Scegliere l’evento migliore della VII edizione di Book Pride Milano è difficile. Sembrerà banale, ma c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Questa edizione ha accontentato chiunque, dagli appassionati dei libri a quelli della musica e dello sport, offrendo eventi che hanno dato spunti di riflessione molto interessanti.
Sicuramente, fra gli eventi più attesi per gli amanti dei libri ci sono state le presentazioni di Mónica Ojeda e Gian Marco Griffi. Partendo dalla sua raccolta di racconti Voladoras (Polidoro Editore, 2023), la prima ha conversato con Nadeesha Uyangoda sul rapporto fra vita e dolore e su come la paura incida molto con il nostro rapporto col corpo. L’altro, invece, guidato da Marco Drago, ha raccontato come il suo Ferrovie del Messico (Laurana, 2022), grande caso editoriale indipendente di questa stagione, sia in realtà un grande gioco letterario, una parodia del romanzo enciclopedico che si cimenta nel gusto di raccontare storie.
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Un altro evento sicuramente interessante è stata, invece, la presentazione della collana Interzona di Polidoro Editore, dove il suo curatore Orazio Labbate ha conversato con i suoi primi autori, Franca Cavagnoli, Gianluca Barbera e Michele Neri, su una collana che sa essere underground e allo stesso tempo dotata di qualità letteraria e che offra possibilità di scrittura al massimo della sua espressione. Uno spazio in cui, dunque, sia possibile esprimere una propria lingua al meglio del canone di appartenenza.
Alberto Paolo Palumbo
Tra gli autori più attesi alla VII edizione di Book Pride Milano vi è senz’altro Georgi Gospodinov, già vincitore del Premio Strega Europeo del 2021 con Cronorifugio. Lo scrittore, accompagnato dalla puntuale Nadia Terranova, presenta Lettere a Gaustìn e altre poesie, edito da Voland. Terza raccolta dell’autore, il libro raccoglie anche una selezione dei componimenti più rappresentativi delle prime due. Gospodinov, esponente del sperimentalismo letterario est-europeo, ha un uso accurato e sorvegliato della prosa, arricchito da una profonda conoscenza dei classici. Come nella prosa, anche nei suoi versi i temi ricorrenti sono l’infanzia, la politica, la metafisica e ovviamente il tempo. Anche in questo caso, poi, l’autore si rivolge al suo alter-ego sui generis, Gaustìn.
La raccolta, però, vuole essere anche un’analisi sottile degli scrittori che hanno ispirato il percorso letterario dell’autore. Come precisa Terranova, sarebbe scorretto definirlo un omaggio; piuttosto Gospadinov fa rivivere gli autori che ha più amato come se si trattasse di sedute spiritiche. E cosa ne pensa Gospadinov dei generi letterari? Che in fondo, di per sé, non è utile fare una suddivisione troppo netta. Alcune poesie, infatti, sono romanzi concentrati, mentre i romanzi risultano, a volte, delle poesie diffuse. E la sua scrittura è questo, e molto altro.
Lorenzo Gafforini
Uno dei protagonisti di Book Pride Milano è stata la musica, complice la bella iniziativa Le parole delle canzoni, ideata da Treccani. Il progetto intende indagare il rapporto – più stretto di quanto si possa pensare – fra la musica e la letteratura. Quale figura più indicata per parlarne, se non un cantautore? L’anno scorso l’ospite era stato Dargen D’Amico – sull’onda della hit sanremese Dove si balla –, mentre quest’anno è stato il turno di Giorgio Poi, tra le figure più amate della scena indie italiana.
A moderare l’incontro, lo scrittore Paolo Cognetti, curioso di capire quale sia il rapporto con la parola per chi realizza le proprie opere a partire dalla musica. È emerso dall’incontro che la letteratura può rivelarsi una grande fonte di ispirazione anche per un cantautore, che però di fronte a un libro resta con tutta probabilità colpito da cose diverse da quelle che coglierebbe un romanziere. Leggendo, uno scrittore spesso si incanta di fronte a una struttura narrativa particolarmente efficace o originale – provando magari una punta di invidia –, mentre ciò che salta all’occhio di un musicista sono le immagini. Che magari poi finiscono in una canzone. Ne è un esempio la suggestiva frase «con gli occhi hai disegnato sul soffitto i tuoi pensieri», presente nel brano Tubature, per la quale Giorgio Poi rivela di essersi lasciato ispirare da Ennio Flaiano.
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In ogni caso, se c’è una cosa su cui Cognetti e Poi si sono mostrati concordi, è che per scrivere di qualcosa serve la giusta distanza emotiva (ma anche spazio-temporale). I fatti vanno processati e idealizzati con il filtro della nostalgia, vero motore della scrittura, per poi essere trasposti in forma romanzata in un’opera, letteraria o musicale che sia.
Ascolta qui Gommapiuma, l’ultimo album di Giorgio Poi:
Francesca Cerutti
In occasione di Book Pride Milano è ospite anche Régis Jauffret, la cui produzione è pubblicata da Edizioni Clichy. L’autore di Microfictions ci regala un romanzo eccezionale, analizzando questa volta l’origine del Male. Accompagnato in questo difficilissimo compito da un attento e documentato Marco Missiroli, Jauffret presenta 1889, il romanzo che racconta della nascita di Hitler. Ma non parla dei primi anni di vita del dittatore, anzi; Jauffret comincia con il parlare del suo concepimento. La protagonista è così Klara Hitler, portatrice di una gravidanza fatale. L’inizio, dunque, di un uomo che avrebbe disastrosamente cambiato le sorti del XX secolo.
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1889 è una storia di soprusi e abusi, in un’Austria incapace di riconoscere il valore della donna. Klara è una donna sottomessa, che Jauffret cerca di umanizzare nel suo dolore e nella sua speranza. La madre di Hitler morirà quando lui ha quattordici anni, senza avere accortezza di quello che suo figlio potesse effettivamente diventare. Eppure Jauffret conclude l’opera con il battesimo. Una visione religiosa, dunque, che causa il bigottismo della madre, pervade le pagine. Hitler incarna così il male assoluto, diventando un Lucifero. Si tratta dell’artefice della Shoah, di una crudeltà irreparabile: per Jauffret un uomo che non si può definire in nessun modo umano. L’autore si spinge ancora una volta in quelli che sono i confini dell’animo e ne sonda le più recondite paure ed efferatezze.
Lorenzo Gafforini
A Book Pride 2023 nessun luogo è lontano, nemmeno i Paesi che si collocano agli antipodi rispetto al modo occidentale di intendere il mondo. Lo ha dimostrato Carla Vitantonio, che nella sua multiforme esperienza di vita ha soggiornato in Corea del Nord e in Myanmar come cooperante internazionale, prima di stabilirsi a Cuba dove ad oggi risiede. Vitantonio è autrice dei memoir Pyongyang Blues e Myanmar Swing, entrambi parte collana Asia di add editore: in entrambi i volumi, così come nell’incontro di sabato 11 marzo, l’autrice proietta su questi «luoghi quasi impossibili» uno sguardo tanto irriverente quanto profondamente empatico.
Proprio nel suo esordio Pyongyang Blues (che nel 2020 è diventato anche un podcast di Zanzibar Produzioni), Vitantonio ci sfida a lasciare alla porta le narrazioni più semplicistiche sul regime di Kim Jong-Un e accogliere la complessità, le contraddizioni, gli aspetti più buffi e autenticamente umani delle persone e delle organizzazioni con cui è entrata a contatto nei suoi anni di permanenza in Corea del Nord. In Myanmar Swing l’autrice è invece testimone di un’esplosione di suoni e colori, ma anche di tensioni geopolitiche successivamente sfociate nell’instaurazione di un regime militare. Dando un’anticipazione del suo prossimo volume, Bolero Havana, Vitantonio condivide con il pubblico di Book Pride la sua prospettiva sul mondo e sull’umanità che lo popola.
Francesca Fenaroli
«Leggere è un superpotere» recita uno slogan che è bello ritrovare fiera dopo fiera, tra gli stand delle case editrici. Ma fa difficile credere che dietro una passione come quella per la lettura non ci sia una profonda sensibilità nel riconoscere e rispettare chi ha in sé una storia da raccontare. Ed è sempre a proposito di una certa profondità e di superpoteri che si è parlato durante la presentazione de Gli analfabeti di Rossella Milone (Industria & Letteratura, 2023), uno degli eventi seguiti a Book Pride.
Il romanzo ruota intorno alla storia di Alessio e Tilde, il loro è un legame autentico fatto di silenzi, fatto di una comprensione che non ha bisogno di parole. Entrambi sono vittime delle persone che li circondano: se Tilde rifugge dall’inquisizione popolare occupandosi di un maneggio, Alessio si lascia sopraffare dal mondo e dai suoi sentimenti. Ha una dote, anzi, un superpotere: esposto ai drammi o alle gioie delle persone, percepisce le sfumature emotive altrui come proprie, e «non che avesse una particolare predisposizione con i bambini, solo che con loro era più facile sopportare». Alessio non fa altro che sopravvivere adattandosi alle regole della società, alla falsa cortesia di chi è incapace di comprendere i sentimenti.
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Nel caso dei bambini, per Alessio è come istintivo fare qualcosa per mostrare loro una mappa e razionalizzare su quelle emozioni che per loro sono nuove, che gli adulti non vogliono più comprendere. Vive la sua estrema sensibilità non come una maledizione ma una capacità essenziale come respirare. Chi ha avuto modo di entrare al Superstudio Maxi sa bene che la lettura, come la scrittura, segue la stessa traccia. E un buon libro è sempre una cura dall’analfabetismo emotivo della società moderna.
Serena Votano
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