Per Fazi Editore lo scorso novembre è stato pubblicato il nuovo romanzo di Desy Icardi, La fotografa degli spiriti. Questo romanzo psicologico è inserito nella saga delle avventure dell’avvocato Edmondo Ferro, ma è un’opera che può essere anche letta come stand-alone. Di fatto, mostra un Edmondo all’inizio della sua carriera, a cui possiamo avvicinarci con gran interesse senza aver letto precedenti storie a lui collegate.
Il nuovo romanzo di Icardi è un intrigante racconto che riesce a unire diversi generi, tra il soprannaturale e lo storico, coinvolgendoci in due storie parallele che sembrano non unirsi mai se non alla fine. Ma cosa rende La fotografa degli spiriti un libro degno di nota?
«La fotografa degli spiriti»: la trama
Partiamo dalla base, ovvero di cosa parla? La fotografa degli spiriti ci porta direttamente nella Torino di inizio Novecento. Due storie ci vengono presentate parallelamente, a distanza di due anni. Nel 1908 la nostra protagonista Pia deve risolvere un dramma di famiglia causato dalla sorella minore Amedea. Nel 1910, invece, il nostro avvocato Ferro cerca di sopravvivere tra la sua passione per i libri e il noioso lavoro burocratico lasciatogli dalla sua famiglia.
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La storia di Pia
Iniziamo con Pia, ovvero Maria Pia Martinot. La ragazza non è delle più attraenti nella sua piccola cittadina nei pressi di Valenza, anzi pare invisibile ai più quando a lei viene accostata la sorella Amedea. La minore, gioia dei genitori e splendore degli uomini del paese, è desiderata da tanti. I genitori, a causa di problemi economici, decidono di darla in sposa a un contadino emigrato in Argentina che pare possa renderla una ricca signora. Amedea, però, è innamorata di Beppe e rimanendo incinta pensa di poter salvarsi da questo orribile accordo. Una volta scoperta la sua gravidanza, i genitori temono di poter perdere tutto, ma il sensale – e fotografo – Bardella decide di scambiare Amedea per Pia e continuare l’affare.
Se solo alle donne fosse stato concesso di istruirsi e perseguire carriere redditizie, ci sarebbero stati molti più matrimoni d’amore. […]
Il mondo cambia e gli uomini si affannano per stare al passo, mentre alle donne tocca rimanere indietro.
La sconsolata Pia accetta lo scambio e segue Bardella nel viaggio verso l’Argentina, un viaggio che prevede la traversata oceanica sul piroscafo italiano Sirio. Con lei, sono presenti altre ragazze destinate alla medesima fine – alcune più convinte, altre meno – e Anita Amerio, una ragazza di più alto grado sociale. Lei non deve maritarsi, ma viaggia per l’Argentina a fare esperienza oltre ai libri, o almeno così dice.
Sul Sirio, Pia comincia ad aiutare Bardella nel suo lavoro di fotografo. Impara il lavoro e nel mentre scopre un suo piccolo dono: dietro l’obiettivo non sempre vede ciò che sta fotografando. Le fotografie scattate da Pia mostrano l’animo interiore del soggetto, ciò che è davvero e non ciò che vuole far apparire.
La storia di Edmondo
A due anni di distanza, Edmondo non ha la minima voglia di lavorare come avvocato, ma desidera soltanto perdersi tra i suoi libri. Una bella distrazione gli viene offerta dal suo amico Raimondo, che vuole scrivere un articolo di denuncia verso le sedute spiritiche che stanno prendendo piede a Torino, scoprendo in che modo riescono a truffare i ricchi borghesi.
Perchè lo chiamavano ordine universale, se di ordinato non aveva nulla? Forse però si sbagliava; forse un’ordine c’era, soltanto non era alla portata dell’intelletto umano.
In una unica grande – ed esplicitata – citazione a Sherlock Holmes e il signor Watson, i due si fanno invitare a casa della contessa Székely. Quest’ultima ospita una famosa medium e vuole dimostrare la sua capacità sfidando i fotografi a partecipare alle sedute e provare a smascherarla. Edmondo non è un uomo d’azione, ma quando Raimondo si tira indietro all’ultimo, tocca a lui smascherare la medium. Deve capire da solo come questa possa riportare a sé gli spiriti, contando solo sulla sua scaltrezza.
Ma il lavoro chiama e Edmondo deve partire per Genova. Un documento riporta che due anni prima il piroscafo Sirio è affondato e qualcuno ricerca una tale Anita Amerio. Alcuni referti dichiarano la sua morte sul Sirio, mentre pare si aggiri per Genova.
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L’importanza della vista
Tutto il romanzo si basa su eventi che ruotano sempre attorno alla vista. Un senso fondamentale in entrambe le storie che ci vengono presentate, un senso che permette l’avanzamento della trama e la costruzione delle emozioni che la compongono.
Come una vertigine scintillante d’oro, una cosa talmente bella che fa male a guardarla eppure devi farlo lo stesso anche se gli occhi ti lacrimano!
Per Pia, la vista è un movente sia fisico che psicologico per le sue azioni. La ragazza è famosa per il suo strabismo, che tenta in ogni momento di nascondere: quando i suoi occhi non l’aiutano, arriva in soccorso l’occhio della fotocamera. L’obiettivo diventa per Pia una nuova arma per vedere ciò che la circonda, anzi soprattutto chi. La sua capacità di fotografare l’animo umano rende le sue fotografie uniche e richieste, sebbene nessuno riconosca la potenza di questo dono. Alcuni si lamentano del loro sguardo cupo, altri si rallegrano del loro viso appagato.
Per Edmondo, la vista è la chiave del mistero racchiuso nelle sedute spiritiche, ma è anche un suo flagello. Famoso per il suo aspetto non proprio irresistibile, sente la vista altrui su di sé come una tortura, almeno fino a quanto una fotografia di Pia non gli dimostrerà cosa invece nasconde. Entrambi devono accettare se stessi, vedersi in modo diverso, più intimo rispetto al giudizio estetico.
La fotografa degli spiriti (acquista) cerca di accompagnare il lettore verso la conoscenza della propria personalità, per amarsi per come si è, per le passioni che ci muovono. Lo fa mostrandoci un mondo che è storicamente diverso, con leggi e costumi che ci paiono aliene e assurde, ma che sono costruiscono il nostro contesto culturale anche odierno.
La maggior parte delle persone vengono al mondo con un mestiere, un ruolo, un cammino già tracciato e, a parte rare eccezioni, questi poveretti non scopriranno mai ciò che potrebbe renderli felici. […] Coloro che invece sono davvero da compatire sono quelli che hanno scoperto ciò che vorrebbero fare nella vita, ma debbono rinunciarvi.
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