Fare i conti con il proprio corpo

«Corpi maledetti» di Lucía Baskaran

8 minuti di lettura

Fare i conti con la morte è un dolore abissale che risucchia ogni energia del nostro corpo maledetto, brucia e risale alla radice del male. In Corpi maledetti di Lucía Baskaran (Cento Autori Edizioni, 2022) la sofferenza dovuta al lutto è solo uno dei temi inaspettatamente affrontati. La cura, sempre la stessa: riuscire ad accettarsi, o almeno provarci. L’unico stimolo a cui non riesce a resistere: il piacere.

Martín è morto da un anno ma Alicia continua a fare i conti con i fantasmi dalle sua assenza, con i ricordi di quella famiglia che non hanno realmente costruito. Non ha più un lavoro, non ha più un obiettivo, non ha più un corpo. Anzi, il pensiero offuscato dagli antidepressivi le restituisce un ritratto di sé novantenne imprigionata nel corpo di una ventisettenne, mentre nessuno sembra sentire le sue urla. Intorno a sé, la passiva commiserazione.

Povera ragazza dicono, quando credono che non li senta. Povera ragazza, ma nessuno, tranne mio padre, mi abbraccia. Ciò che più mi manca sono le tue braccia e il tuo petto e come diventavano casa ovunque fossimo. Ho dentro il tuo odore. Di notte, quando chiudo gli occhi, il tuo odore mi viene a cercare e con lui, le lacrime. Nessuno mi ha visto piangere. Posso immaginare cosa pensano. «Si è inaridita dentro» o «il dolore è troppo grande» o «forse non sta così male». Non hanno tutti i torti. Povera ragazza.

Il tutto, ambientato a Bortiz, una piccola città in cui tutti sembrano osservarsi a vicenda e la vita è il sogno di chi guarda al mondo come una via di fuga. Il filo conduttore delle prime pagine del romanzo è un susseguirsi di ricordi offuscati in cui l’inerzia è l’unica spinta che guida Alicia nel ricercare affetto nelle persone a lei più vicine: il padre, l’amica d’infanzia Ane, il cognato Otto. Il suo silenzio è il rifugio in cui Alicia lascia che il suo corpo sia ricoperto dalla polvere, come i libri sparsi e i bicchieri sporchi in giro per casa. 

C’è qualcosa di affascinante nell’essere lo spettatore della propria distruzione, qualcosa di provocatorio.

Eppure la vita deve proseguire. E per farlo, Alicia deve tornare indietro, a prima di Martin: alla scomparsa della madre, alla scoperta della sessualità con Ane, al suo corpo nudo, esposto, onnipresente e maledetto. 

Eravamo due corpi e ora ne ho uno che non è nemmeno il mio. Perché non sei l’unico che è morto, Martín.

Leggi anche:
Storia di un uomo che batte le ali ma non spicca mai il volo

Il passato, al confine del dolore

Ai confini di quel dolore, ecco che le perdite si trasformano in nuove spine che scavano nel passato delle ragioni di un’infelicità che non si lascia schiacciare dall’istinto di sopravvivenza ma spinge l’uomo a fare i conti con tutte le debolezze che da una vita intera pretendono di essere comprese. Alicia ripenserà all’incontro con Ane, a come da un episodio di bullismo tra i banchi di scuola è nata un’amicizia meravigliosa. Al ritorno insperato della madre Cristina, donna misteriosamente scomparsa quando era ancora una ragazzina. All’arrivo di Otto che riempie la sua vita di inaspettato desiderio selvaggio.

Non è questo l’amore? Fondersi, divorare l’altro, mangiarlo, ingerirlo, averlo dentro, essere qualcosa che va oltre il proprio corpo. Scomparire.

Un romanzo breve dedicato a chi ha il coraggio di esplorare la vita imperfetta di una donna che non ha alcuna paura di lasciarsi travolgere dai sentimenti, ovunque la portino. Consigliato a chi sente l’esigenza di ricostruire la propria vita scavando nel passato, tra le mancanze e i “non detto”. Lucía Baskaran scrive dell’asfissia delle famiglie, del corpo e dell’amicizia con l’eleganza brutale di chi è pronto a svelare la natura dei sentimenti umani: «Mi chiedo se non sia questo che ci definisce: il dolore che siamo capaci di sopportare».

Lucía Baskaran è nata a Zarautz nel 1988, Cuerpos malditos (Temas de hoy) è il suo secondo romanzo. Al momento scrive per El PaísEl Periódico de EspañaGlamour magazine e per riviste online come El Salto Diario o PlayGround Magazine. Attualmente vive a Donostia e sta completando la stesura della sua terza opera. 

«Corpi maledetti» di Lucía Baskaran, un atto di onestà verso di sé

Corpi maledetti (acquista qui) è un romanzo, tagliente ed esplicito, fatto di desideri che lasciano cicatrici sulla propria pelle, sulla dura realtà di come ci trasformano le perdite e sulla possibilità che abbiamo di rinascere. Non un mero romanzo sull’elaborazione del lutto ma l’amara accettazione della fine di una vita, diretta conseguenza dell’inizio di un’altra.

Unica pecca: sono molteplici i tasti dolenti che, nel corso della narrazione, invitano il lettore a osservare diverse forme di un dolore personale. L’omosessualità di Ane, l’affetto che la madre di Martín continua a riservare ad Alicia nonostante la scomparsa del figlio, il lato duro del padre e l’assenza della madre. Al contempo, il caos dell’essere adulti passa dal bisogno d’amore al desiderio di una libertà sessuale. Argomenti toccati, sfioranti, accessori di una storia che ne incarna altrettante. D’altronde, si sa, non basta una vita per trovare una risposta a ogni domanda. Provarci è un buon modo di iniziare.

Grazie alla lucida e viscerale traduzione a cura di Lucia Perillo, la penna di Lucía Baskaran immortala un profondo atto di onestà verso se stessi. Quanti di noi siamo ancora in grado di lasciarci andare a una rivoluzione di sbagli e tormentate domande? È la scelta più difficile della propria vita, il “dopo” fa tanta paura ma… adesso, cosa c’è da perdere?

Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

Lascia un commento

Your email address will not be published.