Anguria e gelsomino 

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Leonardo sentiva ancora il profumo del mare e il calore della sabbia sotto i piedi, ricordava benissimo il sapore dell’anguria che si mischiava al profumo del gelsomino. Leonardo avrebbe saputo riconoscere quell’odore tra mille e in qualsiasi parte del mondo; eppure, sapeva perfettamente che sarebbe stato troppo difficile trovarlo di nuovo.

Era l’estate del 2019, Leo si era trasferito in Puglia, dove era solito passare le vacanze con i suoi genitori e alcuni suoi amici, per tutto il mese di agosto. Aveva finito da poco la magistrale in Lettere, si era laureato con il massimo dei voti, bacio accademico incluso, cosa che assolutamente nessuno si sarebbe mai aspettato. Insomma, il classico secchione rinchiuso in casa per studiare infinite ore sui libri e che, pur di non deludere i suoi genitori, la maggior parte delle volte preferisce leggere un libro piuttosto che uscire con i suoi amici.

A Leonardo piaceva questa realtà, se non fosse che la verità era tutt’altra rispetto a quella che continuava a raccontare durante le sue vacanze. Leo non aveva mai finito l’università, anzi era al secondo anno fuori corso e per di più non aveva una media molto alta; allora perché continuava a raccontarsi una storia che non era la sua?

Leo ce la metteva tutta, avrebbe voluto finire l’università in tempo, ma qualcosa di più grande era successo in quegli anni, qualcosa che non gli permetteva di andare avanti, di guardare al futuro, l’unica cosa che riusciva a fare era leggere, ma soltanto i libri che piacevano a lui; leggeva e leggeva, in continuazione, desiderava solo fuggire da quella vita che da un paio d’anni ormai gli andava stretta.

Leonardo sapeva esattamente cosa aspettarsi anche da quella estate. Adorava la Puglia, i suoi sapori, il sole sulla pelle e il suono delle onde del mare che lo portavano a distrarsi dalla realtà, lontano dalla sua città grigia, ma sicuramente gli piaceva molto meno mentire.

Ogni giorno sembrava sempre più simile all’altro nella vita di Leo. Come sempre, era sceso presto in spiaggia, voleva godersi il mare nelle sue prime ore del mattino, ma dopo ore, quando arrivarono i suoi amici, non fece altro che sentire pronunciare: «Dai, muoviti da lì, vieni in acqua con noi, vedrai che ci divertiremo». Era l’ennesima volta che sentiva quelle parole pronunciate da Edoardo e per l’ennesima volta Leo fece finta di non averle sentite; sapeva esattamente cosa avrebbe detto l’amico, ma a lui non importava nulla di alzarsi dal suo asciugamano e smettere di leggere per andare con loro, conosceva già tutte le domande a cui sarebbe stato sottoposto e a cui avrebbe dovuto rispondere mentendo.

Tuttavia, quel giorno di agosto, tra la folla di ombrelloni, le urla che si mischiavano con gli schizzi d’acqua, un’altra voce, che non aveva mai sentito prima, aveva attirato la sua attenzione.

«Ciao, perché non entri in acqua con i tuoi amici?» Da qualche giorno aveva notato quella ragazza sulla spiaggia. Lei non aveva mai fatto nulla per avvicinarsi a lui e non si spiegava perché proprio quel giorno lei gli aveva parlato come se si conoscessero da una vita.

«Ma tu chi sei?»

«Lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra domanda? Comunque, scusa, non mi sono presentata, sono Camilla.»

«Quindi? Che vuoi?»

«Non volevo disturbarti. Volevo solo sapere perché te ne resti qui, sotto al tuo ombrellone, piuttosto che buttarti in acqua con i tuoi amici.»

«Allora se non volevi disturbarmi, ciao.»

La conversazione, se così si può chiamare, era finita nel nulla, ma quella voce e quell’odore di gelsomini avevano provocato qualcosa di magico, Camilla aveva una voce che Leo non era riuscito a ignorare e un profumo così intenso che avrebbe potuto ancora sentire semplicemente chiudendo gli occhi. Era successo qualcosa, se lo sentiva, ma non avrebbe saputo spiegare cosa.

Il giorno dopo Leo aveva deciso di rimanere a casa, almeno per la mattinata, avrebbe raggiunto i suoi amici solo nel pomeriggio, verso l’ora del tramonto. La verità era che così avrebbe avuto meno possibilità di incontrare di nuovo quella ragazza dal profumo di gelsomino. Aveva deciso di passare il tempo a leggere, ma i suoi piani vennero distrutti proprio da Camilla: non avendolo visto in spiaggia, si era fatta dire dagli amici di Leonardo dove fosse la sua casa. La ragazza aveva capito che c’era qualcosa che non andava in lui, ma sapeva che avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarlo, se lo sentiva. 

Suonato il campanello di quella enorme villa con annesso un altrettanto enorme prato inglese, aveva pazientemente aspettato che qualcuno le andasse ad aprire. Alla porta, però, non arrivò un maggiordomo come aveva pensato, viste le dimensioni della casetta, fu proprio Leonardo a farla accomodare. 

«Ancora tu? Dai, entra, altrimenti dici che sono scortese.»

«Non l’ho mai pensato, penso invece che tu abbia bisogno di me.»

«Certo! È arrivata la crocerossina. Ma chi sei? Che vuoi da me? Per quanto ne so potresti benissimo essere una psicopatica maniaca e sei venuta qui solo per uccidermi.» Una risata risuonò per tutta la stanza. Erano arrivati nel salotto e Leo si era seduto sul divano, facendo finta di voler tornare a leggere, ma sapeva che fin quando non se ne sarebbe andata non avrebbe potuto continuare a crogiolarsi tra i cuscini.

«Guarda che sei tu quello strano tra i due» aveva detto la ragazza, che ora iniziava ad avvicinarsi troppo a lui.

«Non sono strano, sono Leonardo.»

«Leonardo e anche simpatico, vedo.»

«A volte. Quindi, che vuoi? Hai finito il sale? Te lo prendo, se ti serve.»

«No, ho finito gli amici.»

«Ah, quindi cerchi un amico?»

«Non proprio…»

«Ma che ti hanno mangiato la lingua oggi?»

«No, sei solo tu che parli più del solito.»

«Vabbè, allora sto zitto.»

Ed effettivamente erano stati per due minuti in silenzio, lei a osservare lui e lui a far finta di leggere; almeno fino a quando Camilla non aveva esordito dicendo: «Okay, ti osservo da giorni e voglio conoscerti».

«E perché mai? Vivi qui?»

Camilla non aveva capito il perché di quella domanda, ma aveva risposto: «No, passerò qui solo il mese di agosto. Cambio ogni anno luogo delle vacanze, mi piace viaggiare».

«Bene, a me no. Mi piace stare sempre nello stesso posto.»

«Ma cosa c’entra questo con il fatto che io abbia voglia di conoscerti?»

«C’entra, per quale motivo dovremmo conoscerci se non sai stare a casa?»

«Ehi! Ma io ho una casa, solo che mi piace passare un mese fuori a esplorare il mondo.»

«E io farei parte dell’esplorazione?»

«No, sei solo un effetto collaterale.»

Detto questo la ragazza si alzò e andò via, senza salutare o aggiungere altro, mentre Leo aveva continuato a fissare il vuoto. Non ci aveva capito nulla. 

Il mattino seguente Leonardo fu il primo a scendere in spiaggia, stesso ombrellone e stesso identico posto. Era così abitudinario che se avesse cambiato il colore dell’ombrellone per un solo giorno non gli sarebbe sembrata la solita spiaggia. Erano le sette e mezza e non c’era praticamente nessuno, tranne lei. Era in acqua, sospesa in quel mare piatto. Sembrava quasi una visione, tanto era bella, con quei capelli neri come la pece e quella pelle colorata dal sole. E poi il suo odore, poteva sentirlo da lontano, o forse lo stava solo immaginando, ma aveva chiuso gli occhi per percepirlo; un errore che non si sarebbe dovuto far scappare, perché, una volta finito di sognare, lei fu proprio davanti a lui, a pochi centimetri dal suo viso.

«Ma che cosa…»

«Spaventato?»

«No, no.»

«E allora cosa?»

«Sai, fino a un attimo fa eri in acqua…»

«E ora sono qua. Che c’è? Ti dispiace?»

«No, niente affatto.» Si era fatto sfuggire. Tre parole uscite come un velo tra le labbra, ma che avrebbe potuto sentire anche lei.

Era troppo presto perché ci fosse gente in spiaggia, quindi Camilla osò: «Ti va di fare un bagno?».

Non l’aveva mai visto in acqua nelle scorse settimane, ma quello fu l’esatto momento in cui la ragazza capì che Leonardo era totalmente diverso da come l’aveva immaginato. La prese in spalla e la portò in acqua con lui. In un solo secondo furono tutti e due bagnati, sotto i raggi del sole e troppo vicini, troppo.

«Quindi lo fai il bagno, eh.»

«Quando mi va, con chi mi va.» Leonardo non stava pensando lucidamente, non si sarebbe dovuto avvicinare più di così; uscì dall’acqua e corse a casa. Aveva paura dell’esplosione di emozioni che le provocava quella ragazza, ma con lei sentiva di poter essere se stesso, non come tante volte succedeva con i suoi amici. A lei poteva dire tutta la verità.

Quella stessa sera Leo tornò in spiaggia, non c’era nessuno, proprio come quella mattina. Restò a lungo seduto sulla sabbia e a un tratto si sentì sfiorare la spalla, si voltò in quella sera così buia dove solo la luce della luna poteva illuminare i tratti di quel magnifico viso. Camilla era lì, davanti a lui, forse più bella che mai, lui era agitato, non sapeva che fare, ma poi: «Ti va di sederti qui con me?».

Lei si sedette in silenzio e iniziò a fissare il mare.

«Non so cosa voglio dalla mia vita» continuò, «non so se vale la pena e non voglio andare avanti.»

Sentendo quella frase Camilla ebbe un sussulto e si voltò verso di lui: «In che senso, scusa?».

«No, tranquilla, non voglio fare nessun gesto estremo. È solo che a volte mi chiedo se ne valga la pena tutto questo.»

«Tutto questo, cosa?»

«Ecco, tu hai detto di volermi conoscere, ma come faccio se neanche io so chi sono e cosa voglio fare? Ecco, soprattutto che cosa voglio fare.»

«Sai, io non so nulla di te, i tuoi amici mi hanno detto qualcosa, ma nulla di che. Quindi, perché non mi dici tu una cosa che vuoi?»

«Ma allora non lo capisci, eh?» Leonardo nel frattempo si era alzato, lei lo imitò. «Che vuoi che ti dica? Che sono in costante ansia nella mia vita? Che non so quando mi laureerò? Che sono indietro e gli altri avanti? Che in realtà non voglio terminare l’università perché non so dove finirò dopo? Ecco, l’ho detto.»

«Tutto qui?»

«Tutto qui? Ma sei seria, Camilla? Vabbè ma che vuoi capirne tu? Si vede, sei la classica ragazza, come tutti gli altri lì fuori, tutta d’un pezzo: laureata in tempo, con il massimo dei voti, con una carriera già avviata.»

«Prima di tutto non parlare in questo modo di me, non sai assolutamente nulla. Seconda cosa, no, non sono la persona che credi, ma questo non puoi saperlo e forse non lo saprai mai. Sei troppo concentrato su te stesso, sulla tua ansia e sulle tue paure, da non capire che in realtà sei nel tuo tempo. Perché, mio caro Leonardo, non è la tua laurea a far capire al mondo chi sei, né i tuoi fottutissimi voti. Ma non lo capirai mai se continui a restare bloccato nel tuo mondo fatto di libri che leggi solo per sfuggire da chi sei realmente.» Camilla era arrabbiata, lo percepiva. «Leo, tu sai chi sei. Hai solo paura. E non saprai mai cosa ti riserva il futuro se non decidi di andare avanti e smetterla di vivere in questo loop.» Era come se stesse parlando del suo passato, un passato con il quale aveva fatto i conti, ma che le aveva portato via del tempo prezioso. 

Camilla andò via, senza che lui potesse dire nulla.

Leonardo aveva compreso che era questo quello di cui aveva bisogno: che qualcuno gli sbattesse in faccia la realtà per farlo risvegliare da uno stato di costante ansia. Aveva capito che il tempo che fino ad allora stava perdendo, l’aveva perso anche con lei. Quella notte Leonardo avrebbe voluto sentire il suo odore di gelsomino anche sulle labbra, un profumo che potrebbe riconoscere tra mille, ma che non sa se un giorno ritroverà.

Dopo quella sera, Leonardo non vide più Camilla.

Racconto di Sara Lia / Immagine di Marina Lucco Borlera

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Redazione MM

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