«Noi siamo incontri»

«Enchiridion celeste» di Alessandro Ramberti

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Enchiridion celeste

Con Enchiridion celeste, edito da FaraEditore, Alessandro Ramberti regala al pubblico una silloge di incredibile limpidezza e sincerità. Ramberti riprende il tema del viaggio e della scoperta, non da intendersi in termini strettamente figurativi: l’autore, infatti, compie un percorso intimo verso la scoperta di sé e dell’altro.

Da una parte l’io lirico si immedesima sempre più con il proprio interlocutore; in questo senso le figure del poeta e del lettore si confondono gradualmente fino ad essere parte di un unico disegno. Come già scriveva ne La simmetria perfetta, pubblicata con lo pseudonimo di Jóhan Haukur Jóhansson: «la carità può essere considerata come un processo di avvicinamento alla dimenticanza di sé».

D’altro canto afferma chiaramente il lato spirituale dell’essere umano, inteso come essere unico e irripetibile. La poesia così si libra al di sopra del dato biologico plasmando un ordine divino celato in noi stessi: «siamo le ossa di un cranio / in cui risuona il cosmo». Concetto ripreso idealmente anche dalla splendida opera Faglie celesti di Dante Zamperini, dipinto in copertina del volume.

«Enchiridion celeste»: il cielo in un taccuino

Il titolo della raccolta già di per sé racchiude il senso e l’obiettivo dell’autore. Si tratta infatti di un libro di piccole dimensioni che intende trattare tutto ciò che è proprio del cielo. Di certo un proposito ambizioso che, tuttavia, viene raggiunto partendo da un’esperienza umana nell’umiltà e nella cultura.

Enchiridion celeste assume per l’autore le fattezze di un taccuino, su cui annota prontamente le sue impressioni tanto sul mondo esterno quanto su quello interiore. La guida delle Sacre Scritture è onnisciente e vengono in soccorso del poeta, sia per rispondere a un dubbio interiore sia per spiegare in maniera semplice e trasparente alcuni concetti.

La voce dei santi si insinua così nelle strofe conferendo note appassionate di lettura, senza che esse figurino come delle sentenze:

Se siamo tutti increduli
possiamo sempre dire
con la bocca di uno
della folla: – Mi fido.
Aiutami Signore
se io fatico a credere!

Al di là della biologia e il recupero dell’oralità

Enchiridion celeste è contraddistinto da un verso semplice, senza che esso venga contaminato da sperimentazioni di sorta. Nelle pagine si leva un canto pacificatore, capace di raccogliere intorno a sé l’attenzione di devoti o anche semplici curiosi.

Come suggerisce Ramberti in una sua poesia, siamo endiadi che seppur divise, assieme costituiscono il significato principe: «se non c’è almeno un tu / né tu senza di me – / noi siamo incontri». E proprio nella virtù dell’incontro si istaura l’importanza del volere e dovere comunicare.

Lo stile di Ramberti, in questa connotazione, recupera i valori dell’oralità. Al poeta preme essere capito per comunicare un messaggio di carità e solidarietà. Gli episodi e le lezioni della vita vengono così raccolte in un prezioso breviario da leggere nei momenti di bisogno o semplicemente di riflessione.

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Dalle pagine affiora una vera e propria voce, pronta al racconto e al confronto. In questo senso risulta rivelatoria la dichiarazione di Jonathan Frazen rilasciata già all’inizio del millennio:

Il desiderio di registrare le storie in maniera indelebile, di annotarle con parole permanenti, mi sembra imparentato con la nostra convinzione di non essere fatti di sola biologia. Mi chiedo se l’attuale sensibilità culturale al fascino del materialismo […] non sia intimamente connessa alla rinascita dell’oralità.

Alla ricerca e all’incontro con l’altro

Alessandro Ramberti è studioso attento, editore dedito e autore prolifico. La sua produzione spazia dalla prosa alla poesia ed è mirata a una continua ricerca di sé e dell’altro, anche per il tramite della spiritualità. Con quest’ultima raccolta, il poeta riesce a condensare concetti universali e fondanti per la vita umana. I versi tratteggiano in maniera inedita certe immagini bibliche, rielaborando con rispetto e cura i testi antichi. È il caso, ad esempio, di Spirito, composizione che apre la seconda ed ultima sezione della silloge:

Ascolto per sentire il desiderio
l’instabile emozione che ci spinge
a fare verità ad incendiare
il deserto così colmo di spirito
così avido della nostra sete
da mettere in noi il seme del perdono.

E se quindi la qualità della vita dipendesse dal valore dei nostri pensieri, è giusto affermare come i valori affermati da Ramberti siano più che meritevoli. Enchiridion celeste (acquista) è quindi un vademecum per prendere consapevolezza di sé per poi aprirsi verso l’altro grazie alla fede. Perché se «ci sono muri aperti / attraverso cancelli / in cui si tuffa il cuore» è anche vero come «può essere un inizio / un dire sono qui».

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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