Invasori da Marte

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«La guerra dei mondi» di H.G. Wells

I Marziani hanno invaso la Terra, l’umanità è al collasso. Quante volte questo tropo narrativo ha fatto la sua comparsa nei media, quante volte è stato ripetuto. Eppure, questa storia deve aver avuto origine da qualche parte. Nel 1898 La guerra dei mondi (The War of the Worlds), romanzo dello scrittore inglese Herbert George Wells, fu con ogni probabilità una delle prime opere a trattare un’invasione aliena in maniera credibile, lucida, inquietante. Lo fece prima dei due conflitti mondiali, prima dell’11 settembre, prima della corsa allo spazio, prima dei complotti sugli UFO. La guerra dei mondi, universalmente riconosciuto come un pilastro della letteratura fantascientifica, propone spunti di riflessione validi tutt’oggi. Vediamo come.

«La guerra dei mondi»: la trama

Una meteora precipita nella brughiera di Woking, sud-est dell’Inghilterra. Il cratere rivela un cilindro metallico dal quale emergono delle possenti creature con tentacoli, che attaccano le persone con un raggio termico, incenerendole sul posto. Dei movimenti rilevati sulla superficie di Marte confermano che gli alieni provengono proprio da lì, e per di più si stanno spostando in massa. Il protagonista, uno scrittore, ci narra la storia in prima persona: dal suo primo incontro con gli alieni, che si spostano su tripodi altissimi sprigionanti un fumo tossico e raggi di calore, sino alle sue peregrinazioni in giro per paesi semidistrutti, alla costante ricerca di cibo.

Nella sua fuga, incontra diversi personaggi, tra cui un pastore delirante, convinto che l’invasione preannunci la fine del mondo profetizzata nella Bibbia, e un artigliere convinto di poter radunare un esercito di resistenza nei tunnel sotterranei alla città. Il protagonista così prosegue, giungendo a Londra, ormai lo scheletro di quella metropoli formicolante di vita che era un tempo.

In un impeto di disperazione, decide di arrendersi agli invasori, solo per scoprire che ci ha pensato la natura a salvare la specie umana: i marziani, infatti, sono stati colpiti dai batteri dell’atmosfera terrestre, estranei ai loro organismi, e proprio per questo letali. La moria avanza, mentre gli uomini e gli animali iniziano a riprendersi i propri spazi e a ripopolare la Terra.

Il tema politico ne «La guerra dei mondi»

Pur ambientando il suo romanzo in un contesto fantascientifico, Wells non accantona le critiche alla società in cui vive. Si potrebbe interpretare il suo catastrofismo come conseguenza di un pessimismo fin-de-siècle, che aveva colpito numerosi intellettuali in ogni parte del globo. Tuttavia, la visione dello scrittore inglese ha radici ben più salde e definite di queste.

Innanzitutto, La guerra dei mondi è un attacco all’imperialismo e al colonialismo europei, lodati come araldi di giustizia da ogni monarchia del tempo, ma in verità pretesti per porre il piede in casa altrui e farla da padroni. Così come i colonizzatori, dotati di armi e tecnologie avanzate, sono riusciti a soggiogare intere popolazioni di indigeni, allo stesso modo i Marziani uccidono persone – avvelenandole, bruciandole, mangiandole – e si appropriano della Terra. Eppure, tale superiorità di mezzi non deve essere confusa per una superiorità morale o intellettuale: gli alieni si mostrano come creature sì intelligenti, ma apatiche, prive cioè di qualsiasi profondità emozionale.

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Nonostante la disapprovazione per la politica imperialista del suo paese, Wells sembra tuttavia essere convinto che una società, per sopravvivere, abbia bisogno di una struttura gerarchica. Quando gli alieni appaiono a Woking, l’equilibrio dei cittadini non viene scombussolato: c’è della curiosità, ma ognuno continua a preoccuparsi dei propri affari quotidiani. Sarà la minaccia della morte a risvegliare le persone dal loro torpore abitudinario e far loro comprendere la serietà del pericolo, scatenando contemporaneamente il caos. Crolla il sistema, tutti diventano ladri o, peggio, assassini. Si annullano le classi sociali, si cancellano le leggi: ognuno è il padrone di se stesso. La guerra dei mondi è l’allucinazione agghiacciante di Wells, la realizzazione di quanto sia necessario l’ordine, e quanto esso sia, purtroppo, sempre precario.

Alieni e selezione naturale

Se la chiave di lettura politica è piuttosto feconda per l’interpretazione del romanzo, così lo è anche quella naturale. Wells, sostenitore delle idee di Charles Darwin sull’evoluzione, costruisce il suo personale commento sull’inevitabilità della selezione naturale. I Marziani de La guerra dei mondi dominano gli umani così come gli umani hanno per secoli dominato gli animali, imprigionandoli e nutrendosene. Così facendo, forzano all’ecosistema terrestre una nuova gerarchia, relegando gli umani a una specie subordinata.

Tuttavia, è anche vero che l’Homo sapiens sapiens è nativo del pianeta Terra, ambiente nel quale ha potuto evolversi nei secoli, al fianco di ogni altra specie animale. I Marziani, invece, non lo sono. Sono specie alloctone, invasive, fuori dal loro habitat naturale – e, proprio per questo, soggette a più rischi di adattamento. I batteri, microrganismi coi quali l’uomo e gli animali erano entrati in contatto nell’era primordiale, si dimostrano nemici mortali per gli alieni, che questi batteri non li avevano mai incontrati. Eppure, così come noi ci siamo adattati, così potrebbero fare in futuro anche loro:

Nella mia mente alberga la visione vaga e prodigiosa della vita che si sprigiona adagio da questo piccolo semenzaio del sistema solare, irradiando la vastità inanimata dello spazio siderale. Ma è soltanto un sogno remoto. È probabile, d’altra parte, che la distruzione dei marziani rappresenti soltanto una tregua. Forse il futuro è destinato a loro, non a noi.

Le trasposizioni del romanzo

La guerra dei mondi (acquista) ha ispirato una miriade di adattamenti, tra film, serie tv e fumetti. Uno dei più celebri, e per dei motivi alquanto particolari, è la trasposizione radiofonica ideata da Orson Welles – che da lì a poco avrebbe diretto Quarto potere, ritenuto da molti la più grande pellicola di tutti i tempi. Il 30 ottobre 1938, alla vigilia di Halloween, il radiodramma venne interrotto da un reportage che informava i cittadini di esplosioni rilevate sulla superficie di Marte e, in contemporanea, della caduta di un oggetto non identificato in una fattoria del New Jersey.

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L’iniziale tono pacato della notizia mutò nel panico più totale quando il giornalista sul posto affermò di vedere emergere degli alieni da un’astronave. Gli ufficiali di polizia, avvicinatisi alle creature con una bandiera bianca, furono colpiti da un raggio termico, restando carbonizzati all’istante. La trasmissione qui si interruppe bruscamente. Tutti i radioascoltatori che si sintonizzarono in ritardo, e non sentirono dunque l’introduzione di Welles che presentava La guerra dei mondi, credettero davvero che i marziani fossero sbarcati in America con intenti sanguinari. Del resto, era il 1938: il secondo conflitto mondiale era alle porte. L’inquietudine imperava, e non solo in America. La stampa gonfiò la notizia e Welles si trascinò dietro la nomea di ingannatore delle folle per tutta la sua vita.

Un secondo adattamento de La guerra dei mondi degno di nota è il film omonimo di Steven Spielberg, uscito nel 2005. La componente visiva del romanzo, enfatizzata soprattutto dalle descrizioni icastiche dei tripodi alieni, viene colorata da Spielberg in toni ancora più cupi e crudi, da Wells soltanto accennati. Pensiamo, infatti, alla sequenza magistrale del primo incontro con gli alieni, che termina con il protagonista che si deve ripulire delle ceneri di centinaia di persone carbonizzate; o, ancora, all’idilliaco fiume di campagna dalle cui acque emergono cadaveri su cadaveri, davanti agli occhi terrorizzati di una bambina. Spielberg approfondisce dunque le tinte più horror della storia, al contempo modernizzandola per un pubblico nuovo: il suo protagonista è un padre divorziato, odiato dal figlio maggiore e scansato dalla figlia più piccola, che si trova a lottare in un mondo che mostra ancora le ferite dell’11 settembre – evento del quale il film è chiara metafora. La conclusione è la stessa del romanzo, con gli alieni sopraffatti dai batteri terrestri.

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Caterina Cantoni

Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. «Viale del tramonto», «La finestra sul cortile» e «Ritorno al futuro» sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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