«Iris, il profumo dei fiori», pagine e petali

Un viaggio nel profumato mondo dell'iris

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«Tanto pure presteranti in modo speciale il fior di primavera e l’erba detta acetosa, e l’iride, cui nome viene dall’arcobaleno», scrive Gian Pietro Bergantini. Ed è proprio da Iride, la messaggera degli dèi che usava l’arcobaleno come ponte fra l’Olimpo e la Terra, che deriva il nome dell’iris: un colorato e antico fiore, con radici persino in Tibet come testimoniamo i testi del posto. A parlarcene è Benedetta Alphandery nel suo libro Iris, il profumo dei fiori, edito da Idea Books.

Storia, arte e coltivazione

Fiore apprezzato tanto in Oriente quanto in Occidente, l’iris è il protagonista di questo viaggio che parte dall’antichità per approdare nel presente. Considerato divino dagli antichi Egizi e dagli Etruschi, leggiamo che il valore dell’iris si estende nel tempo, a partire dall’uso medicamentoso che ne facevano romani e greci, fino a diventare uno stemma reale per Luigi VII, re capetingio. In quest’ultimo caso, leggenda vuole che – dopo essere caduto in un’imboscata di alcuni vassalli – il re trovò la salvezza grazie a degli iris che spuntavano in un fiume. Questi gli fecero intuire che il corso d’acqua fosse la via preferenziale da percorrere. Da lì in avanti, l’iris divenne il suo emblema.

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Come tutti sappiamo, l’iris è anche simbolo di una città in particolare, Firenze. Il giglio fiorentino altro non è che Iris Pallida, tipologia caratterizzata dalla tonalità molto chiara. Nozione appresa grazie alla presenza, nel libro, di un’interessante sezione di botanica, dedicata alle tipologie di iris e alle loro numerose sfaccettature, alla loro struttura e alle modalità di coltivazione.

Durante i secoli, questo fiore non perse la sua importanza e ispirò numerosi artisti. Fra tutti ricordiamo Vincent Van Gogh. Famosi sono infatti i suoi dipinti che raffigurano proprio questo fiore, che cresceva nel giardino dell’ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole di Saint-Rémy-de-Provence.

L’iris, scelto per creare piccole e magnifiche opere di gioielleria finemente realizzate in argento, topazi, opali, e smalti colorati, divenne anche un prezioso simbolo dell’Art Nouveau. Fra i più famosi artisti dell’epoca ricordiamo il disegnatore e vetraio francese René Jules Lalique con la sua attenzione per i dettagli che hanno reso celebri le sue spille.

Varietà di Iris Germanica
wikipedia.org

L’utilizzo in profumeria

Fra dipinti, poesie e manufatti non dobbiamo dimenticare l’uso più importante dell’iris: il suo impego in profumeria. Una preziosissima essenza che si ricava non dai petali come magari si è portati a pensare, ma nei suoi rizomi che vengono custoditi sotto terra e poi raccolti, lavati, sbucciati e lasciati essiccare e infine polverizzati e distillati. Il risultato è un’essenza potente, terrosa, dolce e leggermente speziata che conferisce una nota nostalgica ai profumi.

Forte di un supporto fotografico notevole, il libro ci racconta anche della nascita dell’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, realtà rinascimentale ancora attiva tutt’oggi. Una storia che avuto inizio ben 800 anni fa da un orto all’ombra di un convento. Dalle sapienti mani dei frati domenicani che producevano unguenti medicamentosi, acqua di rose per disinfettare gli ambienti, si passò nell’Ottocento ad un approccio olfattivo più elevato e complesso, la profumeria moderna.

Perché leggere «Iris, il profumo dei fiori»

Iris, il profumo dei fiori è un libro adatto a chi vuole entrare nel profumato mondo dell’iris partendo proprio dagli albori della sua storia. Benedetta Alphandery ci accompagna in questo percorso, frutto di uno studio attento che ha coinvolto esperti del settore e collezionisti, impreziosito da foto anche d’epoca.

Entrate anche voi in questo profumato mondo, il mondo dell’iris.

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Azzurra Bergamo

Classe 1991. Laureata in Lettere e in Editoria e Giornalismo. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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