Si chiude oggi il 2021, un anno molto ricco per il panorama letterario italiano e internazionale, costellato anche di sorprese, come la vittoria del Premio Nobel per la letteratura da parte di Abdulrazak Gurnah. Un anno che ha visto il ritorno delle fiere in presenza, come l’attesissimo Salone Internazionale del Libro di Torino, che ha registrato un vero e proprio boom di presenze. E soprattutto un anno in cui sono usciti tanti libri di cui ci siamo innamorati. Ritorni di autori big dell’editoria italiana e straniera, esordi promettenti, chicche pubblicate da editori indipendenti, ripubblicazioni… ce n’è stato per tutti i gusti. Abbiamo stilato la nostra top 10 dei migliori libri del 2021, anche se ammettiamo che non è stato semplice. Adesso, avanti tutta verso il 2022, sempre all’insegna della lettura.
Qual è stato il libro che avete amato di più in questo 2021?
10. «Ultimi versi» di Marina Cvetaeva (Voland)
Composti tra il 1938 e il 1941, gli Ultimi versi di Marina Cvetaeva sono stati pubblicati da Voland nel 2021, in occasione dell’80° anniversario dalla sua morte. Una raccolta breve ma folgorante, come solo la poesia sa esserlo.
Quella di Cvetaeva non è sicuramente una storia facile: la Rivoluzione la rende esule, dalla Russia e dalla vita. La dimensione dell’altrove non la lascia respirare, tutto è il contrario di sé stesso: il luogo amato è sempre quello in cui non si trova, l’amore è sempre quello che non ha vicino perché si può amare solo in lontananza, in assenza. Marina Cvetaeva trova nella letteratura la sua casa, per poi affidare all’inchiostro il peso del suo dolore, quel senso di inutilità che la porterà a scrivere «vorrei morire ma devo vivere per Mur, ad Alja e Sergej non servo più».
I suoi versi nascono da fatti politici e sono intrisi di rabbia, amore, resistenza. Scrivere significa resistere perché «non bisogna concedere alla vita questo trionfo; costringere il poeta a fare a meno dei versi, fare del poeta – un prosatore, del prosatore – un defunto». Inizia a comporre gli ultimi versi nel 1938, quando si trova a Parigi con il figlio, mentre il resto della famiglia è lontana. Scorrendo le pagine, le poesie diventano sempre più cupe: la fine è vicina e la si può trovare tra le righe. Nel 1941 si suiciderà, dopo anni in cui aveva preso le misure alla morte.
Maria Ducoli
9. «I superflui» di Dante Arfelli (readerforblind)
La casa editrice readerforblind ha strappato alla damnatio memoriae un autore dalla vita consumata come Dante Arfelli, maestro anomalo, ignorato, internato per anni in una casa di riposo. Con uno scritto introduttivo di Gabriele Sabatini, nel 2021 questa giovane realtà editoriale ha riproposto I superflui, romanzo “generazionale” del 1949, scritto a ventotto anni sull’orlo del baratro, con crudezza stilistico-contenutistica e un lavorio simbolico fondato sull’empirismo.
Testimonianza di un’epoca – o meglio, referto di un delirio collettivo, dei segni lasciati dalla guerra –, l’opera di Arfelli gioca con le rappresentazioni critiche della borghesia, propone ritratti vacui e spogli, in bilico tra Moravia e il tardo Pratolini. Ne esce un lavoro folgorante, senza retorica e ideologica, spogliato dell’utopia e del disincanto. C’è, piuttosto, il fascino dell’alienazione, il fatto di esistere senza lasciare tracce.
Ginevra Amadio
8. «Questo immenso non sapere» di Chandra Candiani (Einaudi)
Uno dei migliori libri del 2021 è Questo immenso non sapere, l’ultimo romanzo della poetessa Chandra Candiani, uscito per Einaudi nella collana Vele. Sguardi, sogni e visioni che esplodono in poco più di 150 pagine raccolte e meditate in una prosa delicata e vibrante. Un’opera che ha l’arduo scopo di insegnare a esercitare «la pratica della meraviglia» attraverso la capacità di entrare in contatto con la spiritualità che governa la natura e le cose che ci circondano.
Candiani ammira la natura scomposta e vivida, ma anche lo spirito animale – una costante che anima le pagine di questo suo piccolo capolavoro: gli animali e gli alberi non solo sono una compagnia indispensabile, ma si riscoprono interlocutori dotati di un’empatia e vicinanza che sembra aver abbandonato il genere umano.
Crocevia degli insegnamenti più disparati, a partire dal buddhismo, questo piccolo compendio di vita vissuta ci insegna, scavalcando l’idea di preconcetto, che ogni cosa è in divenire e muta creando un’entropia senza sosta. La nostra consapevolezza è tale quando riscopriamo i nostri limiti e, in quanto tali, impariamo ad accettarli. Candiani ama guardare le sfumature, le variazioni insite nelle piccole cose, rendendosi flessibile, integerrima e accogliente. L’invito dunque è quello di fare altrettanto, e di tenere il cuore vivo – partendo da quello che si è, imparando a conoscersi a fondo.
Ester Franzin
7. «Il posto degli uomini» di Aldo Cazzullo (Mondadori)
Il 2021 è stato l’anno del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, autore che quindi è stato al centro di tantissime manifestazioni in suo onore. Aldo Cazzullo aveva già trattato del Sommo Poeta in A riveder le stelle. Dante, il poeta che inventò l’Italia, saggio uscito nel 2020, che aveva scalato le classifiche italiane. Il posto degli uomini. Dante in Purgatorio dove andremo tutti è l’ultima fatica dell’autore, che l’ha anche presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Sull’attualità e grandezza di Dante tutti, anche i non addetti ai lavori, sono più o meno informati. L’originalità del saggio non sta quindi nella materia trattata ma nel modus: Aldo Cazzullo spiega in maniera scorrevole e accattivante aspetti interessanti inerenti soprattutto il Purgatorio, una Cantica spesso sottovalutata a favore di un più conosciuto e studiato Inferno. Lo stesso Dante pensava di finire in Purgatorio, tra i superbi, ed è in Purgatorio che andremo tutti, dice Cazzullo fin dal titolo, rendendo quindi il suo lavoro non solamente un saggio su Dante, ma un’indagine antropologica e storica: «Il fascino del Purgatorio è nell’essere una terra di mezzo. Le anime qui sono salve, ma portano ancora il segno del dolore patito, del male fatto. E il diavolo, ricacciato nell’Inferno, torna talora a manifestarsi».
Si analizzano le radici profonde di ciò che siamo alla luce del Poeta che, come ci ha già detto Cazzullo, ha inventato l’Italia. Lodevole anche il ruolo importante conferito alle figure delle donne della Divina Commedia, sulle quali l’autore si è soffermato anche al Salone del Libro. Cazzullo è sempre stato un grande divulgatore e lo ha confermato ancora una volta.
Silvia Argento
6. «Atti di sottomissione» di Megan Nolan (NN Editore)
Megan Nolan è l’autrice di Atti di sottomissione, un romanzo-memoir crudo e doloroso, nonché uno dei migliori libri del 2021. Un viaggio negli abissi interiori, nella solitudine di una donna e dei suoi atti… di disperazione.
La storia di una donna che ha finalmente il coraggio di ammettere le proprie fragilità e i propri dolori: «Non avrei potuto scegliere altri grandi amori invece degli uomini che ho scelto di amare? Certo che avrei potuto, ma non l’ho fatto, e questa, la mia storia, è la storia di un atto mancato». Un atto mancato, il vuoto, i sentimenti che l’uomo di cui è innamorata non ricambia. E la donna cerca di colmare tutto questo con l’alcol, la privazione di cibo (o meno), che diventano violenza su un corpo oggettificato.
Il romanzo inizia descrivendo l’incontro con Ciaran, l’uomo oggetto della sua venerazione, ma è una confessione del passato di una donna che finalmente ha deciso di scendere a patti con sé stessa. Una narrazione scorrevole in cui, come in un monologo interiore, l’autrice ammette di “vivere in funzione di”. Atti di sottomissione (acquista) è un romanzo d’esordio magnetico, che difficilmente dimenticheremo. Consigliato a chi ha il coraggio, dopo una relazione emotivamente tossica, di innamorarsi ancora, senza alcun timore o paura perché l’amore rende liberi.
Serena Votano
5. «Cronorifugio» di Georgi Gospodinov (Voland)
Questo è stato l’anno dei grandi ritorni in libreria. Fra questi Georgi Gospodinov, tornato per i tipi di Voland a giugno con Cronorifugio (traduzione di Giuseppe Dell’Agata), vincitore dell’edizione di quest’anno del Premio Strega Europeo e uno dei migliori libri del 2021.
Protagonista di questo romanzo è Gaustìn, già presente in Fisica della malinconia (Voland, 2013), uno dei maggiori successi dell’autore bulgaro. Egli è «un senza tempo» abituato a viaggiare in epoche e tempi differenti, poiché interessato al passato. È proprio questo interesse che suscita in lui l’idea di creare delle cliniche del tempo, dapprima a Zurigo e poi in tutto il resto del mondo. Inizialmente dovevano ospitare persone affette da demenza senile per aiutarle a riappropriarsi dei propri ricordi, ma successivamente queste strutture ospiteranno anche persone nostalgiche verso il passato, diventando sempre più dei “cronorifugi”.
Cosa succederebbe, però, se tutti gli stati del mondo decidessero di ritornare veramente indietro nel tempo? Magari votando a un referendum il preciso momento storico che vorrebbero rivivere? Ce lo racconta lo stesso autore, che nel libro si fa personaggio, spiegandoci con ironia e acume come la memoria sia necessaria per l’identità di una persona e di una nazione, ma troppo passato, spesso rielaborato (d’altronde «il passato non è solo quello che ti è capitato. A volte è quello che ti sei solo inventato») può alimentare forti sentimenti nazionalistici e «un nuovo conservatorismo» che nega il futuro.
Alberto Paolo Palumbo
4. «Solenoide» di Mircea Cărtărescu (Il Saggiatore)
Solenoide di Mircea Cărtărescu entra di diritto tra le novità più interessanti e avvincenti del 2021. Edito da Il Saggiatore, il libro riconferma la bravura dell’autore dopo l’imponente trilogia Abbacinante. Con le sue mille pagine, l’opera – tradotta in italiano da Bruno Mazzoni – risulta monumentale ed estremamente curata. Da molti già definito il capolavoro di Cărtărescu, Solenoide racconta delle vicende di un insegnante insoddisfatto, che negli anni non è mai riuscito ad ottenere il successo letterario sperato.
La storia si svolge a Bucarest, dove il protagonista – senza averne immediata accortezza – acquista un’abitazione a un prezzo irrisorio. Solo successivamente scoprirà che la casa è appartenuta all’eccentrico Nicolae Borina, scienziato che, dopo la sua conoscenza con Nikola Tesla, decide di concentrare i suoi studi sui campi elettromagnetici. Ultimo rifugio dei suoi esperimenti sempre più deliranti è proprio la casa, sfondo di tutta la vicenda. Proprio lì Borina colloca il suo solenoide, capace di creare un campo gravitazionale.
Da quest’originalissimo impulso, l’autore sviluppa in maniera del tutto originale le memorie e le riflessioni del suo protagonista. Un linguaggio virtuosistico che comunque non sacrifica una trama grandiosa ed emozionate. Degni di nota i passaggi che analizzano la relazione turbolenta con la collega Irina, anch’essa ormai coinvolta nelle vicende della casa. Un iper-romanzo fiume (acquista), senz’altro tra i migliori libri del 2021, in grado di conquistare i lettori appassionati del genere postmoderno e non solo.
Lorenzo Gafforini
3. «Sempre tornare» di Daniele Mencarelli (Mondadori)
Sul podio dei migliori libri del 2021 troviamo Sempre tornare di Daniele Mencarelli, che l’anno scorso si era aggiudicato il Premio Strega Giovani con Tutto chiede salvezza. Il romanzo riprende un episodio autobiografico della vita dell’autore: nel 1991, a 17 anni, decide di abbandonare gli amici con cui è in vacanza e tornare da Misano Adriatico a Roma in autostop. La sua avventura si scontra fin da subito con un grande ostacolo, quando il giovane Daniele capisce di avere dimenticato soldi e documenti nella macchina dell’unico amico maggiorenne e automunito. I cellulari ancora non esistono e il protagonista, non potendo avvertire i suoi amici, si vedrà costretto a fare totale affidamento sulla compassione delle persone che incroceranno il suo cammino.
È l’inizio di una grande avventura a livello umano, in cui il protagonista – e con lui i lettori – scoprirà la sofferenza e la malvagità gratuita, ma conoscerà anche una generosità e un amore inaspettati da parte di perfetti sconosciuti. L’amore stupisce chi lo dà ancor più di chi lo riceve. Mencarelli dà vita a un’opera ancora più corale delle precedenti, traboccante di umanità, costellata di personaggi che incrociano il cammino dei lettori solo per poche pagine, ma che riescono a lasciare un segno. Come accade spesso anche nel mondo reale, d’altronde. Sempre tornare (acquista) ci insegna che è la realtà a scrivere le storie migliori e che ogni avventura, per quanto avvincente, prima o poi deve concludersi con il nostro ritorno in un posto che chiamiamo casa, qualunque sia.
Francesca Cerutti
2. «Yoga» di Emmanuel Carrère (Adelphi)
Amato e odiato, provocatorio ed egocentrico eppure dotato di una disarmante e sincera empatia, Emmanuel Carrère continua a rispecchiare esperienze universali nell’incessante e voyeuristico racconto della sua vita.
Yoga, la sua ultima pubblicazione, doveva essere in origine un libretto agile e sagace, in grado di tratteggiare l’incontro dell’autore francese con il mondo della spiritualità nella sua forma il più possibile autentica. Prima che Carrère lo potesse concludere, tuttavia, è subentrato il disturbo bipolare di personalità, che lo ha trascinato nell’abisso con una potenza annientante e totalizzante.
Solo allora Yoga ha preso la forma con cui lo leggiamo ora ed è diventato a pieno titolo uno dei migliori libri del 2021. Un’opera al di fuori delle classificazioni letterarie più strette. Tra le pagine di questo libro (acquista), che ci trascinano da un ritiro spirituale Vipassana a un letto di ospedale, trovano spazio il personale e il politico, il divorzio di Carrère dalla moglie e l’attentato a Charlie Hebdo: pulsioni ed esperienze radicalmente opposte tra di loro, che si riuniscono in una narrazione fluviale, tanto cinica quanto attaccata alla vita.
Dovremmo allora ascoltare l’autore più narciso della scena contemporanea, colui che rifugge la retorica e ha costruito una carriera sulla rappresentazione degli angoli più oscuri dell’umanità, quando ci suggerisce che «è fondamentale, nelle tenebre, ricordarsi di aver vissuto anche nella luce e che la luce non è meno vera delle tenebre».
Francesca Fenaroli
1. «Crossroads» di Jonathan Franzen (Einaudi)
New Prospect, Chicago, 1971. La famiglia Hildebrandt si appresta a vivere un Natale inedito. Un Natale di crisi, come quella in cui entra il matrimonio tra Russ, pastore della comunità locale, e Marion, la moglie, il cui turbolento passato torna a galla. O come quella che attraversa Clem, il maggiore dei figli della coppia, che vorrebbe arruolarsi per il Vietnam per combattere il suo privilegio di ragazzo bianco. Becky, l’unica figlia femmina, la prediletta di Russ e la ragazza più popolare della scuola, per fare un dispetto al padre decide di entrare nel gruppo giovanile Crossroads, guidato da Rick Ambroise, giovane pastore rivale del padre. La crisi dai risvolti più drammatici sarà però quella di Perry, il terzogenito, il più simile alla madre, adolescente perso nei fumi dell’alcol e della droga.
Ancora una volta, Jonathan Franzen elegge una famiglia a protagonista di un suo romanzo. Crossroads, uscito in Italia per Einaudi a ottobre, con la traduzione di Silvia Pareschi, narra le vicende che gli Hildebrandt attraversano tra Natale e Pasqua, in un lasso di tempo in cui le certezze consolidate dei personaggi vengono messe in discussione, e in cui ognuno cerca per sé una vita diversa. Crossroads (acquista) fa sorridere, commuovere e riflettere sulle contraddizioni dell’essere umano. Il risultato è un grande romanzo, per noi il migliore del 2021.
Michele Castelnovo
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