«Leche del sueño» è il titolo originale della raccolta di racconti e illustrazioni di Leonora Carrington, pubblicata postuma nel 2013, a due anni dalla morte dell’artista. Il titolo è da quest’anno conosciutissimo in Italia nella sua versione tradotta in inglese e in italiano grazie ai cartelloni pubblicitari che tappezzano le nostre città per promuovere l’edizione 2022 della Biennale d’Arte di Venezia. La curatrice Cecilia Alemani ha scelto come tema fondante della cinquantanovesima edizione i temi della trasformazione del corpo e della definizione del concetto di umano.
Nell’edizione di quest’anno Alemani ha scelto di dare particolare rilevanza alle personalità femminili e non binarie, proprio al fine di creare una riflessione che metta in discussione l’uomo bianco occidentale come metro di misurazione del mondo. Carrington, una delle principali esponenti donne della corrente surrealista, con Il latte dei sogni mostra un mondo di personaggi in continua metamorfosi, spesso con un’identità di genere fluida o indefinita.
Dietro alla favola
Leonora Carrington nacque nel 1917 a Lancaster. La sua personalità si distinse fin dall’infanzia: ricordata come una studentessa ribelle, da sempre insistette con la sua famiglia per ricevere una formazione artistica. Un passo importante nella sua vita di artista surrealista fu l’incontro con il pittore Max Ernst. I due si innamorarono a prima vista e Leonora fuggì con lui in Francia. Carrington, se da una parte affinava la sua tecnica di pittrice, dall’altra in collaborazione con il compagno (che curava le illustrazioni) iniziò a scrivere le sue prime raccolte di racconti surrealisti.
Durante la Seconda guerra mondiale Max Ernst fu deportato in un campo di concentramento. Leonora, che aveva manifestato in seguito al trauma di questa separazione dei turbamenti psichici, per sfuggire agli ospedali psichiatrici in cui venne rinchiusa dai suoi familiari si sposò con un diplomatico e si trasferì negli Stati Uniti. Lì ebbe successo come artista surrealista. Si trasferì successivamente a Città del Messico, dove si risposò con un fotografo ungherese da cui ebbe due figli. Da allora non lasciò il Messico mai più.
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Narrativa per bambini o opera d’arte?
Quando si legge Il latte dei sogni non si può parlare di un libro per l’infanzia. Abbiamo per le mani una piccola opera d’arte dove parole ed immagini si fondono, trasportandoci in una dimensione onirica, surreale e talvolta inquietante. Il latte dei sogni non nasce per la pubblicazione: le illustrazioni sono copie dei murales con cui Leonora decorava la camera dei suoi figli per divertirli, mentre le storie, le favole della buonanotte che raccontava loro prima di dormire. Leonora riportò immagini e testi su un taccuino che regalò all’amico Alejandro Jodorowsky. Quando lei morì, Alejandro lo donò a suo figlio per farlo pubblicare.
Ma dunque, se i racconti e le immagini nacquero per dei bambini, il libro di Carrington è ancora soltanto destinato all’infanzia? La risposta sembra darcela la casa editrice di Città del Messico che nel 2013 pubblicò l’opera in due formati: il primo dedicato ad un pubblico adulto, con un’introduzione di Ignacio Padilla e un prologo di Alejandro Jodorowsky; il secondo come riproduzione fedele del taccuino, con solo favole e disegni.
Il “surrealismo domestico” del latte dei sogni
La sua doppia natura di opera d’arte e prodotto per l’infanzia classifica ancor di più Il latte dei sogni come un’opera legata al concetto di surrealismo domestico. L’espressione, coniata dall’artista Helga Stentzel e che significherebbe «trovare la magia nel banale, vedere la bellezza nelle imperfezioni e connettersi alla realtà quotidiana in un modo nuovo» trova applicazione in questa pubblicazione nella sua forma più letterale (e letteraria): un gioco infantile realizzato con gli strumenti dell’arte surrealista.
Il latte dei sogni non è solo un’ottima lettura introduttiva per chiunque voglia visitare la Biennale di Venezia di quest’anno, ma anche un libro originale e delicato, in cui l’arte visiva prende vita e viene raccontata attraverso la parola.
Una donna bianca vestiva di nero. Nero con nero. Aveva pigiami neri e il sapone nero. Tutte le sue cose erano nere. Nere come la notte. Nere come il carbone. Ma quando la donna piangeva, le sue lacrime erano blu e verdi come pappagallini.
Clarissa Virgilio
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