Perché per Bukowski «l’amore è un cane che viene dall’inferno»

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L’amore è un cane che viene dall’inferno è una raccolta di poesie di Charles Bukowski, autore fortunatissimo di recente sul web. Si sprecano le battute su quanto le sue citazioni siano inflazionate sui social, e su come leggere Bukowski sia quasi come un fiore all’occhiello di chi vuole dichiararsi “alternativo”.

Come sempre, il modo migliore per conoscere un autore non è di certo per sentito dire, ma leggendolo. La raccolta di poesie L’amore è un cane che viene dall’inferno (acquista) porta addosso tutta la misera semplicità di una poesia prosaica e a dir poco dissacrante.

Il sesso e l’amore in Charles Bukowski

Che cosa significa amare per Charles Bukowski? Sappiamo che la vita che condusse l’autore fu a dir poco dissoluta. Le sue esperienze sessuali, così come l’abuso di alcol, sono sempre tematiche fortemente presenti nella sua narrazione, sia in prosa sia in poesia. Perché anche le poesie di Bukowski narrano, raccontano, non cedono a metriche particolari o rime. Sono come spari nel buio che, all’improvviso, fanno dire al lettore: sì, è davvero così che succede. Davvero questa è la nullità, la fragilità del mio corpo e del mio essere, alla ricerca di qualcun altro che possa comprendere la mia essenza. Per farlo deve accettare il mio stupido involucro, quindi il mio corpo, poi dobbiamo trovare piacere assieme, e infine, non per forza dopo ma anzi durante, deve apprezzare anche la mia anima. Probabilmente questo non succederà mai.

Questo fa dire al lettore, senza però che lo dica ad alta voce. Questo perché Bukowski ebbe il coraggio di mostrare la natura umana anche nelle sue più lascive manifestazioni, che non tutti siamo in grado di interiorizzare.

Soprattutto da un punto di vista maschile, Bukowski è violento e spesso crudele contro le donne, ma quello che rimane è sovente un uomo ferito, solo, eppure anche profondamente libero di essere se stesso. Gli appellativi alle donne si sprecano, vanno applicati tuttavia a un contesto sessuale. Anche il sesso è, come l’amore, un’invenzione. Non nel senso che nessuno dei due esiste, ma nella misura in cui l’altra persona viene idealizzata, viene inventata.

e tu mi hai inventato

e io ti ho inventato

ed ecco perché

noi non andiamo più

d’accordo

su questo letto.

sei stata la più grande

invenzione del mondo

finché non

mi hai

scaricato.

Da “Letti, cessi, io e te”

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Oggetti e luoghi connessi agli esseri umani

Insieme all’amore, al sesso e alla connessione tra uomo e donna spesso illusoria e in cui fondamentale è il contatto fisico, ci sono gli oggetti. Appartengono alla sfera della quotidianità a cui Bukowski è profondamente legato. Bagni, asciugamani, finestre, tutto sembra essere importante quanto un amplesso. Anche i luoghi, come ospedali, stanze di alberghi, sono come una parte di quelle stesse persone descritte. E le persone sono tutte, in realtà, inevitabilmente sole, di fronte all’inutilità della loro esistenza che cerca, nell’intimità, un senso che purtroppo non trova.

In teoria non esiste niente di più prosaico di un oggetto. Eppure, come la dicotomia tra corpo e anima, spesso presente nelle poesie di Charles Bukowski, così anche l’oggetto stesso può divenire simbolo di qualcos’altro.

la carne copre le ossa

e ci mettono dentro

una mente e

qualche volta un’anima

e le donne spaccano

i vasi contro i muri

e gli uomini bevono

troppo

e nessuno trova quello

giusto

ma continuano

a cercare

strisciando dentro e fuori

dai letti.

la carne copre

le ossa e

la carne cerca

più che

la carne.

non c’è nessuna

possibilità:

siamo tutti intrappolati

in un destino

singolare.

nessuno trova mai

quello giusto.

gli immondezzai della città pieni

i robivecchi pieni

i manicomi pieni

gli ospedali pieni

i cimiteri pieni

nient’altro

si riempie.

Da “Solo con tutti”

Essere uno scrittore significa aver sofferto

L’antitesi al centro della raccolta di poesie non è tanto corpo contro anima, ma quanto intimismo versus intimità. L’intimità è, naturalmente, la ricerca di un contatto fisico e sessuale con un’altra persona. L’atto intimistico, invece, è la confessione stessa della poesia, che si attua attraverso uno stile incredibilmente narrativo. Come vediamo, Bukowski va sovente a capo, non gli interessa rispettare la grammatica o la punteggiatura. I suoi non sono racconti, ma non sono nemmeno poesie vere e proprie, quelle che impareremmo a memoria.

La disperazione di essere uomo, scrittore, si cuce poi con il filo nella parola ad aggiustare la cerniera rotta di un vestito rosso fuoco attillato di donna. Per essere un grande scrittore, dice Bukowski, senza girarci troppo intorno, devi “fottere un gran numero di belle donne”, quindi aver fatto l’esperienza di quell’intimità e poi trasformarla in poesia.

Proprio nella poesia Per essere un grande scrittore, il vademecum descritto dall’autore ci induce a mettere in dubbio le certezze di scrittori e lettori. Birra, giocare alle corse, vivere una vita dissoluta. Nessuna poesia, eppure tanta verità. Non a caso nel titolo il paragone è tra l’amore e un animale, perché come un animale, come si dice nella canzone dei Fast Animals and Slow Kids, siamo animali che attaccano per non morire.

Non guardarmi i denti

Sai, anch’io so farti a pezzi

Coi miei difetti

E come un animale

Li uso per ferire

E come un animale

Io attacco per timore.

Come un animale, Fast Animals and Slow Kids

Un altro riferimento nel titolo è poi all’inferno, è scritto minuscolo, poiché la dimensione religiosa non trova spazio in Bukowski, o forse perché, come diceva Oscar Wilde, “Ognuno è il demone di se stesso e rende il mondo il suo inferno”. A rendere infernale la vita è questo cerbero crudele, l’amore, che però tra corpo, carne, ossa e, per chi la possiede, anima, dona anche un senso al resto.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. Ha un master in giornalismo, è docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale. Autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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