«Fai ciò che ami e non lavorerai neanche un giorno», ma cosa succede se il lavoro si rivela un vero incubo? Se si potesse riassumere il libro di Sarah Jaffe, Il lavoro non ti ama, o di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli (Minimum Fax, 2022) in una frase, la risposta sarebbe: «La storia del lavoro fatto per amore è, in parole povere, una truffa».
In questo volume, tradotto da Rocco Fischetti, l’autrice denuncia l’iperproduttività che caratterizza il mondo occidentale, l’idealizzazione di un’azienda che raggruppa i suoi dipendenti come “una grande famiglia” aspettandosi sacrifici e devozione (senza necessariamente dover ricambiare questo amore). Eppure una famiglia non ti licenzia da un momento all’altro. E la tecnologia ha offuscato il confine lavoro/vita privata perché essa:
Permette ai capi di spezzettare a loro piacimento gli orari di lavoro dei commessi, di pretendere che gli impiegati lavorino da casa a qualsiasi ora, di monitorare a distanza i lavoratori con un’app per spremerli fino all’osso. E il giogo che tutti questi lavoratori hanno in comune è la mitologia del lavoro per amore.
Il lavoro può avere a che fare con l’amore e il divertimento?
Sarah Jaffe, giornalista indipendente statunitense, si occupa di lavoro, movimenti sociali, questioni di genere e cultura pop. Suoi articoli sono usciti su The New York Times, The Nation, The Guardian, The Washington Post, Atlantic e altri. Editorialista del The Progressive and New Labour Forum, conduce il podcast Belabored della rivista Dissent. Oltre a Il lavoro non ti ama ha scritto Necessary Trouble: Americans in Revolt (Nation Books, 2016).
In questo volume ha realizzato un’inchiesta sulle storie delle lavoratrici e dei lavoratori «esauriti, in burnout, sommersi di lavoro, sottopagati, e impossibilitati a conciliare il lavoro con la vita privata».
Si tratta prevalentemente di donne: artiste, stagiste, informatiche, sportive, commesse, insegnanti, lavoratrici domestiche, ma anche mamme o figlie. Se il compito delle donne è ritenuto da sempre quello di amare – il tema della prima parte, Potremmo chiamarlo amore –, di prendersi cura dell’altro, anche nel lavoro ci si aspetta questo: «Ci aspettiamo che sorridano e che ci trattino con calore, e che mettano in secondo piano le loro necessità e i loro sentimenti». Nella seconda parte – Enjoy! –, a interessare la giornalista il tentativo di associare il lavoro al gioco, al divertimento. Tutto bello, ma le bollette?
In mezzo a tutto questo orrore, non è difficile immaginare come in molti stiano ripensando il proprio rapporto con il posto di lavoro. Ora che i padroni hanno mostrato come non ci siano limiti alle richieste della produttività neppure davanti alla catastrofe, c’è forse da meravigliarsi se «nessuno ha più voglia di lavorare»?
No, niente farfalle nello stomaco. Solo ansia e gastrite.
Un’inchiesta necessaria
L’autrice muove la sua critica alla cultura capitalista e, in oltre 500 pagine, spiega quanto è necessario ripensare i nostri tempi. Se il confine tra vita privata e professionale si fa sempre più sottile, come possiamo permetterci la felicità? Dunque, ben venga la rivolta collettiva, il sindacato: è arrivato il momento di buttare giù i muri che le personali carriere hanno innalzato per ricostruire i legami di una vita perduta. Pensavamo fosse amore, e invece era sfruttamento.
Sfruttamento non vuol dire solo avere un lavoro di merda. Questo è un fraintendimento impostoci dalla mitologia del lavoro per amore. Sfruttamento è il lavoro salariato in un sistema capitalistico, dove il tuo lavoro produce più valore di quanto ne giustifichi il tuo stipendio. Sfruttamento è il processo attraverso il quale qualcun altro trae profitto dal tuo lavoro.
Le storie raccolte in questo libro sono la nostra storia: discriminazione, fatica, fallimento, ma anche solidarietà e conquista. Il lavoro non ti ama (acquista) è, di fatto, un invito alla distruzione dell’American dream e alla rivoluzione: un lavoro non potrà mai ricambiare l’amore. Guidata da Marx e Silvia Federici, Mark Fisher e bell hooks, Guy Standing, Selma James e molti altri, Jaffe compone un volume necessario a chi ha dimenticato che «l’amore è troppo grande e bello e incasinato e umano per essere sprecato in un accidente momentaneo chiamato lavoro».
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