Illustrato da Lavinia Fagiuoli e scritto da Maddalena Giusto, Cartoline in tempo surreale è un recente progetto edito dall’Officina Editoriale Morsi.
L’albo si inserisce concretamente nell’oggi, aprendo uno spiraglio tra le mura di una casa in cui tutti quanti – costretti nella nostra scatola cranica – ci siamo trovati ad affrontare qualcosa di mai visto prima: noi stessi, innanzitutto.
Cartoline in tempo surreale: uno straniato noi post-pandemico
Al tempo del lockdown e della depressione da Covid-19, delle dating app usate per chiacchierare, di Slowly e di Clubhouse, un personaggio dai tratti universali fa un ulteriore passo indietro. Parla, sì, ma affidando tutto il pacchetto di pensieri a una cartolina dopo l’altra. Le stesse che, una volta, «facevano chilometri in motorino solo per dire ti sto pensando».
Tutto ciò aiuta a dipanare le fila di una mente archetipica. Un «noi» post-pandemico che affonda le radici nelle speranze e nei timori comuni, facendosi timida voce di un sentimento cardine in questo biennio: lo straniamento.
Surreale, così viene definito il tempo. E così è lo sguardo che si affaccia sul mondo senza più comprendere a quali certezze aggrapparsi. Nemmeno la promessa di aprire la porta su una giungla di macachi e leoni al sole viene rispettata da questo pazzo momento storico. Uscendo di casa è tutto come prima, tutto al proprio posto. Possibile? E se sì, quanto è realistico pretendere un immediato, personale ritorno al «prima»?
Il training comunicativo con carta e penna
Ogni cartolina di Fagiuoli e Giusto ritaglia uno spazio entro cui ricominciare lentamente a essere. Lo fa poiché – per natura stessa di medium – dilata la dimensione temporale. La narrazione a episodi distinti colloca ciascuna tavola illustrata in una fase differente dell’epidemia, inserendo l’io protagonista all’interno di una situazione comunicativa continua, che lo svincola dall’immediatezza del vis-à-vis, nonché dalle inferenze necessarie alla creazione e ricezione di un messaggio verbale. C’è tutto il tempo, per così dire, di articolare ciò che è rimasto incastrato in un angolo di mente, senza temere le attese di un interlocutore fisico o la rapidità richiesta da una conversazione non mediata.
Si parla di scrivere per riconoscere sé quando il riflesso allo specchio è stufo di quel che vede. Un’esigenza che però non esula dal rapporto con l’altro: c’è sempre un destinatario, ideale, che è supposto raccogliere gli indizi dallo «spazio allontanato» e condividere tutte le emozioni raccolte lungo il percorso. Compito del lettore farne le veci, consapevole di star iniziando una conversazione fatta di attimi rubati, aneddoti sparsi, riflessioni che si appigliano a spunti tv o radio.
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Il tutto accompagnato da una resa grafica unica. Essa si unisce al flusso del testo senza mai fondersi a esso – ma formando una sorta di fronte-retro con tanto di dettagli postali – e che àncora il volume a una dimensione in bilico tra conscio e inconscio. Ciò avviene per mezzo di illustrazioni insieme in fieri e nostalgiche: figure dai volti assenti o scarsamente particolareggiati, profili sfuggenti dal gusto rétro, sagome umane decentrate in favore di un soggetto animale od oggettuale. La sensazione primaria è che il disegno di Fagiuoli venga contenuto a fatica dai margini del foglio, rendendo necessario uscire dai confini di esso per espletarne il senso.
Perché leggere Cartoline in tempo surreale?
In un mondo in cui «affrettarsi lentamente» sembra diventato indispensabile per riuscire a mantenere saldo ogni pezzetto di sé senza smarrire la rotta, Cartoline in tempo surreale prova a farsi quadro e cornice di tutta l’instabilità aleatoria racchiusa nel ri-cominciare.
Lo fa servendosi di una lingua semplice, pensieri immediatamente accessibili, tavole piacevoli da sfogliare e dettagli altamente condivisibili (sui social o ad personam). Complice un punto di vista grafico che si unisce alle parole del personaggio protagonista senza fondervisi, creando soluzioni non banali che conglobano natura e interni domestici: in un dentro-e-fuori essenziale, dai contorni sfumati, così come appare, ad oggi, il periodo raccontato.
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