Il rapporto fra uomo e natura è un leitmotiv della letteratura, che ci spinge a riflettere su come l’uomo sia cresciuto e si sia sviluppato in questo mondo, a contatto – o a distanza – da quello che lo circonda. Questo tema ritorna anche nell’ultima fatica letteraria di Kerstin Ekman, Essere lupo, pubblicato in Italia da Iperborea e tradotto dallo svedese da Carmen Giorgetti Cima.
Ekman è una delle autrici più importanti e influenti del Nord Europa. Inizia a pubblicare nel 1959 con il romanzo giallo 30 meter mord, a cui poi susseguono diversi saggi, bibliografie e una serie di romanzi spesso gialli e sceneggiature. Un’autrice prolifica, che nel 1978 ha avuto l’onore di essere la terza donna a diventare membro dell’Accademia svedese, che ha lasciato nel 1989. Nel 2003 ha ottenuto il suo secondo Premio August per il romanzo Skraplotter.
«Essere lupo»: la trama
Il romanzo di Ekman è semplice nella sua struttura, ma in grado di colpire il lettore con la sua modestia, facendolo cadere come una novella Alice in un mondo che – al di fuori della terra natia della scrittrice – appare quasi fantastico.
Un locus amoenus d’eccellenza, dove la neve e le foreste la fanno da padrone. I piccoli villaggi sono costituiti da piccoli gruppi di persone che si conoscono fin dall’infanzia, e le nuove tecnologie non sono ancora sfruttate o per la maggior parte delle volte non sono proprio accessibili. Come se la neve avesse bloccato il tempo, ci ritroviamo in una piccola comunità svedese, dove il capo sembra essere proprio il capocaccia, il nostro protagonista, Ulf.
L’incidente scatenante del romanzo è la magnifica apparizione di un lupo nei pressi del camper di Ulf, appostato nella foresta per cercare tracce di animali. «Ho visto un lupo», il pensiero che lo ossessionerà fino alla fine del romanzo, senza che lui riesca ad esprimere questo concetto ad alta voce. Come se fosse un momento intimo, personale, quasi pericoloso, Ulf non riesce a confessare che una mattina di gennaio, il giorno prima del suo settantesimo compleanno, lui abbia visto un lupo e che questa visione abbia ribaltato ogni sua convinzione e abitudine. Zampalunga – così lo chiamerà Ulf nei suoi pensieri – diventa parte integrante della sua vita: lo sogna, immagina dove sia, nota le sue tracce nella neve. Eppure rimane un suo segreto, preziosamente protetto nei suoi pensieri, lontano anche dalla moglie.
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Da cacciatore a preda
Ulf, da quell’incontro, cambia e non riesce più a tornare quello di una volta. La presenza del lupo lo porta a rivedere ogni sua convinzione di come l’uomo si approcci alla natura e soprattutto agli animali. In un mondo in cui la caccia – soprattutto quella di protezione – è di uso comune e base della società, Ulf si sente all’improvviso braccato da quelli che erano sempre stati i suoi compari.
Abbandona la sua posizione di ispettore forestale al compimento dei settant’anni e, su consiglio della moglie, ricomincia a leggere i suoi diari. Fin da piccolo, a imitazione di suo padre e di lo aveva preceduto, aveva iniziato a scrivere brevi frasi su ciò che cacciava, ma ora quelle piccole menzioni non paiono altro che descrizioni di uccisioni.
Cacciatore o assassino? Abbattimento o omicidio? C’è davvero differenza tra uomo e animale quando sia arriva a prendere la sua vita? Queste sono le domande a cui Ulf non riesce a rispondere leggendo quei diari, ricordando le avventure vissute suoi monti, abbandonando la sua posizione di capocaccia ad un compagno molto più violento e desideroso di abbattere tutti i lupi che potrebbero attaccare la comunità.
«Essere lupo» o essere uomo
Il principale tema di Essere lupo è l’allontanamento del singolo dal gruppo. Ulf diventa quasi un individuo “difettoso” agli occhi del resto della comunità di cui fa parte. Viene sostenuto solo dalla moglie che, ignara delle vere ragioni, lo vede cambiare davanti ai suoi occhi.
Durante i vari attacchi degli animali selvatici verso gli abitanti, possiamo notare i due diversi comportamenti che adottano i due principali personaggi: Ulf e Ronny. Ulf non vuole minimizzare il problema ma prima di richiedere una caccia di protezione – con il singolo obiettivo di abbattere l’animale che ha attaccato il villaggio – cerca ogni indizio, ogni segno del suo passaggio e ogni possibile movente. Ulf tenta di entrare nella mente dell’animale, comprendere come abbia potuto attaccare e come si sarebbe potuta evitare la tragedia. Poi, dopo queste riflessioni, accetta di richiedere – senza prenderne parte ormai – la caccia di protezione.
Ronny, invece, è il cacciatore che tutti ci aspetteremmo. Non attende, non riflette: Ronny agisce. Non è incaricato di osservare i motivi o trovare soluzioni, lui ha la missione di proteggere la sua gente e il solo modo che conosce e che tutti gli hanno concesso è la caccia. Ronny è il primo a comprendere il cambiamento di Ulf, il primo a non accettarlo, il primo a estraniarlo. Per lui, cercare di capire la mentalità animale è un pensiero inutile e stupido. Nel mondo umano non è accettabile “essere lupo”.
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Struttura e temi fondamentali
Essere lupo (acquista) segue un paio di anni della vita anziana di Ulf, quelli che vengono marchiati dalla presenza del lupo che lui chiama Zampalunga. Una struttura lineare e organica che il lettore scopre dagli occhi di un capocaccia laconico, chiuso nei suoi ricordi e nei suoi pensieri.
Eppure Ulf è un personaggio che permette lo sviluppo di molteplici temi, tutti affrontati – seppur lievemente – con dolcezza ed estrema verosimiglianza. Ulf è un capocaccia di settant’anni all’inizio del libro e la visione di un lupo cambia la sua vita. Ma quanto può cambiare la sua vita data la sua età, dati i malanni che si susseguono nell’opera?
Le sue riflessioni sulla vecchiaia e i ricordi di un giovane Ulf impegnato nelle lotte che ora non riconosce più, uniti alla memoria che sembra fare degli scherzi diventano importanti spunti di riflessione. Come una lenta e rilassata preparazione alla morte, Ulf “sistema i suoi ultimi affari” con una nuova visione della realtà. La vista del lupo, l’addio al suo cane e l’arrivo di un nuovo cucciolo, la sua malattia diventano tutti punti cardinali del suo cambiamento, il suo ultimo lascito al mondo che spera diventi più cordiale ed amichevole nei confronti degli animali.
L’impresa è ardua e il suo essere chiuso in sé stesso, tenendo per sé il proprio cambiamento, non aiuta la causa, ma anche solo il piacere di aver cercato di migliorarsi fino alla fine è una vittoria che Ulf può considerare di aver ottenuto.
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Una bella recensione che mette a fuoco con molta chiarezza il senso profondo del libro e ne coglie tutte le sfumature, vedendo oltre l’apparente semplicità del testo.
E una bella traduzione: efficace ancorché elegante. Non conosco la lingua svedese, ma quella dei boschi sì. Credo che un bravo traduttore faccia altrettanto lavoro di un bravo autore. In questo caso traduttrice e scrittrice. Complimenti. È stato un piacere leggervi.