«Cronorifugio»: la genealogia del presente

L'impossibilità di vivere nel passato

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Tradotto in diciannove lingue, Georgi Gospodinov è considerato da molti lo scrittore più caratteristico e originale della Bulgaria. Poeta eclettico, prosatore virtuosistico e fine studioso, è riuscito a imporsi nel panorama prima nazionale e poi europeo riscontrando un eccellente successo di pubblico e critica. In Italia, tutti i suoi libri sono editi da Voland che negli anni ha pubblicato raccolte di racconti come … e altre storie e romanzi del calibro di Fisica della malinconia.

La scrittura suggestiva dedita alla sperimentazione letteraria ha reso la prosa di Gospodinov inconfondibile: una cifra stilistica, dunque, ben consolidata e di grandissima qualità. Inoltre, grazie anche alla meritevole traduzione di Giuseppe Dell’Agata, i lettori italiani hanno il piacere di confrontarsi con il suo ultimo capolavoro: Cronorifugio. Da sottolineare come la traduzione si sia aggiudicato il plauso della critica, ottenendo anche la prima posizione nella classifica di qualità de L’Indiscreto (al secondo posto l’imponente Solenoide di Cărtărescu e al terzo l’acclamato Crossroads).

«Cronorifugio»: Una rivoluzione letteraria tra suggestioni e ispirazioni

Vincitore del Premio Strega Europeo 2021, l’opera si pone in continuità con la ricerca stilistica ed espressionistica di Gospodinov. La rivoluzione dell’autore non si sostanzia solo nella scelta delle tematiche analizzate, ma anche nella stessa struttura narrativa. Tratto distintivo dell’intera produzione è l’indagine analitica finalizzata a comprendere la frammentazione della nostra esistenza.

Si tratta di un tema caro a Gospodinov che approfondisce in quasi tutte le sue opere. Estimatore di Borges, l’autore comprende come sia impossibile narrare da un punto di vista oggettivo una storia, che si tratti di un racconto breve o di un’epopea. Già in Romanzo naturale la narrazione assume sempre più un assetto sfaccettato e frammentario. In Fisica della malinconia, invece, siamo di fronte a un romanzo labirintico, di difficile catalogazione.

In questo caso il neonato Minotauro in braccio alla madre Pasifae che figura in copertina è emblematico. Ideale alter ego dell’autore, anticipa alcune delle analisi trattate. Lo stesso Minotauro era già comparso in diversi capolavori, come La casa di Asterione dello stesso Borges o nell’omonimo racconto di Dürrenmatt. Nella stessa Fisica della malinconia appare anche per la prima volta il personaggio di Gaustin – centrale poi anche in Cronorifugio. In questo primo romanzo, Gaustin compie un’affermazione rivelatoria per comprendere la poetica di Gospodinov: «Non credo nel genere puro. Il romanzo non è ariano». Un’interpretazione della narrativa, dunque, altamente soggettiva, contaminata dalle nostre esperienze. Una vita, tuttavia, che – come figura anche in Romanzo naturale – è impossibile da raccontare.

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Dal «cronometrico Funes» al «Cronorifugio»

Le trame di Gospodinov si deteriorano gradualmente, senza che esse però perdano il loro fascino intrinseco. Forse una delle maggiori ispirazioni arriva ancora una volta dall’argentino Borges. Nello stesso Cronorifugio viene esplicitamente citato il «cronometrico Funes», personaggio dalla memoria prodigiosa apparso nella raccolta Finzioni. Borges racconta il dramma di un uomo capace di captare ogni minimo dettaglio circostante, tuttavia senza ch’egli sia in grado di pensare realmente: «Era il solitario e lucido spettatore d’un mondo multiforme, istantaneo e quasi intollerabilmente preciso […]. Gli era molto difficile distrarsi dal mondo».

In Cronorifugio il dramma della memoria non è solo personale, bensì collettivo. Lo sfaldarsi della memoria viene prima spiegato con una serie di episodi, come se fossero essi stessi dei racconti scollegati. La tragedia famigliare e individuale viene sempre più a imporsi, fino a diventare una calamità. Con un’ironia grottesca, a tratti macabra, l’autore cerca di far comprendere il trauma della gente comune. Nella perdita di memoria è come se mancassero i valori o, ancora peggio, si andasse a disgregare inesorabilmente il mondo di ognuno. Periscono, così, gradualmente, intere galassie. Per citare la poesia Uomini di Evtušenko: «Non esistono al mondo uomini non interessanti. / I loro destini sono come le storie dei pianeti. // […] Gli uomini se ne vanno… e non tornano più. / Non risorgono i loro mondi segreti».

«Cronorifugio»: la filosofia e l’intuizione di Gaustin

Cronorifugio, dunque, è come se fosse costituito da una serie di capsule del tempo, capaci di contenere ognuna un passato. L’inesorabile prevalere dell’oblio nella vita delle persone, assume sempre più i contorni di un cataclisma, di una vera e propria emergenza globale. Per questo motivo il dottor Gaustin decide di fondare le sue “cliniche del passato”, mirate a far riacquistare ai pazienti i propri ricordi. Ben presto l’idea viene emulata in tutto il mondo e vi è un proliferare incontrollabile di queste strutture. La gente, però, senza avere necessariamente dei problemi di memoria, comincia ad avere un graduale terrore verso il passato. Il romanzo è spesso intervallato da brevi saggi critici o granitiche massime di Gaustin. In particolare, nel fittizio Nuove e imminenti diagnosi si legge:

Conseguenze della sindrome: malinconia, indifferenza o forte attaccamento al passato e idealizzazione di avvenimenti accaduti in modo diverso o, il più delle volte, non accaduti. A confronto del passato, il presente all’improvviso si scolora, i pazienti sostengono di vedere letteralmente in bianco e nero, mente i ricordi del passato sono sempre colorati, anche se nei colori più pallidi delle polaroid. Frequente soggiorno in una quotidianità alternativa e inventata.

La psicosi collettiva assume un tale rilievo che nei Paesi europei si fa gradualmente strada l’idea di un referendum sul passato, capace di definire Stato per Stato qual è il decennio prediletto dalla rispettiva popolazione. Eppure, «talora è più difficile dimenticare che ricordare. […] Il mondo si era trasformato in una clinica aperta del passato, come se fossero caduti i muri».

L’oblio e la morte del romanzo in Gospodinov

Lo stesso narratore, poi, comincia a cedere all’oblio, proprio nel confermare ancora una volta l’impossibilità di vivere nel passato. La figura nel narratore si confonde sempre più con quella di Gaustin. Esistono entrambi oppure uno e la trasposizione dell’altro o viceversa? La vita prosegue e dall’altra parte, opposto, il passato si allontana sempre più. E proprio in questa incessante consapevolezza si struttura la perdita, la morte del romanzo. Il romanzicidio consiste nell’assenza di una trama classicamente delineata che, tuttavia, si rinnova inedita e in maniera inaspettata. Cronorifugio (acquista) è un romanzo non catalogabile, una grande prova di stile, ma soprattutto un’impressionante analisi sulla memoria e la chiave di volta per comprendere il nostro presente.

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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