni in balia dell’inaffidabile Leo Fosco.
Il rapporto di fiducia tra Tom e Poni s’incrina, Tom sente l’amico sempre più distante, pensa che Poni non gli voglia più bene. E Tom è disposto a tutto pur di non perdere l’amico, è disposto ad andare oltre fino al gesto più estremo.
Nei dialoghi degli adulti, come nei più piccoli, c’è sempre qualcosa di non detto, un argomento che resta nascosto sotto il letto, sotto il tappeto della vergogna e della paura di non riuscire a spiegarsi e nelle convinzione che un segreto, se tenuto bene, può diventare talmente invisibile da sparire per sempre senza fare del male a nessuno.
Il punto di vista del lettore è quello di Tom con cui è facile empatizzare. Il protagonista appare come un ragazzo insicuro, ancora bambino, fragile e per questo umano. Proseguendo nella lettura, però, tra i suoi ragionamenti e le menzogne emerge una sottile nota di ambiguità. Vediamo ciò che accade attraverso di lui, seguiamo i pensieri e le dinamiche che appaiono sempre più morbose e angosciose. Tom inizia a fare paura perché incomprensibile. Nello spazio dei suoi silenzi, l’ansia corrode la logica.
«Se io morissi staresti male?».
«Ovvio» ha risposto subito.
«Sicuro?».
«Sì. Che domanda è?»
Mi alitavo sulle mani.
«Se tu morissi, io starei malissimo» ho detto.
«Sì?».
«Sì. Piangerei per un anno. Anche di più».
«Anch’io starei malissimo se tu morissi. Mi credi?».
«Lo giuri?».
«Sì».
Per un attimo ero felice.
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I legami ossessivi diversi dall’amore
Amico mio è un salto nell’età adolescenziale, nei sentimenti feroci e nell’incomprensione degli adulti, nell’oscurità di una storia in cui i sentimenti si rivelano oltre la lente delle proprie fragilità. L’esperienza affettiva diventa scoperta di un universo delicato in cui emerge l’ambiguità di un desiderio che nessuno può spiegare a parole. Destabilizzante e, proprio per questo, autentico come lo stile dell’autore.
Gianmarco Perale non mostra semplicemente un sentimento ma, dopo Le cose di Benni (Rizzoli, 2021), affonda il discorso in una riflessione sui legami ossessivi diversi dall’amore. Come dice Waler Siti: «Gianmarco Persale racconta un amore di cui nemmeno chi lo prova conosce il nome».
La narrazione procede spedita attraverso dialoghi dalle risposte secche. La tensione cresce a ogni pagina, mentre la sottile linea tra le buone e le cattive azioni sbiadisce man mano che si procede verso la fine. Amico mio (acquista) è un romanzo magnetico che chiama in causa una parte adolescenziale di noi che non si è mai assopita, un libro consigliato a chi non avrà paura di guardare nell’anima degli Horcrux di Tom, nei frammenti di sé di un cuore disperato e incompreso.
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