L’anima degli Stati Uniti in un diario di viaggio

«Frontiera» di Francesco Costa

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«Frontiera» di Francesco Costa

Immaginiamo di trovarci di fronte a un puzzle scomposto in pezzettini sparsi e confusi, segnati da forme irregolari e distinti da colori sgargianti: particelle elementari di un perfetto rompicapo. Seppure aleggi un’idea dell’immagine da ricomporre, il processo di assemblaggio rappresenterebbe una sfida non scontata, soprattutto se il risultato finale dovesse riprodurre un mosaico fedele della frammentaria realtà statunitense. Una prova complessa che Francesco Costa, giornalista e vicedirettore del Post, ha deciso di affrontare nel suo ultimo libro Frontiera. Perché sarà un nuovo secolo americano, edito Mondadori. Dopo il successo dei precedenti, l’autore torna tra gli scaffali con uno nuovo saggio dedicato al paese più criticato e ammirato al mondo: gli Stati Uniti.

La disperazione di ogni ideologo

Le parole dello storico Richard Hofstadter, nella dedica di apertura al libro, racchiudono l’essenza del paradosso statunitense: «L’America è sempre stata la disperazione di ogni ideologo. Il nostro destino come nazione è sempre stato non avere alcuna ideologia, ma esserlo.» Nel tentativo di decodificare questo popolo dinamico e contraddittorio Costa individua cinque linee guida: abbondanza, ingenuità, identità, violenza e frontiera.

In che modo ragionano gli americani? Come guardano a sé stessi e alla realtà che li circonda? Cosa chiedono al presente e al futuro? In linea con la tipica narrazione giornalistica statunitense, «religiosamente concentrata sull’indagine, la comprensione e il racconto della realtà», Costa cerca di suggerire al lettore delle risposte e guidarlo negli angoli più insoliti e reconditi di una nazione in bilico, costantemente divisa in un gioco di opposizioni. Un paese che, nonostante tutto, continua a rappresentare la nostra frontiera nel senso più americano del termine: un limite apparente e in costante movimento a pari passo con il progresso.

Quello che vediamo negli Stati Uniti è stato ed è ancora un’anteprima di quello che vedremo dalle nostre parti, più di quello che vediamo in Cina o in Tunisia. Come dire: gli Stati Uniti ci mostrano le prove generali.

Ingenuity

Nel tentativo di tracciare una definizione dell’autentica mentalità americana, Costa guarda ad un tratto culturale distintivo, «difficile da mettere a fuoco», ma emblematicamente identitario:

Gli americani, quando vogliono avvicinarsi a quel concetto, usano la parola ingenuity, che però in inglese non vuol dire ingenuità bensì ingegno, inventiva, abilità. Fuochino. Quello che intendiamo noi per ingenuità, invece, significa – dal dizionario Treccani – «sincerità, innocenza, candore d’animo, semplicità e anche dabbenaggine». Fuochino anche qui. Questo tratto che vediamo sempre ma in controluce, che intuiamo ma non sappiamo definire, è un po’ ingenuity ed è un po’ ingenuità, ed è un po’ un misto di entrambe, sincerità e guasconeria, innocenza e inventiva, e quello che viene fuori mescolando gli ingredienti.

Questa caratteristica peculiare si rispecchia a pieno nel loro approccio diretto con la realtà, nella loro infantile spavalderia, nel patriottismo sfrenato, e nella fiducia, talvolta temeraria, che nutrono verso sé stessi e verso gli altri. Una fiducia che non li ha mai messi nella condizione di porsi dei limiti né nella vita di tutti i giorni né nelle assurde imprese su cui hanno scommesso e che, in un modo o nell’altro, hanno sempre finito per segnare la storia. Dallo sbarco sulla Luna, all’invasione di palloncini nel cielo di Cleveland, fino all’insolita abitudine di uscire di casa senza chiudere la porta a chiave.

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Un saggio on the road

Più che un saggio, Frontiera (acquista) è una raccolta di frammenti di realtà. Costa osserva, ascolta e racconta l’anima degli Stati Uniti, affidando ai lettori un personalissimo diario di viaggio che procede «storia dopo storia, dato dopo dato». Al lettore non resta altro che accompagnarlo e gustare l’esperienza sulla strada per rievocare spaccati di vita, condividere curiosità e assemblare pagina dopo pagina i pezzi di un puzzle complesso, ma inesauribilmente sorprendente.

Questo è un libro frastagliato e non lineare, perché la realtà è frastagliata e non lineare: non è una riga che va da A verso B, una vicenda con un inizio e una fine. La stessa rapidità di questi cambiamenti suggerisce peraltro che possano accadere in modo altrettanto precipitoso anche capovolgimenti opposti: e la velocità è forse la vera cifra dei nostri tempi. È il caso quindi di armarsi di curiosità, di desiderio di scoperta, di disponibilità ad accettare sorprese e incongruenze; sospendere il giudizio e poi guardare in ogni direzione, tenendo nel nostro sguardo ogni singola cosa e poi tutto quanto, esplorando una strada e poi tornando indietro, procedendo a zig-zag, soffermandosi su un dettaglio per poi correre da un’altra parte. Lo faremo insieme. Fatevi trasportare. Buon viaggio.

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Costanza Valdina

23 anni, nata a Perugia, studia letteratura americana all’Università Ca’ Foscari di Venezia. La descrivono come un’instancabile lettrice, un’incurabile cinefila e una viaggiatrice curiosa. Negli anni si è innamorata della scrittura e del giornalismo, ispirata dall’ideale che “pensieri e parole possono cambiare il mondo.”

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