«I Kill Giants», guardare negli occhi le proprie paure

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I mostri della letteratura, per adulti ma soprattutto per bambini e ragazzi, sono spesso simboli vivi di paure, ansie, traumi che oltrepassano la pagina per rappresentare le nostre vite. Da sempre le storie utilizzano metafore basate su creature maligne e fantastiche per dare forma alle paure che ci portiamo dentro, accompagnandoci nella battaglia contro di esse, verso la crescita personale. Su questo processo si basa, lavorando tra realtà e fantasia, il graphic novel I Kill Giants, di Joe Kelly e Ken Niimura, pubblicato da BaoPublishing nel 2010, un’opera da cui è stato tratto un film omonimo nel 2017 diretto da Anders Walters.

Una protagonista fuori dal comune

La protagonista, Barbara Thorson, è una buffa ragazzina dalle orecchie di coniglio – un cappellino che porta sempre in testa e che rimanda a mondi fantastici alla Adventure Time. Ma le creature che popolano il mondo di Barbara sono ben più reali e pericolose di quelle dei mondi fantasy. Barbara vive con il fratello Dave e la sorella maggiore Karen, per lei una sorta di seconda mamma (ma anche di secondo padre). Se il padre infatti ha abbandonato i tre figli, la madre è assente per altri gravi motivi che verranno pian piano rivelati durante la narrazione.

Barbara frequenta la quinta elementare, ma la scuola non è per lei un luogo di totale inclusione e serenità: la ragazza rappresenta il diverso, con la sua sottocultura nerd fatta di giochi di ruolo, musica rock e cappelli tanto graziosi quanto improbabili. Barbara però non è una vittima passiva di bullismo, al contrario, conscia del suo essere alternativa, in parte incassa il colpo, in parte lo restituisce, senza essere totalmente sopraffatta dalle angherie delle compagne.

«I Kill Giants», una missione speciale

Oltre al suo aspetto bizzarro e ai suoi hobby, la caratteristica più peculiare di Barbara è la sua capacità di vedere e uccidere i giganti, come premette il titolo del graphic novel. E Barbara non ne fa mistero, anzi, racconta con orgoglio e una punta di ansia ai compagni di scuola e alla sorella la sua missione contro i titani , ma sembra anche a questo proposito incompresa, l’unica capace di cogliere queste oscure presenze e percepirne il pericolo. Dopo la scuola, Barbara si reca in spiaggia, dove costruisce trappole per fermare l’arrivo dei suoi nemici, aiutata da un magico strumento, il martello Koveleski, donatole proprio in quanto prescelta nella missione contro le minacciose creature.

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Ma i giganti non abitano solo gli spazi esterni, come la spiaggia. Barbara infatti dorme ogni sera nel seminterrato, nonostante la sua camera si trovi al primo piano. La protagonista non vuole più salire quelle lunghe e pericolose scale perché sa che qualcosa al piano di sopra la attende, qualcosa di ancor più terribile e spaventoso dei suoi titanici antagonisti, qualcosa che Barbara non vuole nemmeno sentire nominare. E non perché la ragazza sia una fifona o codarda, come dimostra la sua prontezza nell’affrontare bulli e giganti, ma perché ciò che è custodito al primo piano rappresenta qualcosa di così doloroso da divenire indicibile, e lo sarebbe per tutti noi. Questa storia apparentemente fantastica e dai tratti criptici si disvela presto attraverso alcuni indizi che mostrano ai lettori la vera natura dei giganti e la vera natura di Barbara.

Un romanzo di formazione a fumetti

I Kill Giants è prima di tutto una storia di crescita, di quel brusco e doloroso passaggio che ci spinge dall’infanzia ai travagli dell’adolescenza, verso l’età adulta. Ma non finisce qui, perché la storia di Barbara è senza età e sarà in grado di coinvolgere anche chi ha lasciato da tempo i tormenti adolescenziali. Nel caso della protagonista, la crescita comporta la lotta con le proprie paure, e non solo fantastiche, come quelle dei giganti, ma reali, familiari. Il metaforico scontro con i giganti mette un velo immaginario su dolori ben più concreti, i veri mostri da sconfiggere.

Sono i giganti che tutti ci portiamo dentro, che tutti prima o poi dobbiamo affrontare, e per questo l’immedesimazione o il contatto empatico con la protagonista funziona così bene per tutti: Barbara rappresenta la fragilità umana di fronte all’ignoto. Solo trovando il coraggio di salire quelle scale e di guardare i giganti negli occhi Barbara potrà riuscire a liberarsi del proprio fardello, a crescere, e noi con lei.

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I Kill Giants (acquista) è quindi un romanzo di formazione a fumetti che, con un tratto semplice ma d’effetto e colori basati sul bianco e il nero, riesce in modo efficace a veicolare moltissime sfumature emotive, dalla tristezza allo stupore, fino a un’empatia verso la giovane Barbara, schiacciata come ognuno di noi dai propri, intimi giganti. I disegni di Ken Niimura, cresciuto a Madrid ma dalle origini giapponesi, danno un tocco ancor più personale all’opera, un misto tra occidente e oriente, tra reale e fantastico. Il risultato è un pugno nello stomaco gentile: una narrazione in grado di suscitare sensazioni forti, ma di farlo con una delicatezza tale da risultare pacata nella sua violenza, tenera nel suo terrore, fantastica e veritiera insieme.

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