Leila è una freelancer grafica, vive in un piccolo appartamento di periferia e il suo mondo è color seppia: la ragazza non vede i colori da due anni e metaforicamente anche la sua vita sembra aver perso le sue più belle sfumature, a partire per esempio dal cibo che, sui toni del beige, non sembra più così appetitoso e stuzzicante. Questo l’inizio di Colori invisibili di Sabrina Gabrielli, uno degli ultimi graphic novel editi da Tunué.
«Colori invisibili»: la trama
Leila vive una vita monocolore a causa di un problema neurologico, ma come in ogni storia un evento stravolge la narrazione per dare via al cambiamento. In questo caso, si tratta dell’incontro casuale con Luca, un ragazzo che, consegnando una pizza a casa di Leila, acquisirà ai suoi occhi un colore tutto nuovo: l’arancione. In Leila nasce quindi una speranza, quella di poter ricominciare a vedere a colori, e da qui comincia la sua avventura tra visite mediche, nuovi amici, concerti rock, ricordi a colori e attimi di vita in bianco e nero.
La consapevolezza di sé attraverso i colori
L’acromatopsia – una patologia rara, ma vera – di Leila è quindi la vera protagonista di Colori invisibili, una malattia ritratta con un uso dei colori coinvolgente, fatto di diverse tinte che riescono a veicolare gli stati d’animo, le speranze e le vere e proprie esplosioni di colore della ragazza. Ai toni in bianco e nero o seppia riferiti allo sguardo della protagonista si accostano momenti totalmente colorati che si associano invece al punto di vista dei personaggi secondari, oltre ad alcune tavole significative sui toni del blu relative ai ricordi della ragazza e, per finire, alcuni sprazzi di colore che scombussolano tanto la narrazione, stupendo Leila, quanto i lettori, catapultati come lei in macchie di colore apparentemente ingiustificate.
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La ricerca di significato, della motivazione alla base di queste visioni colorate sono il motore e fulcro della narrazione: una ricerca che diventa non solo diretta al futuro, ma anche e soprattutto volta al passato, e che tassello dopo tassello accompagnerà Leila in un processo di crescita e consapevolezza di sé.
Una narrazione corale
Anche i personaggi secondari che accompagnano e supportano Leila in questo viaggio nei suoi ricordi e nelle sue speranze sono ben caratterizzati. Il racconto di Leila si fa in diversi punti narrazione corale (tanto che alcune parti sono raccontate dalla prospettiva degli amici). Anche i personaggi secondari sono rappresentati in profondità, cogliendone le diverse sfumature senza che questi rimangano semplici spalle, ma delineandoli come personaggi attivi in un affresco della vita reale contemporanea, dove si riflettono le paure, le ambizioni, le insidie delle nuove generazioni, per una lettura che sfugge alle classificazioni ma ben si adatta a un pubblico young adult o di adolescenti.
Abbiamo quindi Saf, la migliore amica d’infanzia; Luca, il fattorino “arancione” delle pizze, musicista nella (vera) rock Band chiamata Pastel Grannies; Mia, manager della band; e ancora la nonna da cui la band prende il nome, i nuovi amici e quelli di vecchia data, il medico e la famiglia.
L’universo attorno a Leila è ben costellato e ci aiuta a entrare con consapevolezza nella sua vita, a adottare il suo punto di vista e comprendere i suoi sogni, le sue paure, rendendole reali proprio grazie a questo sfondo ben delineato.
Nonostante Colori invisibili (acquista) sia l’opera d’esordio di Sabrina Gabrielli, il romanzo grafico è ben strutturato nel suo semplice ma efficace gioco di colori e, soprattutto, riesce a emozionare toccando con delicatezza un tema difficile e poco noto, senza cadere in banalità e colpi di scena scontati, ma facendo leva sull’importanza del gruppo, della sorellanza, del supporto reciproco per sostenere speranze e difficoltà. Per esempio, il finale in parte aperto non introduce soluzioni semplici e veloci, con un lieto fine immediato e banale, ma apre nuove possibilità che chi legge dovrà immaginare dopo aver fatto conoscenza con il ricco spettro di personaggi.
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