Dalla parte di Shylock

Shylock, il Mercante di Venezia, è il personaggio più disprezzato in quanto l'unico senza maschera

5 minuti di lettura

Il mercante di Venezia. Una tragicommedia che ad una prima lettura appare come un’opera antisemita dove l’usuraio Shylock ne è il protagonista. Al suo processo ancora oggi c’è chi si schiera contro, chi invece parteggia per lui. Guardiamo più da vicino questa figura e soprattutto puntiamo i riflettori verso gli altri personaggi cristiani, i “buoni” di un’opera incompresa.

Shylock, l’unico senza maschera

Non è l’amore che muove quest’opera: Bassanio ama Porzia, un sentimento spinto però dalla ricchezza di lei. Non è l’amicizia: Bassanio chiede soldi in prestito ad Antonio per condurre una vita all’altezza di Porzia. Antonio presta denari perché innamorato dell’amico e per vizio lo accontenta. Non è la libertà: Jessica, figlia di Shylock, scappa con Lorenzo, ma ruba tutti i soldi e i gioielli del padre. Baratta addirittura l’anello di turchese della madre in cambio di una piccola scimmietta cosa che, ad esempio, mai avrebbe fatto Shylock:

«Era la mia turchese, quell’anello. Me l’aveva donato la mia Lia quand’ero scapolo; non l’avrei dato per un’intera foresta di scimmie.»

A muovere l’opera shakespeariana non sono buoni sentimenti, ma il denaro. A muovere i fili dei personaggi è un interesse economico travestito da amore, amicizia, libertà. L’unico a non avere maschere è proprio Shylock, il personaggio più autentico e dunque il più disprezzato:

«Signor Antonio, non so quante volte a Rialto m’avete dileggiato perché presto danari ad interesse. Io l’ho sempre voluto tollerare con un paziente gesto di spallucce; perché la tolleranza è la divisa di tutti quelli della mia tribù; mi date in pubblico del miscredente, cane strozzino, e sputate schifato sopra la mia gabbana di giudeo. E tutto questo per l’uso ch’io faccio di ciò ch’è mio. »

Ad un’attenta lettura, scopriamo che l’usuraio non solo è l’unico ad ammettere il suo interesse per il denaro, ma è anche l’unico a rifiutarne. Nonostante gli vengano offerti il doppio dei ducati che gli spettano, Shylock rifiuta. Esige la sua penale. La famosa libra di carne.

Qui tutto il risentimento del personaggio viene a galla: dopo anni di angherie, di bullismo per usare un termine moderno, affila il suo coltello pronto a riscattare le molte umiliazioni. Attraverso un verboso e complicato ragionamento di Porzia travestita da avvocato, i buoni cristiani riescono a trovare un escamotage legale e fermano Shylock in tempo. Giustizia è stata fatta. Secondo loro.

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Una misericordia inesistente

Se il Doge pregò Shylock di misericordia, «Come puoi tu sperar pietà dal cielo, se non usi pietà verso il tuo prossimo?» di certo non ne dimostrano i buoni cristiani che spogliano Shylock di tutti i suoi averi, e, soprattutto, oltre al danno la beffa: deve diventare cristiano.

Un battesimo forzato, un concetto non estraneo all’epoca, che obbliga l’ebreo a rinunciare alla sua fede e alla sua identità. Nel frattempo tutti hanno vinto, tutto si è risolto, tutti sono finalmente ricchi. Tutti tranne Shylock che ora è senza un soldo, senza figlia, è obbligato a professare una fede diversa dalla sua, è comunque considerato la feccia della società. Di misericordia in questa soluzione non v’è traccia.

Ma Shakespeare questo lo sapeva. Il mercante di Venezia (acquista) è un’opera antisemita per chi si ferma alle apparenze: dietro ad ogni atto e ad ogni personaggio c’è un sottotesto visibile solo a chi vorrà approfondire. Dopotutto, il mondo è un palcoscenico sul quale ciascuno recita la propria parte.

Immagine in evidenza: Sir Herbert Beerbohm Tree nei panni di Shylock, ritratto nel 1914 da Charles Buchel, wikipedia.org

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Azzurra Bergamo

Classe 1991. Laureata in Lettere e in Editoria e Giornalismo. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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