Pubblicata nel 1921, la raccolta Canzoniere del poeta triestino Umberto Saba è un unicum della poesia italiana, in quanto risponde a un processo ambizioso dell’autore: realizzare una raccolta che ricopra tutta la sua vita, dall’infanzia difficile, al matrimonio, alla psicoanalisi, fino alla città di Trieste.
Trieste e Umberto Saba
Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce a Trieste nel 1883 e muore a Gorizia nel 1957. È stato senza dubbio uno dei più importanti poeti italiani del Novecento. La sua vita fu segnata da vicissitudini personali e da profonde riflessioni sulla sua identità ebraica e sulla sua città natale, essendo Trieste un luogo particolarissimo per l’epoca.
Unita al resto d’Italia solo dopo la Prima Guerra Mondiale, crea una spaccatura identitaria negli autori che si sono ritrovati a viverci e a scriverne, come anche Italo Svevo. È una città in pieno contatto con il resto dell’Europa, dalla cui cultura apprende nuovi elementi, ma che sembra quasi isolata dal resto d’Italia, un universo a parte, vivo e vivido.
Nella vita di Saba, Trieste è uno sfondo e una influenza imprescindibile, che lo aiuta a comprendere se stesso, anche attraverso alla profonda diversità che si dipana dalla città, un misto di persone tutte particolari e uniche, come il poeta racconta nella poesia Città vecchia, messa in musica dal cantautore Fabrizio De André.
Il Canzoniere di Umberto Saba come romanzo autobiografico
Saba ha racchiuso tutte le poesie che ha composto durante la sua vita nel Canzoniere, le cui poesie sono caratterizzate da un linguaggio semplice ma ricco di sfumature emotive, esplorano temi universali come l’amore, la solitudine, la malinconia e il tempo. La valenza della poesia è quella dell’introspezione ma anche di una ricerca interiore, di sensibilità e da una ricerca costante di verità e autenticità.
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Con questo titolo, il Canzoniere richiama chiaramente Francesco Petrarca ma è slegato dalla tradizione: costruisce invece una poesia nuova, a partire dalla sua struttura. All’interno di quest’opera, infatti, i vari componimenti non sono ordinati secondo ordine cronologico di composizione o per tematiche, ma in modo molto particolare: ogni sezione corrisponde a una fase della vita e tutta la raccolta è strutturata come fosse un romanzo, come lo stesso autore l’ha definita.
Questo perché, come un romanzo, ha una struttura in cui i vari personaggi e luoghi si ripetono ed è organizzato in modo coerente e coeso. Come i grandi romanzi, poi, vuole rappresentare la totalità, ovvero dipingere la situazione universale degli uomini.
Umberto Saba e l’universalità dell’esperienza umana
L’autore può rappresentare la totalità in virtù del fatto che egli, essendo un uomo, vive situazioni che tutti noi sicuramente abbiamo vissuto, dalla nostalgia, alla tristezza, all’insonnia. Tradimenti, gioie, dolori, storie d’amore felici e rotture, tutto ciò che una vita può dare, si trova dentro il Canzoniere. Per fare un esempio: la poesia Un ricordo, in cui il poeta ricorda giornate trascorse con un ragazzetto. Si tratta di una notte insonne trascorsa a pensare al passato, che tutti noi sicuramente abbiamo vissuto.
Non dormo. Vedo una strada, un boschetto,
che sul mio cuore come un’ansia preme;
dove si andava, per star soli e insieme,
io e un altro ragazzetto.
Oppure ancora, nella sezione del Canzoniere Preludio e fughe, l’undicesima fuga, in cui l’autore mostra come in realtà nessuno di noi sia solo perché ogni uomo condivide la sventure dell’altro:
È bella
La nostra solitudine. Ma pure
Sento in essa echeggiar le altrui sventure
Più grandi.
L’arte secondo Saba deve essere onesta
L’idea principale che sta alla base dell’opera di Umberto Saba è quella di una poesia che, senza fronzoli e finzioni, racconti la verità di una vita realmente vissuta, la quotidianità e le piccole cose. Non esiste una forma di fantasia, ma solo un’introspezione della psiche umana e racconti di esperienza. Saba afferma di voler vivere la vita di tutti, d’essere come tutti gli uomini di tutti i giorni.
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La poesia deve essere narrativa, ovvero raccontare con onestà e semplicità. Saba rifiuta i grandi simbolismi o versi criptici tipici di alcuni suoi contemporanei e si apre al quotidiano e al semplice. Questo concetto viene esposto chiaramente dal poeta nel saggio Quello che resta da fare ai poeti, scritto nel 1911. Qui, Saba spiega come ai poeti resti da fare la poesia onesta: non devono quindi cercare l’ispirazione, magari forzandola per ambizione o successo, ma cercare sé stessi, non fingere di essere qualcun altro e non dire cose che non si sono vissute. L’autore confronta allora Manzoni e D’Annunzio, definendo il primo vero e onesto, il secondo artificioso.
mentre vede che l’artificio del d’Annunzio non è solo formale ma anche sostanziale, egli si esagera o addirittura si finge passioni ed ammirazioni che non sono mai state nel suo temperamento: e questo imperdonabile peccato contro lo spirito egli lo commette al solo e ben meschino scopo di ottenere una strofa più appariscente, un verso più clamoroso.
La bellezza della semplicità
Amai trite parole che non uno osava.
M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
La poesia Amai, contenuta nella sezione Mediterranee del Canzoniere (acquista), è considerata il vero manifesto della poetica di Saba. Infatti, racchiude tutte le sue scelte poetiche: rime semplici e infantili, conosciute da tutti, ma non per questo banali. L’autore rivendica un minimalismo che consiste nella bravura di saper descrivere anche le cose più quotidiane nel modo più comprensibile possibile, e per questo artistico. Nell’ultima parte della poesia si rivolge proprio al lettore, a noi tutti, che possiamo apprezzare la sua opera e in essa rivederci. Narra infatti di cose che tutti abbiamo vissuto almeno una volta e per questo ci ricorda la meravigliosa forza della letteratura.
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