Chi è Roland Baines, e cos’ha imparato nella sua vita? Cos’ha da insegnare? Queste sono le grandi domande che attraversano Lezioni, l’ultimo libro di Ian McEwan (Einaudi), e forse il suo capolavoro. Romanzo e Storia si intrecciano, mentre il narratore segue la vita di Roland dall’infanzia alla vecchiaia, lungo un arco di tempo che va dalla seconda metà del ‘900 ai primi decenni del Ventunesimo secolo.
Chi è Roland Baines?
Roland Baines è un immigrato, arrivato bambino in Inghilterra dopo una giocosa infanzia in Libia. Il caldo e la libertà del Paese natale vengono rimpiazzati dalla rigidità dell’istruzione inglese, e in particolare dai modi stravaganti della sua insegnate di pianoforte, Miss Miriam Cornell, che durante le sue esercitazioni alterna pizzicotti a carezze languide e inopportune. Roland ha undici anni quando subisce questo, poi quattordici quando torna da lei, convinto che sia una sua scelta, e iniziano una relazione malata: i confini tra bisogni infantili e desiderio adulto si confondono, così come quelli tra piacere e violenza.
Gli pareva più un abbraccio tra una madre e un bambino. Aveva la sensazione di dover assumere un ruolo più dominante. Era convinto di non dovere assolutamente lasciarsi vezzeggiare. Già, ma quanto convinto?
Roland ci metterà una vita a capire i danni che quella storia gli ha causato, e quando qualcuno lo chiamerà “abuso” gli sembrerà osceno prima, liberatorio poi.
Roland Baines era un talento del pianoforte, ed è forse per quella maestra che ha abbandonato le sue aspirazioni e si è accontentato di essere un pianista da pianobar. Ma Roland si è costruito una vita, a modo suo è felice, e non si sa dare spiegazioni quando la moglie Alissa lo abbandona pochi mesi dopo la nascita del loro figlio Lawrence.
Il rapporto alla Storia
Il modo in cui la Storia e la vita di un uomo qualsiasi si intrecciano è messo in luce magistralmente da McEwan, che riesce anche a dare testimonianza di quel giochetto mentale che ciascuno di noi fa, quando cerca di rintracciare le tappe del proprio destino:
Se Chruščev non avesse piazzato le testate nucleari a Cuba e Kennedy non avesse ordinato un blocco navale all’isola, quel sabato mattina Roland non sarebbe andato in bicicletta a Erwarton, al cottage di Miriam Cornell; l’unicorno sarebbe rimasto chiuso nel recinto e Roland avrebbe passato gli esami di Stato per l’accesso all’università dove avrebbe studiato lingue e letteratura.
Nell’intervista rilasciata ad Alberto Manguel, uscita sul Robinson dello scorso 25 febbraio, McEwan rivela di aver voluto scrivere «un romanzo sul modo in cui queste crisi planetarie, questi momenti politici, penetrano nelle nostre vite». L’idea di base, quella che lo stuzzica da sempre, è «il personaggio attraverso il tempo», qualcosa che ha già esplorato in Espiazione: qui però è andato più a fondo, arrivando a scrivere una vita intera e aprendo alla generazione successiva, cosa che non aveva mai fatto.
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Il propagatore di disordine
«Amare il proprio carnefice»
McEwan sin dalla sua produzione più giovanile si è interessato alle relazioni deviate, al desiderio avvelenato che nasce tra due individui, spesso unidirezionale, quasi sempre fatale. Aveva ventun anni quando scrisse un racconto in cui un uomo si innamorava di un manichino; quarantanove quando, in Amore fatale, raccontò della passione ossessiva di un malato psichiatrico per un uomo sposato. In Lezioni torna sul tema, esplorando cosa significhi «amare il proprio carnefice», cosa che Roland fa con tutte le donne della sua vita.
Di recente Emmanuel Carrère ha detto che «l’esperienza umana di cui parliamo, non è necessariamente confortante»: Ian McEwan lo sa bene e in questo libro, come in tutti i precedenti, esplora le zone di confine, quelle in cui non c’è Male o Bene ma ombra, confusione e stanchezza.
Un Grande Romanzo Umano
Nello scorso secolo – e a volte ancora oggi – si parlava spesso di Grande Romanzo Americano. Lezioni (acquista) è un Grande Romanzo Umano, un’opera che racconta un’avventura umana attraverso le tappe personali che l’hanno segnata e gli eventi storici che ne hanno influenzato il corso. Dalla Crisi dei missili di Cuba alla pandemia da Covid-19, passando per la guerra in Vietnam e la caduta del Muro di Berlino, aprendo a scorci retrospettivi sulla Seconda Guerra Mondiale, quello che McEwan realizza è il ritratto storico di un’epoca intera, oltre che una delicata interrogazione dell’esperienza di un uomo su questa Terra.
Quali sono, viene da chiedersi, le “lezioni” del titolo? Sono quelle di pianoforte, sono quelle di vita che Roland deve imparare, sono quelle che la Storia impartisce a lui, a noi? L’interrogativo resta aperto: probabilmente tutte e una di più, la lezione che McEwan ci fornisce su cosa sia per lui la letteratura, e quale sia il suo ruolo nel farci comprendere meglio la nostra vita.
Il memoir […] era stato un bestseller […]. Le orribili infanzie altrui non erano soltanto un conforto per molti ma anche uno strumento di esplorazione emotiva e l’espressione di ciò che tutti sappiamo ma che abbiamo bisogno di continuare a sentire: che i nostri primi anni ci condizionano e che dobbiamo affrontarli.
Alla fine, uno spiraglio di luce c’è, e si trova in un contatto umano speciale: come a dire che, disastri storici e individuali a parte, è sempre in un amore che l’uomo può trovare salvezza. Basta saper scegliere quello giusto.
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