Elegia degli Appalachi

«Demon Copperhead» di Barbara Kingsolver

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«Demon Copperhead»

Lee County è una piccola contea della Virginia, nel sud rurale degli Appalachi. Come tante altre realtà limitrofe, è schiacciata da una tradizione di sfruttamento ed oblio. Ad uno sguardo miope, la sua notorietà si lega unicamente alle ricchezze naturali, puntualmente espropriate e sfruttate per interessi economici. Una terra negletta in cui imperversano povertà ed ingiustizie frutto di un’indifferenza generale.

Con l’uscita dell’ultimo romanzo di Barbara Kingsolver qualcosa è cambiato. L’autrice statunitense è finalmente riuscita a strappare dal silenzio le storie di un’intera comunità, dando vita al «nuovo grande romanzo degli Appalachi». A raccontarlo è un giovane orfano, portavoce di una generazione smarrita ed invisibile. Vincitore del Premio Pulitzer 2023, Demon Copperhead è arrivato nelle librerie italiane per Neri Pozza, con la traduzione di Laura Prandino.

Addomesticare il destino

Demon Fields viene al mondo sul pavimento di una casa mobile sperduta negli Appalachi meridionali. Accanto a lui c’è solo la sua giovane mamma diciottenne, circondata da una bottiglia di gin, anfetamine e oppiodi. Fin dalla nascita, il protagonista è segnato da un destino avverso: il padre è morto in circostanze misteriose e la madre lotta quotidianamente con una dipendenza da alcol e droghe che finirà per consumarla.

Un po’ alla volta ti ci abitui, ma non in senso positivo, al punto che spesso ti sembra che tutto il mondo sia un posto in cui non eri invitato. Se l’hai provato, lo sai. Se non l’hai mai provato, dev’essere bello.

Giorno dopo giorno, Demon inizia a farsi cerca di farsi scudo nella quotidianità con l’unica arma a sua disposizione: il sarcasmo. Dietro a questa corazza, tenta disperatamente di non soccombere. Supera l’improvvisa morte della madre, fa fronte all’indifferenza dei servizi sociali, si rialza dagli amori sfortunati, sopravvive alla violenza, alla fame e alla solitudine. In questo angolo d’America rurale e desolato, la sua esistenza s’intreccia con quella di tante persone faticosamente in bilico come lui. Alcune di loro, però, hanno imparato a mitigare l’orrore e sanno offrire un barlume di speranza. Tra loro c’è un allenatore di football rimasto vedovo che decide di prendersi cura di Demon, aiutandolo ad investire sul suo potenziale atletico. Tuttavia, un infortunio improvviso lo blocca, trascinandolo nella spirale della droga nascosta nell’Oxycontin, un oppiaceo spacciato come antidolorifico.

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Storia di una dipendenza

Nel suo romanzo, Kingsolver punta i riflettori su un’epidemia senza precedenti. Nel 1996 la società farmaceutica Pharma della famiglia Sackler lanciò sul mercato l’OxyContin, un farmaco antidolorifico basato su un derivato dell’oppio. Le pillole funzionavano, ma la loro efficacia spesso non durava più di dodici ore. Moltissimi americani cominciarono ad abusarne, assumendone dosi superiori alle prescrizione ed ingerendone una ogniqualvolta riaffiorasse il dolore. In Virginia, la dimora dei cosiddetti hillbillies, i campagnoli irrisi da tutti gli Stati Uniti, l’epidemia colpì più duramente che altrove. In uno stato con un’economia basata sull’attività estrattiva, i lavoratori raramente non erano piegati da qualche forma di dolore.

Cos’è l’oxy, avevo chiesto. Quel novembre era ancora una cosa nuova di zecca, l’OxyContin, o ossicodone. Un dono di Dio per il disgraziato licenziato depresso con la cervicale e la schiena a pezzi come un sacco di ghiaia. Per la disgrazia ingobbita che fa il doppio turno al Dollar General con le ginocchia scoppiate e i nipoti con Adhd da crescere senza aiuto. Per il giocatore di football che si è rotto tutto quello che si poteva rompere mentre tutti strepitano per rivederlo in campo. Ed ecco la nostra salvezza.

Esistenze in bilico

In ogni intervista, alla domanda sulla genesi del romanzo, Kingsolver risponde sempre allo stesso modo, rievocando il momento in cui, seduta alla scrivania di Charles Dickens a Broadstairs, continuava ad interrogarsi su come raccontare in modo efficace la crisi degli oppioidi negli Appalachi. Dopo una riflessione due anni, durante il viaggio in Inghilterra ha ricevuto lo spunto decisivo da Dickens stesso: «you let the child tell the story», ossia «lascia che sia il ragazzo a raccontare la storia», proprio come aveva fatto lui nel suo David Copperfield quasi due secoli prima.

Tra le pagine del romanzo (acquista), Demon si racconta senza filtri. Ripercorre la storia della sua vita e traccia un affresco amaro di una generazione smarrita. La sua è la voce arrabbiata di un ragazzo affamato, che desidera di più dall’esistenza e non riesce a rassegnarsi ad un destino di sconfitta. Negli Appalachi il sogno americano sembra lontano, lontanissimo. Eppure forse c’è ancora spazio per un riscatto.

Ai bambini che ogni giorno si svegliano affamati in questi luoghi oscuri, che hanno perso le loro famiglie per povertà e oppioidi, affidati ad assistenti sociali che continuano a perdersi le loro pratiche, che si sentono invisibili oppure vorrebbero esserlo: questo libro è per voi.

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Costanza Valdina

23 anni, nata a Perugia, laureata in letteratura americana all’Università Ca’ Foscari di Venezia. La descrivono come un’instancabile lettrice, un’incurabile cinefila e una viaggiatrice curiosa. Negli anni si è innamorata della scrittura e del giornalismo, ispirata dall’ideale che “pensieri e parole possono cambiare il mondo.”

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