Poema per la Fanciulla-Ytalia: i versi in musica di Ruven Latiàni

«Confessioni di Fanciulla-Ytalia» di Corrado Fantoni

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Corrado Fantoni, per il tramite del suo alter-ego Ruven Latiàni, riesce a plasmare un poema sonoro, profondamente suggestivo che trae ispirazione dalla sua esperienza decennale in ambito musicale.

È così che nasce Confessioni di Fanciulla-Ytalia. Pente-conta Pandemica per la celebrazione di una nuova dea (Mimesis Edizioni, 2023), un libro strutturato frutto di anni di elaborazione e revisione.

L’archeo-acustica e la creazione artistica

Fantoni, insegnante al Conservatorio Guido Cantelli di Novara e prolifico compositore, si è specializzato anche come ricercatore nell’ambito dell’archeo-acustica. Disciplina il cui interesse è andato ad affermarsi soprattutto a partire dal 2003 quando Chris Scarre della Durham University e Graeme Lawson del MacDonald Institute di Cambridge hanno pubblicato Archaeoacoustics. Il volume si pone l’obiettivo di evidenziare l’importanza del suono nelle società del passato, arte che ha influenzato profondamente il modo di vivere e di concepire gli spazi dei nostri antenati.

Una sensibilità rara, dunque, capace di cogliere nell’oggetto una sua insita utilità artistica. Un modo per dominare l’acustica mirato anche a permettere all’individuo di interagire non solo con gli altri e con sé stesso, ma anche con la divinità. Grazie a varie sperimentazioni Fantoni riesce a modulare una voce autonoma – quella di Ruven Latiàni – che a sua volta diventa tramite – «vaso d’elezione» – per redigere le confessioni della bella e martoriata Fanciulla-Ytalia:

eccomi arrivata
ho un cuore nuovo
mi apro sul giorno
da confusa gloria
in un mattino radioso

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Poema sinfonico

Come specifica l’autore nell’introduzione, il poema (acquista) è composto da «1 Prologo in 7 recitativi, 56 Lyriche, un Madrigale in 5 Movimenti, una Cantica in 4 Canti, 13 Invocazioni alla Luna, 1 Commiato bipartito, 1 Epilogo e, infine, 28 Disegni, ossia un “Poema di disegni”». Quindi, un poema tanto musicale quanto visivo che sembra essere scritto sulla pagina più per le convenzioni della nostra epoca che per necessità: infatti siamo di fronte a un canto che per sua natura dovrebbe essere tramandato oralmente di generazione in generazione. Una supplica per l’Ytalia – rigorosamente con la ipsilon – che ha l’obiettivo di ridonarle la sua viva sensualità, la sua spontanea natura, minata nei secoli da una nazione sempre più compiaciuta di sé. Un ritorno alle origini, incontaminate, dove l’individuo poteva comunicare con il divino per il solo tramite della natura:

mi assumo tutta la responsabilità di amare quando il Cielo è sotto e la Terra sopra, mi sconsiderate rupe della vita franata al di là della Civiltà sul confine dello specchio dell’Acqua respiro piano in rima serro i miei occhi

ritorno dal prima dov’ero partita là respiravo io per voi e a me rispondevo interrogando la scissione dei deserti tra i burocrati del sangue strateghi della tensione: “come districarmi tra le Statali Trame?”

«Confessioni di Fanciulla-Ytalia»: un inno alla nuova dea

Un alternarsi di poesia, prosa e disegni, ma profondamente accumunati dal suono. Ruven Latiàni conosce il linguaggio e l’origine musicale del verso. Traendo alcune considerazioni dai cantori medioevali – primo fra tutti Dante – cerca di trovare un’intonazione unica che tenga conto tanto della tradizione quanto dell’innovazione. Un canto apotropaico che serve ad allontanare la sterilità di alcune pratiche o l’inutilità di certo opportunismo.

Un poema di «mitologia contemporanea» come sottolinea il suo autore, che vuole ridare voce alla Fanciulla-Ytalia, perché «ella è qui con noi ma vive altrove». Nonostante le origini linguistiche, Fantoni gioca con il segno e il significato della ipsilon. Così l’Italia assume un’altra prospettiva geografica con il suo proverbiale tacco al nord oppure, ancora, la ipsilon diventa «il ramo d’oro con il quale ella dischiude le porte della percezione di allucinati riti d’iniziazione e di comprensione».

Un inno a una nuova dea, in grado di scatenare in noi un moto di rivolta contro l’imperversare nevrotico della modernità. Un ricongiungersi al nostro io interiore risvegliato dagli accordi delle parole di Ruven Latiàni. Un’analisi necessaria che si destreggia con facilità fra diverse discipline restituendoci un quadro tanto desolato quanto fiducioso sul Bel Paese. Fanciulla-Ytalia diventa ufficialmente una divinità poetica, con l’augurio che possa inspirare ancora molte opere e con esse una rinascita spirituale:

“Fanciulla-Ytalia mi riconosci? …
Archetipo centrale, Archetipo dell’ordine
vivo dentro e fuori della tua anima
riverbero te appena mi avvicino alla vita dei tuoi sogni

della tua realtà mi faccio coraggio
non escludo in te il mondo:
presi a botte da chissà quando
non so quando l’Italo Incubo da te mi strapperà!”

mi sto solo chiedendo dove ho già visto la mia faccia se ancora ci riconosciamo a vicenda

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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