È esistita un donna straordinaria, amante dell’arte, talentuosa pianista olandese. Il suo nome è Suzanne Leenhoof, e dal 1863 è stata la compagna, moglie, musa, punto di riferimento esistenziale del grande pittore Édouard Manet. A differenza del pittore parigino, che con oltre 420 dipinti ha saputo riportare nell’arte accanto alla nudità, la quotidianità del demi-monde, di lei si sa poco, come molte donne che hanno contributo alle trasformazioni culturali della modernità e della contemporaneità. La sua figura è tuttavia essenziale per comprendere il carattere, l’ispirazione, l’ancoraggio con la vita di Manet.
«Casa Manet»: la vita interiore di Suzanne
Grazie al libro Casa Manet. Sonata per Suzanne (Readaction, 2023) di Paola Maria Liotta, possiamo intraprendere un viaggio all’interno del mondo interiore della giovane Suzanne, e ripercorrere le tappe di un amore che si è consumato a Parigi, al numero 39 di Rue de Saint-Petersbourg. Suzanne entra in casa Manet nel 1851, dopo che la sua famiglia l’aveva aiutata nella formazione artistica. «Lo sguardo appagato di Suzanne al piano li ripagava delle miglia percorse fra lezioni e concerti di qua e di là, così come dei costi esorbitanti, che c’erano e c’erano stati per renderla una pianista di razza», si legge in un passo del romanzo.
Sguardo al femminile
E dopo l’incontro con Édouard, la sua vita sarà segnata dalla passione e dalla dolcezza, da un amore insostituibile, ma anche dalla dipendenza affettiva e dall’annullamento:
Édouard l’amava per la sua natura riservata e lei amava lui, al di là di ogni voce malevola, su serate allegre e uscite in società, ricevimenti, ammiccamenti e abboccamenti con altre donne non appena lei girava le spalle.
Liotta sceglie lo sguardo privilegiato della pianista per farci scorgere l’anima delicata di Suzanne e i suoi effetti sulle opere artistiche del pittore francese della modernità. Ci aiuta a riflettere sull’unicità delle relazioni, sull’indefinibilità dell’amore, che può confondersi con la devozione.
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«Casa Manet»: amore e bellezza
In quel rapporto speciale la scrittrice ci guida passo dopo passo, con estrema eleganza. Scandaglia i cuori dei due amanti, quelli che nemmeno le modelle di Manet avrebbero potuto scalfire. Perché l’artista del vero sarebbe ritornato da Suzanne nonostante la bellezza di Julie, di Berthe, di Eva, di Victorine protagonista dell’Olympia. Nonostante les femmes fatales. «Quando la dipingeva, la guardava come se stesse esplorando la femminilità che, in privato, si spalancava a nuovi mondi e a nuove consistenze, di vento e di mare intrise. Le chiome sciolte sulle spalle, due fili di perle intrecciate al collo, il candore abbagliante di una beltà formosa e accogliente. Lui la amava anche così. Era un uomo onesto, non aveva mai promesso ciò che sapeva non avrebbe potuto mantenere, né a lei né alle altre».
Un linguaggio sensoriale
Ma a sorprendere il lettore è senza dubbio la scelta accurata delle parole che la scrittrice utilizza per descrivere i personaggi, i lavori di Manet, le atmosfere palpabili della casa parigina: un mélange di colori a olio e note di Vivaldi, Bach, Haydn, Beethoven, Schubert, Kalkbrenner, Mendelssohn, Chopin, Czerny, Thalberg, Herz, Schumann, Liszt. Possiamo così rivivere la modernità ottocentesca, lo spleen baudelairiano , la poesia di Gautier, il naturalismo di Zola, lo scandalo della Colazione sull’erba, e la perfetta sublimazione di stati d’animo.
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Eros e musica in «Casa Manet»
Suzanne ha imparato ad evadere infatti con la musica e allo stesso tempo a trovare in essa una bussola per il Bene e per il Male. È la musica che protegge dalle avversità della quotidianità. Un antidoto contro la gelosia, la tristezza, i profumi e la presenza di altre donne. Tutto in casa Manet diventa arte. Anche l’eros assume subito le sembianze di un capolavoro:
La baciò con la lingua, era la prima volta, esplorò la bocca di Suzanne. Sapeva di fragola, trovò che avesse un buon sapore, di bosco e di passione. Lei ricambiò con naturalezza, lo attendeva da quando l’aveva baciata di nascosto sulla guancia, la prima volta, seduti al piano.
L’amore diviene poi maturo, privo di rancori, con la nascita del piccolo Léon-Édouard, il 29 gennaio del 1852:
Una doppia vita lo legava a Suzanne, Léon ne era il nodo tangibile. Un nodo d’amore, certo, che mai avrebbe voluto recidere. Suzanne lo attendeva tutte le sere, nell’appartamento, che ormai diventava sempre più stretto per le scorribande di Léon. Édouard si divertiva con lui. I mobili diventavano isole e continenti da esplorare, le camere castelli da difendere o da esplorare con spirito d’avventura, immaginandovi tesori e scoperte sempre nuove.
La scelta del romanzo storico
Come Irvin D. Yalom, Natalia Ginzburg, Marguerite Yourcenar, con Casa Manet (acquista) Paola Maria Liotta sceglie il romanzo storico per farci conoscere i suoi personaggi. Dietro la vita di Suzanne e Edouard si muove difatti la grande storia dell’Ottocento, in cui l’incontro tra pittura e musica si è rivelato necessario per la ricostruzione di un mondo borghese, ammalato di decadentismo, e magistralmente raffigurato da Couture nell’opera I romani delle decadenza. Una borghesia che va oltre le accademie e accoglie gli artisti e i temi del Salon des Refusés. In cui gli artisti conoscono la Comune di Parigi ma preferiscono Il Café Guerbois.
Michele D’Amico
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