Innamorarsi del blu

«Bluets» di Maggie Nelson

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«Bluets» di Maggie Nelson

«E se cominciassi dicendo che mi sono innamorata di un colore?» Così Maggie Nelson inizia a raccontare, attraverso 240 note, saggi, poesie, il suo amore per il blu. Nel ricostruire la sua ossessione che dura da una vita, l’autrice di Bluets (Nottetempo, 2023) colleziona oggetti, ricordi, paesaggi, canzoni, tutto ciò che contiene la parola blu e cattura il suo sguardo e quello dei suoi «corrispondenti del blu».

Perché il blu? La gente me lo chiede di continuo. Non so mai cosa rispondere. Non scegliamo chi o cosa amare, vorrei dire. Non lo scegliamo e basta.

Maggie Nelson racconta che, in molteplici occasioni, la sola visione di un cielo limpido o di un occhio azzurro o di un brandello azzurro di una busta le fa battere il cuore, la rilassa e la culla in uno stato di dolce abbandono. Collezionare oggetti e immagini blu l’ha distratta negli anni più depressi e morti della sua vita. Un po’ come Joni Mitchell che canta una struggente Blue quando ha il cuore spezzato. Dunque da dove ha inizio questa sua ossessione?

Quello che so: incontrandoti, ha avuto inizio un’ondata di blu. Voglio che tu sappia che non te ne attribuisco più la colpa.

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Bluets, un colore agrodolce

L’autrice è affascinata dalle specificità linguistiche della parola “blu”: dalla definizione di blau sein che in tedesco indica la condizione di ubriachezza, all’ora blu inglese per riferirsi all’aperitivo, al being blue per descrivere la depressione e al blueche evoca la sessualità, come nell’omonimo film di Andy Warhol del 1969 (noto come Fuck).

Sfumature e significati che non giustificano la sua disperazione cromatica ma la aiutano a liberarsi dalla dolorosa furia per la fine di una relazione, la morte, la malattia, l’abbandono, attraverso una collezione onirica di blu che le permette di sopravvivere. E trovare speranza. Il tempo, i corpi, tutto è invisibile e malleabile, fine a creare tensioni e sfumature per catturare un‘intera vita, ma nulla è tangibile. I frammenti non seguono una linea cronologica o tematica, ma una propria logica poetica e agrodolce.

Maggie Nelson, in una nota, confessa di aver cercato di aver cercato «di vivere dentro ad altre perline», per esempio il colore giallo.

Durante un inverno particolarmente disperato a New York, ho comprato una latta di vernice giallo acceso in un negozio di ferramenta su Allen Street, immaginando che la sua vivacità potesse risollevarmi lo spirito. […] Ho odiato quel periodo e ho odiato quell’appartamento e poco dopo aver dipinto tutto di giallo me ne sono andata. Ho visitato decine di appartamenti e quando ho messo piede in quello dove poi mi sarei trasferita sapevo che avrei potuto viverci perché era economico e l’ingresso era color carta da zucchero.

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Perché leggere Bluets

Bluets (acquista) è il disperato canto di un amore che è dolore e liberazione, un esperimento che sovverte le norme letterarie e scruta nell’incertezza di un’euforia rassicurante, che è l’ossessione per un colore. Maggie Nelson rompe gli schemi della narrativa presentando un testo atipico, deforme, e per questo evocativo. Dedicato a chi nella lettura spasmodica non ricerca l’ordinarietà di una storia lineare ma espressioni di libertà attraverso tutto ciò che nel tempo ci ha fatto sentire bene: colori, odori, musiche, libri.

Questa nota finale è dedicata alla traduzione di Alessandra Castellazzi per cui «non è stato facile capire da che parte iniziare per tradurre Bluets», perché orientarsi nelle sfumature di blu vuol dire percorrere un cammino che, passo dopo passo, si espande e lascia fluire le parole in un mare che ribalta ogni certezza sui limiti, sui confini, sulle zone d’ombra.

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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