Una spirale di pulsioni

«Cuore di serpente» di Giovanni Montini

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«Cuore di serpente» di Giovanni Montini

Sii paziente con tutto quello che rimane irrisolto nel tuo cuore. Sforzati di amare le domande, anche se ti sembrano porte chiuse a chiave o libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che non possono esserti date poiché non saresti capace di convivere con esse…

Rainer Maria Rilke in Lettere a un giovane poeta si rivolge così a Franz Xaver Kappus. Perché alle domande che tormentano la nostra esistenza non si possono dare delle risposte affrettate, scontate. È troppo rischioso. Le reazioni potrebbero lasciare, infatti, un segno indelebile e crudele sul nostro destino, come nei personaggi del romanzo Cuore di serpente (Bertoni Editore, 2022), scritto da Giovanni Montini.

«Cuore di serpente», la storia siamo noi

I fatti si svolgono in una lussuosa villa sul promontorio del Circeo, in una torrida estate del ’77; sullo sfondo le contestazioni studentesche che non sembrano suscitare l’interesse dei protagonisti, travolti dalle crisi esistenziali e dalle nevrosi.

Soltanto Giulio Martinelli si concede qualche riflessione sulla “coscienza letteraria”, convinto che «le istituzioni non dicevano “come pensare” ma “cosa pensare”». Però Giulio è uno scrittore disperato, non ama più Alberto, ha deluso il padre, questo lo tormenta. E non riesce più a trovare la tranquillità per scrivere il suo nuovo romanzo.

Fragilità e apparenza

Francesca Bacci invece è lontana da quei discorsi. Lei è una giornalista che dà al pubblico quello desidera, la vita le ha insegnato che quello che conta sono le vendite. Ed è quasi sempre lì, intorno alla piscina, a magnificare il mondo borghese, che alla fin fine solo apparentemente è in grado di mascherare le paturnie, le fragilità e gli istinti più reconditi.

«L’apparenza inganna. Spesso le persone più forti nascondono le proprie debolezze, mentre quelle più fragili a un certo punto rivelano la loro forza. Chissà se approfittarsi degli altri è da forti o da deboli», dice in un momento di sconforto. Mentre suo marito Andrea prova affannosamente a trovare l’antidoto al suo dolore: la morte della prima moglie e l’incapacità di instaurare un rapporto con il figlio.

Sguardo dal margine

Nel romanzo la piscina sembra essere il punto privilegiato da cui osservare i personaggi, in un tempo sospeso, come tanti fotogrammi. Da lì si possono scorgere i colpi di scena della avvincente storia, che muta improvvisamente con il ritorno da Londra di Gabriele.

Il ragazzo era immobile sul bordo della piscina. Gli occhi chiusi, l’aria assorta. Giulio rimase ad osservare quel corpo giovane e armonioso. Notò una strana macchia nera sul torace, all’altezza del cuore. Un tatuaggio, probabilmente. Senza occhiali non lo distingueva bene […] Quel giovane doveva essere Gabriele, il figlio di Andrea. Era cambiato, non lo aveva riconosciuto. Lo ricordava ragazzino, dai tratti adolescenziali. Ora era un uomo.

Mille sfumature d’amore

Gabriele e Giulio sono i personaggi a cui Giovanni Montini affida il ritmo narrativo, la spannung e il linguaggio dell’arte: fotografia, cinema, letteratura (la Nikon, la Lettera 22, Anthony Burgess, Jacques Deray). Attraverso le loro parole introduce la figura quasi stereotipata dell’artista libertino e maledetto, baudeleriano o pavesiano.

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Sono loro la rappresentazione più evidente dell’amore, che però nelle pagine sa essere poliedrico: eros, tensione verso il non posseduto – un figlio, un corpo, una madre – e passione, in grado di nutrire indistintamente ogni relazione in tutte le sue forme. O certezza di fare male.

Eros e mito in «Cuore di serpente»

È l’amore che sfida il pregiudizio, il momento storico, i complessi edipici, le convenzioni sociali, e unisce i corpi al di là delle identità. Giovanni Montini con Cuore di serpente (acquista) trascina il lettore nel mélange erotico di Gabriele e Giulio, nel loro rapporto carnale – descritto al limite del voyeurismo – mai sazio di parole non dette, respiri e rabbia.

Di quei due amanti non censura nemmeno i segreti e i ricordi che soffocano, come le camminate notturne di Giulio nei labirinti di perdizione del Colosseo alla ricerca di piaceri da soddisfare. Echi pasoliniani, traumi e demoni interiori pronti a prendere forma, nel finale, quando il romanzo improvvisamente si apre al noir.

Michele D’Amico

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Redazione MM

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