Nel 1884, i viticoltori della California si trovano di fronte a una sfida imponente: una malattia misteriosa minaccia le loro viti, resistendo a ogni tentativo di rimedio. Nonostante varie ipotesi, come problemi climatici o composizione del terreno, la ricerca si orienta verso la presenza di un patogeno, senza però giungere a una conclusione definitiva.
In quel periodo, Newton B. Pierce, un giovane ricercatore di Harvard, viene inviato in California con il compito di indagare sulla malattia. Nonostante i suoi sforzi e la sua dedizione, Pierce non riesce a isolare il patogeno responsabile, ma contribuisce significativamente alla comprensione del problema e alla ricerca di soluzioni, come la selezione di varietà di viti resistenti alla malattia.
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Oltre cent’anni dopo, nel 2013, un’altra comunità agricola, quella del Salento, si trova di fronte a una situazione analoga, perché come Nietzsche scriveva ne La gaia scienza «questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte».
Edito da Rizzoli, Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale di Daniele Rielli è stato candidato al Premio Strega 2024 su proposta di Antonio Pascale con la seguente motivazione:
Candido il libro di Daniele Rielli, Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale (Rizzoli), perché Rielli è riuscito a sfruttare tutte le enormi ma poco utilizzate potenzialità del romanzo. Utilizzando vari strumenti narrativi, dal reportage d’autore, all’inchiesta giornalistica, all’autobiografia, alla riflessione saggistica, al racconto narrativo vero e proprio, Rielli costruisce così facendo un magnifico romanzo corale, una narrazione che mostra da subito una filiazione diretta con modelli alti, come A sangue freddo di Truman Capote. (…) Insomma Il fuoco invisibile è la mappa di noi esseri umani, un bellissimo romanzo che alimenta la conoscenza e dà un senso alla nostra vita che altro non è che un tentativo di analizzare l’enigma dell’io.
«Il fuoco invisibile»: un dramma ecologico e sociale
Tra gli ulivi secolari che hanno custodito le storie di generazioni, si svolge un dramma che va oltre la semplice devastazione delle piante. Daniele Rielli, in questo romanzo a più voci, ci narra di un territorio che sta mutando da paradiso terrestre a un desolato cimitero vegetale.
Il campo è vicino a Gallipoli, in contrada Fontana, e da qualche mese sta accadendo qualcosa di strano: gli ulivi presentano disseccamenti anomali, le foglie hanno delle bruscature, perdono il colore verde, prima tendono al rosso poi imbruniscono e seccano, come se qualcosa le avesse bruciate. Sono sintomi che non assomigliano a nessuna delle malattie dell’ulivo conosciute dai contadini della zona.
Le piazze si animano di proteste, la magistratura si interroga sugli scienziati che hanno scoperto la malattia. Agricoltori e frantoiani lottano per salvare le loro terre e le loro aziende. Nel frattempo, i negazionisti si rifiutano di credere alla malattia. L’ulivo, simbolo millenario della civiltà mediterranea, pianta ritenuta immortale, appare quindi vulnerabile di fronte a un nemico, un fuoco, invisibile. Oggi almeno 21 milioni di ulivi, secolari e millenari, sono morti a causa dell’epidemia di Xylella.
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L’antico legame
Ne Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale (acquista), Daniele Rielli non si limita a documentare gli eventi e a fornire un resoconto scientifico dell’epidemia, ma sviscera ogni aspetto legato alla vicenda. Partendo dall’antico legame con gli ulivi della sua famiglia, l’autore cerca di capire cosa sta succedendo a questi alberi, simbolo di una civiltà. Gli ulivi, infatti, crescono proprio grazie al rapporto con l’uomo e senza questa sinergia non diventano grandi e robusti, non producono olive e non durano millenni. Questo legame, che ha anche un profondo significato spirituale, è al centro dell’indagine.
Oltre all’aspetto emotivo, la vicenda è approfondita in maniera meticolosa anche dal punto di vista scientifico: Rielli infatti, parla con scienziati, analizza documenti, ascolta e trascorre del tempo con le persone coinvolte. Il risultato è quindi un resoconto completo e avvincente che unisce vari punti di vista, varie voci, creando un perfetto quadro del disastro naturale che ha colpito la Puglia.
Dorasia Ippolito
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