La buona abitudine di non buttare mai nulla

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«La buona abitudine di non buttare mai nulla» di Stefano Adesso

1. – 1995

Fede nuziale di Gaetano (Compro Oro Occasioni srl):

Non qui. Arrivarono alla vecchia gioielleria, entrambi giovanissimi. “Sei mesi”, diceva lei tutta eccitata, accarezzandosi la pancia. Se mi concedete un moto di presunzione: avevo abbastanza esperienza per sapere che a quel dito presto sarei stata stretta.

Ducati 916 (Autodemolizioni F.lli Ricciardi):

Gaetano? Provate a togliermi la carena, secondo voi dove vado? Ecco, come mi sento. Eravamo una cosa sola.

2. – 1999

Palla di neve (piazza centrale di Foggia):

Ricordo, ricordo. Il bambino mi fece grossa e compatta, una manualità lodevole per la sua giovane età. In seguito, mi lanciò verso il padre, un ragazzo. Era una bella giornata di dicembre ed eravamo atterrati copiosi sull’intero Tavoliere. Il padre si abbassò per evitarmi. Colpii la fiancata posteriore della sua moto, ammaccandola appena e rimettendoci circa un terzo del mio volume; da terra, lo vidi che spingeva il bambino nella neve e lo aggrediva. Ma il piccolo che colpa poteva avere?

Scarpe di Action-Man:

Mi guardava da quando era entrato, così io dico: “Ricevuto, ragazzino! Sarò la tua scarpa”; mi illumino quando vengo poggiata a terra e se pestata con forza grido: “FUOCO!”. Eh, che ne dici? Il ragazzino sapeva benissimo che con me ai piedi sarebbe filato tutto liscio, ma suo padre… suo padre era un nemico peggiore del Dr. X. Gli ha tirato un ceffone e l’ha trascinato via, e così io mi dico: intervenire immediatamente! Ma non c’era nessuno pronto a calzarmi.

Per fortuna è tornato un paio di giorni dopo, con sua mamma.

Ducati 916:

Si correva ogni volta che la strada era abbastanza lunga. Che ne vuoi sapere. C’erano donne, certo, c’era il vento. C’era tutto quello che gli serviva quando a casa non stava più bene.

Luca (cuginetto):

Zio aveva la pessima abitudine di mangiare primo e secondo e subito dopo sbucciarsi un mandarino, senza aspettarci, perché doveva uscire in moto o giocare alla Play; e da quel momento in poi era indifferente cosa mangiassi: tutto sapeva di mandarino.

Telecronista “Formula ‘99 – The Game”:

Certo che me lo ricordo, uno dei migliori figli di puttana mai visti. Correva come se fosse tutto vero. Non faceva altro. A volte permetteva al ragazzino di giocare, ma solo per divertirsi a batterlo. Così io una volta gli faccio, proprio diretto, alla fine di una gara: “Gaetano80, complimenti per la quinta vittoria di fila! Stefan8, la tua posizione è ultimo posto, riprova!”. Ma a quel figlio di puttana niente, nemmeno questo gli accende una spia. Vincere e basta. E il bambino tutte le volte andava via piangendo. Ci restava proprio male.

Snake (Nokia 6310):

Eravamo al sessantesimo livello, sì, io e la signora, quando fummo distratti dalle chiamate. Trissste, sì, e seccante: ripetevano solo “mi dispiace, cara”, “ti sono vicina, cara”. Ma per chi, o per cosa? E l’unico che le stava davvero vicino era Snake, sì.

Scarpe di Action Man:

Così lei dice al ragazzino: “Metti le scarpe, presto, dobbiamo andare”. Ricevuto, signora, è un giorno d’azione oggi! Arriviamo in questo luogo sconosciuto. Silenzio, troppo silenzio, pavimento troppo liscio… in guardia! Sui lettini vedo due individui coperti da un telo bianco. Penso subito: “Skullmask!” e m’illumino per avvisare il mio giovane amico. Al lettino si avvicina solo sua madre. Un uomo alza il telo, e lei con la testa annuisce come a dire “Affermativo, signore” e si copre il viso con la mano. Sull’altro lettino c’era una donna. Lei la guarda e fa un’espressione arrabbiata e ordina immediatamente: “Andiamocene”.

È lì che mi rendo conto di essere appiccicoso. E se ne accorge anche il mio giovane amico, che comincia ad agitarsi e a piangere e a pestare i piedi a terra lasciando delle piccole impronte rosse con la A del mio nome, e io a quel punto devo urlare “FUOCO! FUOCO!”, mentre il suono della mia pistola laser rimbalza per tutta la stanza. E da quel momento non vengo indossato mai più.

Ducati 916:

Lei si chiamava Nadine. Nadine e Gaetano, come due star del cinema. No, figurati se sua moglie sapeva.

Fede nuziale di Gaetano:

Il suo dito non ebbe nemmeno il tempo d’ingrassare. Sfilarmi fu facile. Rivendermi altrettanto.

3. – 2000

Campanello:

Bzz-eh, fu strano doversi abituare al suo cognome da nubile; voglio dire: la conoscevo già, certo, ma ero abituato a riferirmi a lei sempre con… l’altro. Le prime volte mi capitò persino di non rispondere.

Poltrona in pelle nera (soggiorno):

Oh no no no, fortunatamente io le piacevo. Ma a molti non andò allo stesso modo. Avevamo una paura tremenda. Lei lo chiamava “il Trasloco”, ma la verità è che le cose andavano, mentre lei restava sempre qui. Addio a qualsiasi cosa fosse collegata a lui.

Ascolta, io non giudico. Se lui ha fatto cose che non andavano fatte, non è stato sulla sottoscritta.

Teiera in ceramica (portavoce incaricata del servizio matrimoniale):

Decimati. Inizialmente ci ha fatto credere che fosse un problema di distrazione! E noi ne abbiamo provato pena, persino compassione. “Poverina”, dicevamo, “non la vedete? La prima a pezzi è lei”. Ma col tempo ci siamo resi conto che lo faceva deliberatamente.

Fotografia di Rosa (album di matrimonio):

Vi giuro che non ero da sola. Non sono pazza. Non è stata affatto un’idea mia, anzi. Questa cosa mi imbarazza molto. Guardate: in questa dalla rabbia m’ha strappato via anche il braccio. Non sono pazza, per favore mi dovete credere. Io ho due braccia!

4. – 2014

Letto (cameretta di Stefano):

Ci si sente soli, chiaro. Ti manca quel calore. L’hai sentito bagnarti. L’hai riscaldato quando stava male. Sei stato il primo a conoscere la sua ragazza. Ma va così, crescono, vanno via. Sai cos’ha detto una volta? “In questo letto ci sto come in una tasca”. Puoi inserirla, se vuoi, nel tuo racconto.

Specchio:

Passava ore qui davanti, proprio dove sei tu. Si osservava di fronte, di lato, di profilo. Peggio di non avere un buon padre, c’è solo portarsi dietro la sua faccia.

5. – Dicembre 2014

Biglietto Intercity:

21/12/2014, Partenza – Milano (10.56), Arrivo – Foggia (18.38). Spiacente, non sono autorizzato a rilasciarle altre informazioni.

Campanello:

No [ride], al ragazzo aprii subito.

Mandarino:

Il giorno stesso, appena arrivati. Mi tira fuori dalla valigia e lei cambia espressione e gli fa: “Da quand’è che mangi mandarini?”. Volevo dirle: “Cos’è signora, preferisce che suo figlio si droghi? Guardi che siamo ricchi di vitamina C”.

Sedia da ufficio (cameretta di Stefano):

Un pomeriggio dopo Natale, stava studiando da un po’ quando lo sento che sbuffa e mi si getta all’indietro. Lo fa spesso quando studia.

PC:

Lo vidi accigliarsi. Pensai: “Cazzo, la luminosità”. Ma lui guardava in basso, sotto la scrivania.

Mensola (sotto la scrivania):

Cd-rom, antivirus, Festivalbar, Los Cuarenta, le VHS col doppio film! La Playstation, Disco Mania Mix, I wanna be an illusion! I wanna be an illusiooon… why don’t you turn off the li-iiights? Le foto in campagna, le scampagnate, i colori pastello, so’ tutti morti questi, tutti, eppure guarda qua com’erano, mica lo sapevano vent’anni fa… Cosa fai? Piangi? Guarda che è una bella cosa questa, guarda che qua sotto non ci veniva nessuno dal duemilatre… Prendi, prendi tutto quello che ti serve, l’importante è che poi lo riporti…

Televisore:

La console fece un rumore… cosmico, come di un pianeta appena declassato a satellite. Ma funzionava ancora.

Telecronista “Formula ‘99 – The Game”:

Assurdo, dovevano avere circa la stessa età, ora. Era identico a quello stronzo. Aprì il menù, selezionò le sfide a tempo e si accorse che nel Gran Premio di Sepang resisteva ancora il record di suo padre (tre giri in 4’48’’). Scelse quello e si ritrovò a gareggiare contro di lui. Cioè, contro l’intelligenza del gioco, che simulava il percorso di chi aveva stabilito il record.

E provò. Una prima volta. Una seconda. Una terza. E poi un’altra ancora. Suo padre continuava a batterlo, ininterrottamente. Quel figlio di puttana ripeteva 4’48’’ come fosse una tabellina.

Erano alla decima o forse undicesima gara quando successe.

Dalla telecronaca dell’undicesima gara:

[…] buono spunto da parte di Stefan8, ma ottima chiusura di Gaetano80! In uscita Stefan8 ha ancora a disposizione l’ala mobile, lo affianca, e Gaetano80 CHIUDE di nuovo il sorpasso. Prova di forza impressionante!

Stefan8 è dietro, quindi… è dietro, quando ormai manca pochissimo alla fine. Gaetano80 si avvia verso l’ennesima vittoria! Ma ecco che Stefan8 prova ad andare dentro all’uscita della penultima chicane, manovra pericolosissima perché rischia di andare largo! E sono ancora ruota a ruota! C’è il contatto, attenzione, c’è il contatto! Gaetano80 va SULLA TERRA! Stefan8 può allora allungare prima dell’ultima curva, ma che sorpasso ha fatto? Che sorpasso ha fatto, mamma mia! È andato di forza, di potenza a prendersi un sorpasso CLA – MO – RO – SO e adesso arriva sul rettilineo finale in pole! Emozione pura, emozione pura questo ragazzo.

Telecronista “Formula ‘99 – The Game”:

Non ancora. Gli mancavano pochi metri.

Dalla telecronaca dell’undicesima gara:

Ma cosa fa? COSA FA? È fermo ora? Perché?? Un guasto alla vettura forse? Potrebbe scendere e spingerla al traguardo per quanto è vicino! Può scendere e battere il record! Stefano8 è fermo e vediamo che adesso Gaetano80 ha appena imboccato il rettilineo, assurdo, ASSURDO! Cosa sta accadendo?

Telecronista “Formula ‘99 – The Game”:

Stava accadendo che si era fermato. Aveva frenato. L’auto di suo padre gli passò di fianco: precisa, telecomandata, senza esitazioni. Fredda come un rimprovero. Quattro e quarantotto.

Di quel figlio di puttana restava solo un numero.

Televisore:

Non so. So solo che a quel punto cominciai a vedere tutto nero.

Contatore Enel Luce:

Era passata davanti a me poco prima. Arrivata su, avevo sentito accendersi il forno. Poi la lavastoviglie. Poi il phon. Provai a reggere, mi sforzai. Ma dopo la lavatrice e l’aspirapolvere, fu impossibile.

La signora doveva aver deciso di sbrigare tutte le faccende.

Racconto di Stefano Adesso / Immagine di Marina Lucco Borlera

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Redazione MM

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