Il vizio di vivere: l’opera di Carlos Liscano

Le opere di Carlos Liscano in un unico cofanetto

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«Verso Itaca» di Carlos Liscano

Carlos Liscano è uno di quegli autori formidabili ma purtroppo poco conosciuti in Italia. Già a partire dagli anni Novanta viene tradotto su alcune riviste di settore, ma è solo nel 2011 che Lavieri Edizioni decide di pubblicare Lo scrittore e l’altro. Tuttavia, bisogna aspettare fino al 2022 affinché Edizionidellassenza si decida a produrre un cofanetto dedicato all’autore uruguayano.

Tre i libri qui presentati: il romanzo Verso Itaca, i memoir de Il lettore erratico e L’informatore e infine alcune opere teatrali quali La mia famiglia, Cambio di stile, Problemi della signora Macbeth e L’uomo del fucile.

Carlos Liscano dal carcere alla Svezia

Ammirato tra gli altri dal compianto Luis Sepúlveda, Carlos Liscano nasce nel 1949 a Montevideo e a causa della sua partecipazione al Movimento di Liberazione Nazionale Tupamaros viene arrestato e detenuto dal 1972 al 1985.

In carcere inizia a scrivere – o almeno a immaginare – i primi romanzi. Per l’autore la scrittura diviene salvifica e lo costringe a padroneggiare il caos dentro e fuori di sé. Come riporta ne Il lettore erratico:

La scrittura è un ordine che tratta dell’ordine del mondo. Si deve creare un mondo parallelo, completo, totale, che includa tutto quello che il mondo contiene, ma fuori dal mondo. Pertanto, deve includere anche me. Io sono perché mi scrivo.

Dopo la prigionia emigra in Svezia, dove svolge i lavori più disparati: da addetto alle pulizie in un ospedale psichiatrico a traduttore. La prima esperienza è magistralmente ripresa nella prima parte di Verso Itaca, un romanzo ispirato al linguaggio e alla struttura di Viaggio al termine della notte di Céline e a Inferno di Strindberg:

In sintesi, quel fantastico ospedale era una merda, come si può facilmente immaginare, ma visto da fuori ingannava. Bellezza e dolore si sposano bene, anche se si vuole credere il contrario.

È con la traduzione, però, che Liscano scopre il teatro, una delle sue passioni. Lavorando come traduttore per il Teatro Reale di Svezia, prende dimestichezza con un nuovo stile che riesce a padroneggiare con eccellenti risultati e delineando ancora di più le tematiche a lui care. Come ricorda Fernanda Hrelia in prefazione al volume di teatro: «L’elemento più forte e caratterizzante della letteratura di Liscano è l’umorismo vissuto come salvezza e come intelligente disposizione nonostante la situazione drammatica che gli tocca vivere. […] E iniziando a scrivere dimostra di poter ridere anche di se stesso, rivede la sua vita in chiave comica».

Il senso della crisi nel linguaggio artistico

Se per L’informatore si era ispirato al Molloy di Beckett, per i suoi testi teatrali Liscano attinge al Beckett drammaturgo delle opere più celebri, senza dimenticare la tipica ironia esistenzialista di Ionesco o la critica sociale di Brecht e Adamov. È proprio grazie ad opere come, ad esempio, La mia famiglia e L’uomo del fucile che lo scrittore raggiunge il suo successo al di fuori dell’Uruguay e della Svezia. Però è solo nel 1996 che decide di ritornare a Montevideo, dedicandosi sì all’attività politica ma anche alla sua crescita artistica.

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Sul finire del secolo, tuttavia, Liscano si trova ad affrontare una crisi legata alla narrativa e al linguaggio. Nel saggio La ricerca della purezza spiega come affronta il presunto fallimento scrivendo, partendo dall’idea per cui «lo scrittore è un individuo inventato da un altro». Adottando una forma decisamente più diaristica, l’autore struttura in brevi capitoli libri come Lo scrittore e l’altro e Il lettore erratico. Una ricerca, appunto, mirata alla purezza del linguaggio. D’altronde:

Perché questo è la scrittura, una successione di tentativi sempre falliti. A ogni tentativo, l’altro, l’inventato, la voce che racconta, diviene, è, acquisisce presenza nel mondo. Questa è la creazione letteraria: l’affermazione dell’esistenza attraverso l’atto di scrivere.

Un’incessante rifinitura per giungere a una sintesi, a un ordine mentale preciso. A distanza di decenni Liscano riprende così il discorso narrativo che, in parte, aveva lasciato in sospeso negli anni di prigionia. Si riappropria della sua vena più prettamente narrativa, senza che questo lo spinga ad abbandonare il teatro oppure la poesia.

La sensazione del fallimento

Grazie al cofanetto edito da Edizionidellassenza, nel 2022 Liscano ha compiuto un tour nelle principali città italiane. Autore che desta inevitabilmente curiosità ed empatia. Lo scrittore di Verso Itaca è sì un narratore, ma anche un profondo conoscitore dell’arte di scrivere. Ogni suo lavoro assume i contorni della confessione, senza abbandonarsi ai pietismi. La sua ironia sagace trasforma la satira più pungente in un testo accessibile, provocatorio e incredibilmente attuale. Così indaga la condizione dell’essere umano, il suo rapporto con l’altro e con il tempo. Per Liscano vivere è e rimane un vizio indispensabile e necessario:

Nonostante l’inquietudine e la sensazione di fallimento susseguente a ogni scrittura , sentivo che mettendo sulla carta la mia esperienza trasformavo la realtà perché mi trasformavo io stesso. A tratti avevo una visione del Tutto che credevo fosse possibile restituire nella scrittura. Questo mi calmava, per un attimo.

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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