Comprendersi troppo, o non farlo affatto, sottopone l’uomo allo specchio dei giudizi di sé e del prossimo, scompone nell’insicurezza. Non volersi comprendere, invece, rende analfabeti. Alessio, il protagonista de Gli analfabeti di Rossella Milone (Industria & Letteratura, 2023), ha la capacità di rendere visibile quelle emozioni difficili da spiegare un mondo di analfabeti emotivi.
Riconosceva la rabbia e lo spavento. La voglia di picchiare Teo, il disgusto per se stessa. La frustrazione, lo sconforto.
Era impossibile, per lei, decifrare tutto questo, allora Alessio lo aveva fatto al posto suo.
«Gli analfabeti» sono gli adulti
Di mestiere Alessio fa l’educatore in una scuola elementare, di natura è empatico: riesce a percepire i sentimenti, le emozioni più profonde. Se da un lato gli adulti rifuggono questo aspetto di sé, reprimono ogni sensazione, i bambini non hanno le armi per difendersi e comprendere quanto intorno a loro succede.
Vive in un paesino di pochi abitanti ai piedi di un vulcano, con Tilde: è una donna che legge i fondi di caffè, che raccoglie pietre e minerali, che è una janara. Il loro è un legame fatto di silenzi, di comprensioni, di una completezza che non ha bisogno di essere dichiarata.
Tilde era solitaria e sicura, e possedeva qualcosa di ancestrale che gli dava conforto, una tana dove il suo respiro in affanno poteva placarsi.
Entrambi sono vittime delle persone e della società: Tilde rifugge il rapporto umano dedicando il suo tempo a un maneggio, Alessio non fa altro che prendere le distanze dal mondo degli adulti.
Gli altri, di solito, tendevano a dissociarsi da ciò che avrebbe comportato una buona dose di sofferenza. Non era un rifiuto, ma una forma di cecità. Una rinuncia; una rinuncia dura, crudele e implacabile…
Incapaci di dare un senso alla magia dei sentimenti, gli adulti sono coloro che si sottomettono alle regole, che regalano falsi sorrisi e al primo problema sperano di potersene facilmente lavare le mani. Quello di Alessio, invece, è qualcosa di molto simile a un superpotere: esposto ai drammi o alle gioie delle persone, per lui è quasi istintivo fare qualcosa per mostrare loro una mappa che li aiuti a razionalizzare su quelle emozioni inedite per i bambini e deleterio per gli adulti.
«Nessuno è compreso, Tilde. Sono circondato da gente incompresa».
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Comprendersi è naturale come respirare
Se da un lato Alessio vive questa sua estrema sensibilità non come una maledizione ma una capacità naturale come respirare, dall’altro Tilde sente di fronte al Tribunale popolare è agli occhi di tutti colpevole per le sue stranezze. Tutti sanno che esiste, tutti invocano il suo aiuto e supporto, ma sempre di nascosto. Desideri, timori e pregiudizi di una comunità della quale è satura, Tilde. Ha già compreso che nella sua vita non sente la mancanza, o il bisogno, di nulla se non di un po’ di pace.
Rossella Milone disegna due personaggi che prendono vita fuori dal romanzo: camminano, parlano, si muovono intorno al lettore. Istintivamente si proverà simpatia per loro, un senso di perenne difesa dal mondo che non merita due persone in grado di scavare nella sofferenza e gioia altrui a mani nude, senza difese, lasciandosi trapassare da un’anima che noi stessi temiamo.
Per Einaudi ha già pubblicato La memoria dei vivi (2008), Poche parole, moltissime cose (2013) e Cattiva (2018). Ha inoltre pubblicato Prendetevi cura delle bambine (Avagliano, 2007), Nella pancia, sulla schiena, tra le mani (Laterza, 2011) e Il silenzio del lottatore (Minimumfax, 2015).
Invidiava chi aveva smesso di comprendere, perché comprendere significava farsi carico del dolore. Doveva essere per questo che, a un certo punto, la gente smette. Alessio aveva maturato questa idea col passare del tempo: smettere di comprendere, gli pareva, era l’unico modo per resistere, e, di certo, se non gli fosse stato fisiologicamente impossibile, avrebbe smesso anche lui.
Gli analfabeti è un romanzo breve consigliato a chi difficilmente riesce a comprendere i propri sentimenti e quelli di chi ha intorno. Una storia consigliata a chi sfugge dalle emozioni spegnendo ogni loro impatto sul presente, per scoprire che lasciarsi travolgere da esse non ci renderà meno umani di ciò che siamo. «Comprendere significa farsi carico del dolore», ma non solo. Sentire sulla propria pelle la gioia altrui, un’emozione nuova e straordinaria, vuol dire scoprire quanto bella è l’infanzia mai dimenticata, e riuscire a sorprendersi ancora.
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