Un esordio colossale

«Jonathan Strange e il signor Norrell» di Susanna Clarke

7 minuti di lettura

Susanna Clarke è conosciuta ormai in tutto il mondo per il suo secondo romanzo, Piranesi, ma cominciò a scrivere ben prima. Esattamente quindici anni prima, quando pubblicò il suo immenso esordio. Jonathan Strange & il signor Norrell viene pubblicato nel 2004 e tradotto in Italia l’anno successivo per Longanesi. Viene ristampato in questi ultimi anni da Fazi Editori.

Un romanzo storico fantastico, che si contestualizza all’inizio dell’Ottocento in un’Inghilterra abitata – o forse non più – dalla magia. Durante le guerre napoleoniche, due maghi promettono al mondo il ritorno della vera magia.

Un’opera immensa

Jonathan Strange e il signor Norrell (acquista) non è una lettura leggera – come la definirebbe invece Hermione Granger – grazie alle sue oltre mille pagine di narrazione. Il primo romanzo di Clarke è stato portato alle stampe dopo più di dieci anni di incubazione. Dal 1992 al 2003, l’autrice ha strutturato e rimodellato una storia che copre gran parte dell’Ottocento e segue la vita dei due protagonisti da ben prima del loro incontro.

Il romanzo è, infatti, diviso in tre sezioni. La prima riguarda il signor Norrell e la sua visione della magia pratica in quanto unico – per ora – vero mago praticante. Segue una sezione dedicata a Jonathan Strange e le sue avventure da allievo prima e combattente poi. Infine, l’ultima parte è riservata al Re Corvo, una leggenda che diede inizio alla grande era della magia inglese.

Norrell possedeva parecchi talenti, ma la capacità di leggere nel cuore degli uomini e delle donne non era tra questi. 

Dovuto anche alla lunghezza della storia, è ben difficile cosa scateni tutta la storia. Possiamo partire dalla richiesta di Norrell ad essere considerato l’unico vero mago inglese in quanto unico che la pratichi realmente e non solo come studioso. Oppure la morte e rinascita di Lady Pole, che porta la storia a virare verso un mistero più profondo e contorto. Oppure l’arrivo del giovane Jonathan Strange, ignaro del mondo magico ma desideroso di farne parte. 

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Tutti questi spunti di possibili eventi scatenanti portano avanti diverse trame – e non semplici sottotrame, ma trame vere e proprie – che confluiscono poi all’evento finale. Un’opera che appare quasi come una trilogia di impronta fantasy, ma compressa in una sola grande opera. Sono, oltretutto, annesse lunghe ed esaustive note a piè di pagina che ricordano annotazioni all’interno di una tesi più che di un romanzo fantasy.

Due personalità a confronto

I due protagonisti principali di questo romanzo sono ovviamente coloro che ne compongono il titolo. Jonathan Strange e il signor Norrell diventano i baluardi di questa storia, due figure che si incontrano e scontrano nel corso degli anni in continuo movimento. Un rapporto che continua ad evolvere, che si modifica nel tempo a seconda degli eventi. Ben caratterizzati, ben studiati e portati su carta con una grande capacità narrativa

Comprendiamo bene i loro caratteri, capiamo le loro azioni e le motivazioni che li spingono ad agire in modo così diverso e le ragioni per cui, alla fine, sono destinati a ritrovarsi ogni volta. 

Due maghi appariranno in Inghilterra. Il primo avrà paura di me; il secondo vorrà trovarmi. Il primo sarà governato da ladri e da assassini; il secondo cospirerà per distruggere se stesso. Il primo seppellirà il suo cuore in un bosco oscuro sotto la neve, ma continuerà a sentire il suo dolore. Il secondo vedrà ciò che gli è più caro in mano al suo nemico.

Sono tanti gli eventi che allontanano i due maghi – no spoilers! – ma alla fine sono entrambi destinati a ritrovarsi, almeno per un’ultima volta. La decisione che riguarda la nascita della magia inglese, l’esistenza del Re Corvo e chi può davvero ottenere il titolo di mago non è più solo opinabile attraverso libri pubblicati o censurati. La visione della magia deve essere risolta e i due più grandi maghi non possono continuamente darsi battaglia: il mondo non è grande abbastanza per entrambi, o almeno così pare

Difficoltà strutturali

Per quanto la lettura scorra molto fluida e lo stile di scrittura aiuti molto il lettore a cadere nella tana del coniglio di questo mondo con gran facilità, le mille ed oltre pagine possono considerarsi un gran problema. 

Sicuramente la divisione in trilogia, forse, avrebbe aiutato e il materiale non era certamente un punto debole. La narrazione, in più, è portata avanti da un punto di vista esterno che non permette di comprendere quali siano i valori e i pensieri di chi descrive gli eventi. Ancora una volta, pare quasi di studiare una tesi storica con tanto di enormi paragrafi di annotazioni riguardanti storie e mitologie antiche o bibliografie esistenti solo in quel mondo. Tutto questo viene descritto quasi come se fosse un libro pubblicato nel mondo dei due maghi riguardo alla loro ascesa fino al loro ultimo incontro. 

“Un giorno”, le disse, “troverò la formula e scaccerò la Notte. E quel giorno verrò da te.”

“Sì. Un giorno. Ti aspetterò fino ad allora.”

Un’opera altamente affascinante, che avvolge dal primo capitolo e in grado di mostrare vividamente ciò che viene narrato su carta, ma che diventa faticosa da continuare senza una meritata pausa. Un punto su cui Clarke ha riflettuto, probabilmente, nei quindici anni che separano i suoi due libri, pubblicando infine Piranesi, più asciutto ma con la stessa scrittura entusiasmante.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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