Incroci di civiltà è un festival letterario unico nel suo genere. È uno spaccato del mondo globalizzato, un carnevale di culture e lingue, uno spazio per la riflessione sul senso dell’identità e dell’umanità, in tutte le sue sfumature.
Nasce nel 2008 in risposta ad un acceso dibattito sugli “scontri di civiltà”. Questo evento culturale trova la sua sede ideale a Venezia, storico crocevia di popoli. Il festival si è sviluppato all’interno del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati e in quello di Studi sull’Africa e l’Asia Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari, che sono diventati la cornice di un ricco dibattito sulla contemporaneità.
Sono stati più di 270 gli ospiti delle varie edizioni. Scrittori ed artisti arrivano da tutto il mondo per contribuire a creare un autentico dialogo fra civiltà. Si parla di identità, migrazioni, integrazione, razzismi, fondamentalismi, diaspore ed esili.
Quest’anno Incroci di civiltà torna in presenza per la sua quattordicesima edizione, dal 3 al 6 novembre. Si presenta con un ricco e variegato programma: da Nicole Krauss a Jan Brokken, passando per Vinicio Capossela e Nicola Lagioia.
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«Dei pazzi che credono alla letteratura»: Flavio Gregori, direttore del Festival Incroci di civiltà
Flavio Gregori è il professore che non ti aspetti, quello che fa iniziare e finire le lezioni del suo corso sulla letteratura inglese degli anni ‘60 al ritmo dei Beatles e dei Rolling Stones.
Sorriso gentile e modi semplici e spontanei, uno zaino di sbieco sulla spalla. Lo si può trovare di frequente davanti alle invitanti vetrine della Cafoscarina, la libreria che accosta casi editoriali a gioielli di nicchia. È professore ordinario di letteratura inglese nel Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma anche il direttore di Incroci di Civiltà. Questa attività lo impegna molto, costringendolo alle sveglie presto, ai ripetuti caffè e a giri infiniti di mail e chiamate alle case editrici. Alla nostra domanda in merito a cosa significhi fare il direttore, la risposta è immediata: «significa lavorare tantissimo».
Gregori ci crede in quel festival nato quasi per caso, ne è orgoglioso. La letteratura esce fuori dalle aule, raggiunge persone e luoghi diversi, si fa più viva che mai. Ha un suo cuore pulsante e, tendendo bene l’orecchio, si può sentire il battito. «Parlare con gli autori mi fa capire come l’esperienza della letteratura sia sociale» aggiunge. La sua attività gli consente anche di «ridimensionare certe manie dell’accademico». Al tempo stesso, l’esperienza accademica lo aiuta a prendere una certa distanza dal mondo della cultura contemporanea.
I nomi che il direttore sogna di portare in laguna sono molti, un elenco potenzialmente infinito. «Murakami, la Atwood e Olga Tokarczuk» i primi tre che nomina di getto.
Perché fare un festival oggi, con le mille norme da rispettare, il timore che succeda qualcosa, il tempo che sembra non bastare mai e la burocrazia infinita? «Perchè siamo dei pazzi che credono ancora alla letteratura».
«Dei pazzi che credono alla letteratura»: Pia Masiero, co-fondatrice del Festival Incroci di Civiltà
«Ci nutriamo di storie», risponde con convinzione Pia Masiero alla nostra domanda sul valore della lettura, «i libri assorbono e pulsano di vita».
Pia Masiero è una professoressa di letteratura nord-americana. Nelle aule di Ca’ Foscari appassiona i suoi studenti al variegato panorama degli autori americani. Li introduce a quel potente meccanismo letterario che lega la narrazione alla vita dell’individuo. Ciò che accade quando uno legge è «magico». Il legame che nasce tra il lettore e la pagina scritta è una «relazione intima».
Proprio con questo spirito, nel 2008, Masiero prende parte ad Incroci di civiltà. Un festival di letteratura che ogni anno porta a Venezia nomi più e meno noti per dar voce alle svariate realtà mondiali ed alimentare un ricco dialogo interculturale. Come suggerisce la professoressa, si tratta di un’occasione che permette di dare «un volto e un corpo» alle parole che leggiamo. Si ottiene, così, «un’inside view inedita per curiosare nel backstage della genesi di un’opera». Gli scrittori attraverso le loro storie regalano ai lettori un «accesso privilegiato» al loro mondo, alla loro cultura e alla propria interiorità, e l’incontro dal vivo non è che un ulteriore avvicinamento.
Le mille occasioni per creare “incroci di civiltà”
Alla nostra domanda in merito alle passate edizioni, Masiero con difficoltà riesce a scegliere un ricordo preferito. Rievoca, però, con emozione gli imprevisti cambi di programma da cui poi sono nate conversazioni inaspettate e significative. Ad esempio, nel 2017 l’improvvisa assenza di Orhan Pamuk lasciò spazio ad una conversazione sul legame tra arte, letteratura e civiltà tra lo statunitense Michael Chabon, l’indiano Vikram Seth e l’israeliano Abraham B.Yehoshua. Incroci di civiltà conferma di essere una continua sorpresa. È un momento in cui conoscere autori da vicino, ma anche scoprirne la voce per la prima volta.
«I libri sono come degli specchi dinamici, da lettori riusciamo a riconoscerci in quelle storie, anche nel nostro continuo mutare», ci saluta così Pia Masiero, consolidando ancora una volta la nostra convinzione su quanto sia importante continuare incessantemente a parlare di letteratura.
Concludiamo prendendo in prestito le parole della poetessa Alicia Stallings, tra gli ospiti di Incroci di Civiltà:
Venezia, la città dell’immaginazione, ha attratto a lungo gli scrittori per i suoi molti punti di vista e riflessi – che luogo perfetto per riunirsi, dunque, per gli scrittori (e il pubblico) da Est e Ovest, Nord e Sud. La globalizzazione ha connotazioni negative per lo schiacciamento della diversità, l’omogeneizzazione dell’esperienza umana. Il suo opposto è una lettura incrociata: il locus di incontri casuali, scambi sorprendenti, che non ci portano tutti sulla stessa strada, ma sui diversi sentieri di ognuno di noi, arricchiti da nuove idee, spezie rare, dalla poesia delle altre lingue.
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