La scrittura per Robert Stone ha sempre rappresentato uno strumento per fronteggiare demoni sociali e personali. «Le storie non sono un lusso che l’umanità si concede, inventare è necessario quasi come il pane», scriveva nel 1988 nel suo articolo The Reason for Stories per Harper’s Magazine.
L’immaginazione, dunque, è un mezzo essenziale per interpretare la realtà. Il suo libro Dog Soldiers nasce proprio da questa necessità. Per tentare di capire l’orrore della guerra in Vietnam, non resta che raccontarlo, trasponendolo nell’artificio letterario. Pubblicato per la prima volta nel 1974, l’intramontabile romanzo di Stone torna nelle librerie italiane per la collana Classics di Minimum Fax con la nuova traduzione di Dante Imperi.
Incomprensibile, incontrastabile Vietnam
John Converse è un giornalista californiano partito per il Vietnam in cerca d’ispirazione. Reduce dall’insuccesso delle sue opere teatrali e intrappolato in un matrimonio infelice con Marge, una bigliettaia di un cinema a luci rosse con problemi di dipendenza, fugge dagli Stati Uniti. A Saigon, ormai, è caduto qualsiasi confine etico. Converse si ritrova immerso in una realtà intrisa di alcol, droga e prostituzione, in cui tutto è concesso e nessuno si fa più scrupoli.
«Non sappiamo cosa stiamo facendo», rispose Converse, sicuro di sé. «Questo è il principio che difendevamo in Vietnam. Questo è il motivo per cui siamo andati in guerra».
Il protagonista intuisce presto che non sarà certo lui a poter fare la differenza. Ha troppa paura e non trova altra soluzione se non lasciarsi risucchiare da una realtà che nessuno è in grado di comprendere e tantomeno sovrastare. Anche lui, come tutti gli altri, non è che una vittima della guerra, di «quell’errore lungo diecimila miglia.» Pieno di amarezza e rassegnazione, decide di abbandonare la scrittura e diventare un trafficante. Supportato dal vecchio amico Ray Hicks e dalla moglie, riesce a trasportare tre chili di eroina in California. Eppure, la folle speranza di passare inosservato non è che un’illusione: un agente della CIA corrotto e i suoi scagnozzi sono già sulle loro tracce.
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Una fuga senza meta
I personaggi si ritrovano ad affannarsi in una fuga disperata e priva di meta, sulla scia degli interminabili viaggi on the road della Beat Generation. Le pagine di Dog Soldiers, figlie del legame tra l’autore e gli amici scrittori Jack Kerouac e Ken Kesey, trasudano tutti gli ingredienti delle storie beat. Sono ricolme di droghe, paranoia, amori liberi, allucinazioni ed illuminazioni momentanee e ritraggono una realtà totalmente destrutturata, ormai dissolta in «un processo mistico». I personaggi che le abitano sono in balia dell’esistenza. Annegati nella disillusione, non hanno più alcuna scelta. Si abbandonano alle proprie fragilità e si lasciano trasportare dall’imprevedibile flusso degli eventi.
Negatività. Respirò profondamente, raccogliendo il dolore. Era difficile da raccogliere. Lo impilo come balle di fieno? Lo risucchio con un sifone? […] Ma forse separarsi dal dolore a quel modo era un errore. Forse è da ignoranti segregarlo in una cella di isolamento, dove non fa altro che covare sempre più rabbia, infettandosi e aspettando di strisciare fuori per storpiarti. Se lo rinchiudi così c’è il rischio che sopravviva. Fa’ un esperimento: accettalo e sparirà, anche se non capirai il perché. Fa parte di te – hai sempre sopportato qualche forma di dolore, labbra bruciate, pellicine strappate, vesciche, mal di denti. Sei fatto così, sentirai sempre dolore.
Annegare nel disincanto
Proprio come il suo Converse, anche Stone si è scontrato in prima persona con l’orrore del Vietnam. Lo scrittore era convinto che per definire la più autentica essenza dello spirito americano sarebbe dovuto partire inevitabilmente. Nel 1971, infatti, raggiunse Saigon per il settimanale londinese INK per osservare da vicino quella guerra che stava consumando la vita americana. Dall’asfissiante spirale del conflitto armato prese vita il suo romanzo. A Stone non interessava raccontare una storia quotidiana di criminalità e disillusione: la vicenda non era che un espediente per tratteggiare qualcosa di più complesso.
Intuì che il mondo fisico, ordinario, che attraversiamo vagando distratti e pigri andando incontro all’inesistenza, poteva assumere la forma di un potentissimo strumento di morte e di tortura, in qualunque momento e senza preavviso. L’esistenza era una trappola; la pazienza già traballante dello stato delle cose poteva esaurirsi in qualsiasi istante.
Pagina dopo pagina, la prosa di Stone alterna barocche divagazioni esistenziali a dialoghi aspri e cupamente divertenti, restituendo un affresco di una generazione alla deriva: il racconto brutale di una società inghiottita dal disincanto, sopraffatta dalla difficoltà di rimettere insieme i frammenti della Storia. A distanza di mezzo secolo, Dog Soldiers (acquista) continua a mettere alle strette i lettori, costringendoli a fare i conti con l’ombra del Vietnam, «una ferita ricoperta di tessuto cicatrizzato, un pezzo di scheggia radicato nella nostra storia, incorporato nella definizione stessa di chi siamo.»
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