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«I lampi tranquilli della mente» di Pier Luigi Luisi

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«I lampi tranquilli della mente» di Pier Luigi Luisi

Nel libro I lampi tranquilli della mente (FuoriStampa, 2023) rivisitazione di The Calm Flashes of the Mind, Pier Luigi Luisi sfida le convinzioni della scienza e del razionalismo, apre nuovi spazi nella complessità della realtà e della mente, accoglie la prospettiva che arriva dal mondo orientale, fatta di contemplazione e introspezione.

Le riflessioni scientifiche nella pagine scritte dal biochimico conosciuto in tutto il mondo fanno da controcanto alla vita di Marcel, un neuroscienziato che ha perso tutto: la famiglia, gli affetti, i contatti con il figlio. La depressione sta lentamente logorando la sua memoria e la sua esistenza. Ma in lui c’è una sorta di ossessione, un daimon che guida il suo lavoro di ricercatore e lo tiene sveglio: vuole comprendere la logica che si nasconde dietro i “lampi della mente”, le immagine asignificative che rievocano qualcosa di inaspettato nella quotidianità (sensazioni, emozioni, storie).

Razionalità e altrove

Il suo approccio razionale allo studio della mente lo aveva indotto a scontrarsi con la realtà accademica dell’Istituto Carl Gustav Jung: «quella enfasi junghiana sul simbolico, sull’alchimia, sulla religiosità, non mi era congeniale; anzi dopo un po’, provai una sorta di avversione che mi fece precipitare in una crisi».

Sarà poi Anna, musicista imperturbabile ed esperta di meditazione vipassana, con il suo amore a trovare un antidoto alla melanconia di Marcel, al grigiore della sua vita spesso in bilico tra zoé e bíos, tra autenticità e inautenticità.

«I lampi tranquilli della mente», nei meandri del cuore

La luce delle vetrate pioveva direttamente sul suo volto, si intravedeva il sole di fuori, le luci e le ombre del museo erano diventate più intense. Aveva un volto sereno e bello e mi sentivo felice di guardarla. Era davvero un giorno nuovo, il principio di qualcosa di diverso.

In quell’incontro che si trasformerà in terapia e cura, lo scienziato trova l’occasione per rivelare traumi profondi e raccontare amori incompiuti. Attraverso i dialoghi serrati l’autore farà emergere il senso di colpa del protagonista, lo accuserà di immaturità emotiva.

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Gli effetti della meditazione

Dopotutto Marcel non ha amato abbastanza la moglie Tamara, ha abbandonato il figlio Jonathan, e non è ancora in grado di dominare desideri e fantasie. Intanto la meditazione accompagna lo studio delle reti neuronali, purifica e calma la mente. È una nuova via per affrontare le paure dell’impermanenza e vedere la realtà con gli occhi della spiritualità. Una soluzione che non sarà tuttavia definitiva.

Tenevo lontano i pensieri, e riuscivo a respingerli con fermezza. Poi un pensiero più forte ebbe la meglio, il pensiero che anche quello stato di grande pace sarebbe finito presto, e avvertii allora che questo stato di stato si serenità cominciava a defluire, lo sentivo sfuggire dal mio corpo: tentai disperatamente di trattenerlo, e mi trovai subito solo – come al risveglio di un bel sogno.

Impermanenza e fragilità

Per Marcel il passato infatti è troppo ingombrante; c’è «un nodo alla gola» che segnala la crisi dei legami e la fragilità di ogni fusione carnale che tende ad essere perfetta. Ci sono immagini di morte che lo turbano, e poi i volti delle donne che hanno lasciato un segno indelebile sulla pelle e sulla memoria, sul corpo-mente.

L’anima e l’animus non trovano un equilibrio e l’amore per Anna sembra destinato a finire. «Non te l’ho mai detto, ma spesso quell’immagine della morte mi disturba, soprattutto quando sono stanco: perché allora penso che la morte è un segno, un indice che anche quella felicità avrebbe avuto fine», dice Marcel.

«I lampi tranquilli della mente»: Messico e nuvole

Abbandonato il mondo accademico, il neuroscienziato decide di raggiungere il Messico per dare un senso all’immagine priva di significato che pervade le sue giornate: il volto di una donna conosciuta ad Acapulco.

D’un lampo venne l’immagine della zingara dai capelli neri col ragazzino che beveva alla fontana. Certo un’immagine che avevo visto nella mia parentesi messicana, venticinque anni prima. Cercai poi di ricostruire la passeggiata con la ragazzina, vidi solo il grande muro che protegge l’Hotel Caleta.

Il protagonista del libro di Luisi trova così una nuova via fuga, si affida all’impulso e all’irrazionale per provare a riconciliarsi con la propria storia, con il tempo vissuto, senza più temere il senso del tempo.

Michele D’Amico

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Redazione MM

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