Pillole di storia editoriale

«L'Italia dei libri» di Tommaso Munari

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«L'Italia dei libri»

L’Italia dei libri di Tommaso Munari (Einaudi, 2024) è definibile come piccolo manuale di editoria, anche se non troppo accademico o ampolloso come potrebbe suggerire la definizione di “manuale”.

Infatti, offre un’immersione affascinante nella storia dell’editoria italiana attraverso le vicende di dieci illustri editori. Munari conduce il lettore in un viaggio lungo un secolo e mezzo, esplorando il connubio tra libri e autori, cultura e mercato.

Da Treves alla Sicilia: un viaggio inaspettato

Il libro si apre subito in medias res, senza troppi fronzoli o lunghe introduzioni, con una riflessione sull’evoluzione dell’editoria sulla base di altri mestiere. Prima, racconta Munari, era scontato che l’editore fosse un intellettuale emancipato dal mestiere di tipografo e di libraio. Da questa considerazione partirà un viaggio che si muove geograficamente da diverse parti di Italia, e anche da diversi contesti storici.

La disamina di Munari si distingue infatti per un forte approfondimento storico, in quanto certo troviamo un’analisi dettagliata delle case editrici come Zanichelli, Treves, Bemporad, Hoepli, Laterza, Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Adelphi e Sellerio, ma anche e soprattutto una spiegazione delle ragioni di certe dinamiche editoriali.

Alcune suonano sicuramente un po’ tecniche, per questo in generale non è del tutto vero che questo libro è accessibile a tutti, come magari si potrebbe pensare leggendo che racconta storie in modo non troppo organico o accademico. È vero che il lettore viene condotto nel cuore dell’editoria italiana, scoprendone le sfide, le difficoltà e gli scopi, ma è anche altrettanto vero che è imprescindibile una conoscenza di base di alcuni avvenimenti storici e perfino di certe dinamiche del mondo dell’editoria per comprendere questo testo.

Probabilmente, tuttavia, questo non implica che i destinatari siano esclusivamente esperti del settore o studiosi, perché un simile saggio può anche incuriosire a documentarsi. Quando parla dell’Einaudi, per esempio, Munari si sta rivolgendo a un pubblico che ha comprato un Einaudi, il suo libro, e quindi è interessante che possa conoscere una casa editrice attraverso un libro che è pubblicato da questa.

Dal generale al particolare

Un libro sui libri, dunque, un lavoro di “metaeditoria” se vogliamo, a cui sicuramente l’Einaudi non è nuova. Ma al di là di questa caratteristica particolare, uno dei punti di forza del libro è certamente il pregio di contestualizzare l’editoria all’interno della storia nazionale italiana. Su questo più che originale è alquanto aspettato.

Ciò avviene con prospettive ampie, ma anche con aneddoti emblematici. L’Italia dei libri (acquista) passa dal generale al particolare e viceversa, a volte in modo assai repentino, ma che conferisce al libro un ritmo incalzante come se si stesse guardando un documentario. Munari mette in luce come si fa nei documentari contemporanei, dove trovi la voce narrante, persone intervistate, spezzoni di film, ecc. Anche le interconnessioni tra diversi ambiti. Quelli televisivi non sono molto presenti, ma sicuramente lo sono quelli sociali, perché il connubio fra storia e editoria è inevitabile.

Un altro aspetto rilevante del libro è la sua struttura, che non è chiara e decisa, ma invece fin dall’indice sembra un susseguirsi anche di divergenti escamotage che lo rendono molto originale. Se Munari guida il lettore attraverso varie epoche storiche, comunque rende anche le impolverate vicende del passato vivaci e dinamiche attraverso i suoi aneddoti.

Quanto è importante l’Italia dei Libri

Munari offre un ritratto sicuramente molto ricco e articolato soprattutto negli ultimi paragrafi, quando vuole parlare del successo del giallo e del poliziesco anche alla luce della storia della casa editrice Sellerio.

In riferimento a questo, si parla del successo del giallo e della serie sul commissario Montalbano, con un quadro non indignato o critico nei confronti del pubblico. Nessun discorso qualunquista in merito, ma una semplice riflessione curiosa e appassionata che riconosce le peculiarità della Sicilia e della sua storia editoriale.

C’è del resto un motivo se il giallo continua ad avere tutto questo successo, e chissà quali saranno i prossimi passi dell’Italia dei libri.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. Ha un master in giornalismo, è docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale. Autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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