Le ombre della traduzione

«Babel» di R. F. Kuang

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«Babel» recensione romanzo di R. F. Kuang

È il libro del momento: tutti ne parlano, tutti lo vogliono. Ad accaparrarsi la versione italiana, è stata la Mondadori, tra le sue fila della collana Oscar fantastica. Stiamo parlando di Babel: una storia arcana, romanzo scritto da R. F. Kuang. L’autrice aveva già ammaliato e conquistato il web con la trilogia de La guerra dei papaveri, sempre edita in Italia da Mondadori.

Ma cosa rende Babel un successo di tali dimensioni, così da far impazzire il web, soprattutto nel regno del BookTok?

«Babel»: una guida alla lettura

La prima cosa che si evince da questo romanzo è sicuramente la lunghezza: conta più di 600 pagine e si divide in diversi libri. Una lettura che appare difficile e piena di annotazioni, ma che l’abilità nella scrittura dell’autrice rende fluida ed interessante.

Babel narra le vicende di Robin Swift – o almeno questo è il nome che il protagonista si sceglie – dal momento in cui, rimasto orfano, si trasferisce in Inghilterra. Siamo nei primi decenni del 1800 e il mondo viene mandato avanti dalle tavolette d’argento. Quest’ultime reggono tutto il contesto fantastico del romanzo: attraverso un lavoro di traduzione, specialmente con lingue lontane fra loro, due parole incise su queste tavolette possono azionare un incantesimo. Un esempio: le carrozze non vengono trainate da cavalli perchè provviste di una tavoletta che, incisa sia in inglese che in francese, recita la parola “velocità” e quindi le fa muovere da sole.

Londra era tetra e grigia; era un’esplosione di colori; era un rumoroso frastuono, scoppiettante di vita; era sinistramente silenziosa, infestata di spettri e campisanti.

In questo mondo, Robin si propone come nuovo studente di traduzione. Nato a Canton, vissuto con una balia inglese che gli ha insegnato la lingua, è praticamente bilingue. Alla morte della madre, sarà il professor Lovell a prendersi cura di Robin e, una volta arrivato in Inghilterra, l’uomo gli permette di ricevere rigide lezioni giornaliere di latino e greco.

Tutto questo, per poter essere ammesso a Babel, la più grande scuola di traduzione e fabbricazione delle tavolette d’argento al mondo. Babel permette la creazione e la commercializzazione di quasi tutto l’argento mondiale, favorendo il colonialismo inglese, sempre più opprimente.

In tale contesto, Robin e i suoi amici e colleghi devono affrontare il tema principale del romanzo: vale la pena voltare le spalle alle proprie origini? È giusto offrire la propria lingua e cultura al proprio colonizzatore?

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La dark academia e lo studio del personaggi

L’opera si presenta come la perfetta sintesi dei canoni della dark academia, una delle estetiche social più in voga. Si parla di amore per la cultura classica, in quanto tutti gli studenti di Babel devono parlare il latino e il greco. Si vive in un edificio ottocentesco, per lo più neoclassico, che richiama la grande biblioteca di Piranesi. Lo studio delle lingue, con giornate perse in biblioteca mentre la pioggia inglese picchia contro le finestre, è la base della prima parte del romanzo.

Insomma, se avete bisogno di un libro cozy da leggere davanti al camino in una giornata autunnale, Babel fa per voi. Ha tutto quel che serve per perdersi nei corridoi di un edificio antico, ma anche con tratti fantasy che ci permettono di immaginare mondi lontani.

Quasi gli veniva da piangere. Era stato disperatamente solo, l’aveva capito soltanto ora, ma adesso non lo era più, e ciò che provava era così bello da confonderlo.

Questo, accompagnato dal grande studio della psicologia dei personaggi. I protagonisti sono quattro, ovvero Robin e i suoi amici. Tre di loro sono stranieri, mentre la quarta è figlia di un importante figura inglese e viene mandata a Babel a studiare dopo l’abbandono agli studi del primogenito. Il loro rapporto diventa man mano sempre più intenso e co-dipendente: col passare degli anni, imparano a sopravvivere alle difficoltà imposte da Babel solo rimanendo uniti.

Ma anche nella loro relazione, il tema del libro non lascia scampo. Quanto pesa, anche in amicizia, il privilegio di essere inglese contro la piaga dell’essere uno straniero nella madrepatria del colonialismo?

Luci ed ombre di un successo

Babel (acquista) è senza dubbio un romanzo di successo, che ha saputo colpire e affascinare il pubblico, anche di diverse età. Le influenze di di Susanna Clarke, altra grande autrice di successo nell’ambito del dark academia, sono quasi imprescindibili. Le note che compongono il libro servono sia da aiuto per la traduzione che da spiegazione di determinati eventi che caratterizzano la storia, come accadeva anche in Jonathan Strange e il signor Norrell.

Un libro che prende il suo tempo, ma che ammalia il lettore nella sua composizione. Vogliamo sapere che succede, vogliamo capire come funziona quel mondo.

Dall’altra parte, la divisione netta del romanzo è evidente: c’è un prima e un dopo. Nella prima metà dell’opera siamo in piena dark academia, presi dagli studi e dalla conoscenza di un nuovo ambiente come quello di Babel. Nella seconda parte, invece, siamo catapultati in un libro politico, che impenna in poche pagine e cambia il registro. Il finale, lungo e volontariamente strascicato, è forse eccessivo e perde la forza della narrazione iniziale.

Un’opera che, forse, poteva fruire meglio come una duologia, ma che anche da stand-alone offre ottimi contenuti e uno stile di scrittura accattivante. Un consiglio per un fantasy storico che non vi lascerà delusi, ma che forse soffre un po’ delle troppe aspettative che gli sono state stampate in prima pagina.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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