La città spezzata di Leonardo Palmisano (Fandango Libri) è un lumino che illumina i vicoli bui di Bari, è un coltello che squarcia in due la città, sezionandola con la precisione di un chirurgo. La stessa dei giornalisti, di chi fa inchieste e non ha paura di raccontare la realtà.
«La città spezzata»: la trama
I quartieri si intersecano in racconti, pagine e pagine che ripercorrono strade, cortili, ambienti che non sono solo la scenografia delle storie di Palmisano, ma respirano di vita propria, con un cuore pulsante pronto ad esplodere. E nelle strade si incontrano persone, famiglie che diventano un po’ anche le nostre. L’autore parte dalla propria storia familiare per poi andare a scavare nelle storie degli altri. Una album fotografico, che raccoglie frammenti di vite vissute e mai dimenticate. C’è anche quella di nonna Maria, in mezzo ad una comitiva di giovani sarte. Palmisano scrive che «l’istantanea era stata scattata per suggellare un accordo professionale tra donne in una città dove il lavoro era ed è prevalentemente maschile». Un’immagine che si fa portavoce della storia di un’intera città. E come una fotografia, anche La città spezzata è in bianco e nero, non esistono zone grigie o vie di mezzo. Si vive o si muore. Ci si salva o si soccombe.
Città spezzate
Ci sta stretto, Palmisano. Non viene stupito, si annoia, si irrita. Bari lo fa sentire un esule. Proprio per questo motivo decide di affrontare di petto la città, schiaffeggiandola se necessario. Ma senza brutalizzarla, in modo da vedere se desse segni di vita o se iniziasse a incuriosirlo.
Ho girato per Bari e ho pescato nella mia memoria. Ho toccato la città come un oggetto spigoloso e mi è sembrata unfinished – incompiuta – o, meglio, unpunished – impunita – : scabra, appuntita, arrogante. Come se qualcuno avesse deciso di non completarla e di dividerla nettamente in due: la parte positiva e quella negativa. Solo Bari vecchia m’è parsa compatta, solida, stabile. Ho cercato un termine italiano che potesse rendere questa mia impressione. Spezzata.
Bari è una città difficile, frammentata. Dai racconti di Palmisano viene a galla quel senso di indolenza generale che riguarda alcune questioni, a volte per la paura di ritorsioni e altre perché “s’è sempre fatto”. L’autore mostra come tutto sia molto più complesso di così, scende in strada e ci fa toccare con mano la complessità stessa della città. Definita come “la città dello spaccio” da Gina, una delle voci che trovano spazio nelle righe di Palmisano. E poi è la città in cui vengono a spararsi. «Nessuno vuole comprare la roba a Palese, è troppo scoperto. Di giorno c’è troppo movimento, ma la sera…» La sera le periferie a nord di Bari cambiano volto.
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Buoni e cattivi
Prima ancora di leggere il libro – solo scorrendo velocemente le pagine – si nota lo squilibrio delle due dimensioni: il buono occupa la prima parte del volume, diciamo il primo terzo, mentre il restante è dominato dal negativo. Dalla parte cattiva che, come nella realtà, spesso è predominante. Le testimonianze raccolte da Palmisano sono così vive da darti l’impressione di essere lì con loro, al tavolino di un bar o nei vicoli meno raccomandabili. Le voci che vivono tra le righe di La città spezzata (acquista) non potrebbero essere più diverse tra loro: dai politici locali agli spacciatori, non c’è categoria sociale che l’autore non abbia interpellato. Vediamo la città con i loro occhi, attraverso lo sguardo di chi ci vive, ne è nauseato, la ama o la ripudia. Non importa non esserci mai stati o venire da un contesto totalmente diverso: nel momento in cui ci dedichiamo alla lettura veniamo trasportati lì. Il libro di Palmisano diventa così un viaggio, uno di quelli che non sponsorizzano nelle agenzie perché oltre a vedere le bellezze del luogo ti conduce per mano nei posti più crudeli. Non è una cartolina, non splende sempre il sole. Ma la scrittura dell’autore ti dà modo di affrontare il buio.
Leonardo Palmisano: l’autore di «La città spezzata»
Leonardo Palmisano è uno che racconta la realtà. Uno che vive nella realtà e utilizza la scrittura per raccontarla, capirla, sviscerarla. Palmisano è un dirigente d’impresa, un imprenditore con il callo dello scrittore. E poi, Palmisano è anche uno scrittore. Perché chi l’ha detto che nella vita bisogna essere solo una cosa? I suoi libri, pubblicati da Fandango, si allacciano alla sua attività di analisi di sistemi criminali e migrazioni e ai vari progetti antimafia che ha coordinato. Tra i suoi titoli troviamo Chi troppo vuole, Nessuno uccide la morte, Mafia Nera, Ghetto Italia.
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Grazie. Magnifica recensione.