«Atti di un mancato addio» di Giorgio Ghiotti

Sparire senza lasciare traccia: il tempo diventa sospeso, l’amore un’eterna attesa

5 minuti di lettura

Giorgio Ghiotti nel suo ultimo libro Atti di un mancato addio, edito Hacca, amalgama luoghi geografici e luoghi interiori, il flusso della vita che continua e l’impulso di fermarla.

«Atti di un mancato addio»: la trama

La vita scorre veloce per Edoardo, Massi, Cecchi, Giulio, Roberta, Trottola e Mastino, che hanno la voracità nel sognare tipica dei ventenni. Qualcosa si incrina quando Giulio sparisce, la vita sembra essere stata messa in pausa. I suoi amici si mettono sulle sue tracce, invano. Non c’è, Giulio. La sua assenza è claustrofobica, soprattutto per Edoardo che non riesce a mettere un piede davanti all’altro per rituffarsi nella vita che gli spetta. Si guarda intorno e lo cerca, cerca quel ragazzo con cui ha condiviso tutto, dai pomeriggi in giro per la città ad un amore sospeso nei luoghi e nei tempi. Perché il tempo passerà e quell’amore scaverà il petto di Edoardo, l’ingombrante assenza di Giulio gli brucerà dentro, quasi fosse un’infiammazione al pericardio. Atti di un mancato addio (acquista) racconta la giovinezza un attimo prima che passi, le presenze rese vive dalle assenze, l’amore un attimo prima che sbocci.

Fu una storia d’amore perché, anche, mi fece soffrire. Una felicità dolorosa che si prova da giovani, quella forma di amore destinata a svanire con l’età, dimenticata, in definitiva, con la caduta degli idoli, divenuti ormai semplici eroi in disuso.

Giulio: un amore sottolineato a matita

Aveva la grazia di certe bestie tristi, Giulio. Era sempre in ritardo, ma non importava perché Giulio era uno di quelli a cui si perdona tutto in virtù non si sa bene di cosa.

Edoardo ne è innamorato. Uno di quegli amori che non capisci subito, prima si deve far strada dentro. Edoardo è su un pullman, sul sedile davanti al suo c’è una scritta in Uniposca nero: Cazzo se t’amo. Si volta subito verso Giulio, che dorme con la testa appoggiata al vetro. L’amore di Edoardo è così, una ricerca di sguardi, una perdita di sonno. Un amore sottolineato a matita, per non risaltare troppo, per far sì che gli occhi di chi lo guardano non sempre lo colgano, scivolando sulla sequenza fluida di morfemi e fonemi.

Non è pronto, Edo, a perderlo prima ancora di averlo vissuto, masticato fino all’osso come tutti i primi amori. Quando Giulio scompare, avverte una voragine aprirsi nel petto. Si sente vuoto, solo, perso.

C’è solo una persona ad esistere per te. E quando quella persona muore, l’amore muore. Forse non  tutto, ma un poco di sicuro. Viviamo di percentuali matematiche mascherandole da sentimenti e istinti.

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L’ingombrante presenza di un’assenza

 «Giulio un giorno ha camminato sulla Tiburtina, camminato camminato e non è più tornato indietro», facendo nascere tante domande in chi lo amava. Le scomparse sono così: non lasciano scampo. Non devi convivere con il lutto ma con l’eterna incertezza, con il non sapere. Come scrive Ghiotti, «gli scomparsi continuano a lavorarci dentro testardi, imbastarditi, imponendosi alla memoria, rivendicando un’attesa».

Edo non smette di aspettarlo, di vederlo ovunque, nei sogni e nei visi degli sconosciuti. La madre di Giulio, con grande sorpresa di tutti, rialza la saracinesca del negozio di famiglia per prima  «perché la vita accade sempre nonostante e deve continuare anche mentre».

L’assenza è pesante, un posto vuoto a tavola ti ricorda che chi ami non c’è più. Non c’è un posto in cui recarsi, una tomba alla quale tornare di tanto in tanto, quando un nodo in gola non ti permette di respirare e pensi che sia un inferno avere delle braccia e nessuno da abbracciare. I giorni di Edoardo scivolano avanti, ma lui resta indietro. Qualche volta si lascia spingere dal respiro del tempo che non vuole fermarsi, nemmeno se Giulio non c’è più. Ma i suoi pensieri sono sempre lì, sempre rivolti a quel ragazzo dalla bellezza triste.

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Maria Ducoli

22 anni, studio linguistica a Venezia, leggo, scrivo e cerco di sopravvivere alla giornata.

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