Non hai figli? E perché?

«Libere di scegliere se e come avere figli», di Ilaria Maria Dondi

9 minuti di lettura

Libere di scegliere se e come avere figli è un saggio di Ilaria Maria Dondi (Einaudi) che contiene, senza retorica e in modo estremamente puntuale, riflessioni preziose per il dibattito odierno sul legame fra femminilità e maternità. Si pone come un inventario di donne che sono madri in modi diversi o di donne senza figli, ma è molto di più.

Evitando il rischio retorica sempre dietro l’angolo, il lavoro di Dondi si configura come una lettura piacevolissima. Scorrevole, ma a tratti anche profondamente accademica nella dose giusta. Segue un percorso lineare ma non per questo meno dinamico e tiene incollato il lettore permettendogli di crearsi una propria idea liberamente.

Un libro “libero”

La scrittura di un libro con un tema scottante parte da un grande vantaggio: è portato già dalla sua stessa natura a far discutere. Reca tuttavia anche un enorme ostacolo: essere all’altezza del proprio compito. Fuggire da alcuni rischi, per esempio presentarsi a un lettore che sia bene si approcci senza pregiudizio, ma che già dal titolo potrebbe essere prevenuto. Ed essere in grado, quindi, di rivolgersi anche a lui.

Ciò in quanto facile sarebbe che leggessero Libere solo le donne che condividono ogni parola, mentre è più difficile, per non dire vitale, che lo legga chi ha pronunciato quelle stesse domande messe in evidenza da Einaudi nella presentazione del libro sui social:

Chi ha chiesto “Ma il tuo partner che dice?” a donne che dichiaravano di non volere figli. Chi pronuncia continuamente la frase “Non hai figli, non puoi capire”. Infine, soprattutto quelle donne che, come scrive Ilaria Dondi, hanno sentito il peso della pressione che la società impone. A causa di questa imposizione sociale le donne spesso sono discriminate o giudicate se non hanno figli. Proprio per la capacità che la penna di Dondi ha di rivolgersi a tutti, quindi, anche a coloro i quali è più importante leggano, il libro è un prodotto di inestimabile valore.

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Ciò perché un libro del genere si prestava, in effetti, a essere il cosiddetto “compitino ben scritto”. Una disamina, magari efficace, ma che mette insieme luoghi comuni e retorica per accontentare tutti. Oppure ancora, avrebbe potuto diventare al contrario come quelle letture alternative a ogni costo. Quelle dove il lettore scopre l’inganno subito: un libro nato solo per quello scalpore.

Libere non è nessuna delle due cose, in quanto Libere è prima di tutto un libro libero.

Essere donne e mamme libere oggi

La libertà di questo libro consiste principalmente nella sua struttura e nello stile. La prosa di questa disamina puntuale su cosa significa essere o non essere madre nelle varie declinazioni è scorrevole. Talmente tanto che sembra quasi di “leggere un podcast” nel senso più positivo possibile: non in quanto la scrittura ricalca troppo genericamente il parlato, ma perché la precisione del linguaggio è adeguata e quando serve molto tecnica. Parliamo di podcast in quanto la comunicazione che l’autrice crea con il lettore è immediata, veloce, spedita e funzionale. Sembra di dialogare direttamente con una persona che, senza presunzione alcuna, vuole mettere in discussione tutto, in quanto ha messo in discussione, del resto, anche se stessa e scardinare le conseguenze negative di un sistema.

Ilaria Maria Dondi parte, infatti, dalla sua storia personale di donna che pensava non avrebbe mai avuto figli, del ruolo che la maternità ha avuto nella sua vita. Anche nella personalizzazione dell’inizio il suo lavoro è impeccabile. Anche se spesso ce ne dimentichiamo, un’argomentazione non è più convincente per forza se basata su una personale esperienza, specie in quanto Libere si muove nel terreno dell’antropologia e della sociologia, dove è bene muoversi in punta di piedi. Conta, infatti, come si usa la propria esperienza.

L’autrice parla di sé usandosi come un “case study”, demistificando dinamiche che creano malessere nelle donne. L’ossessivo rimandare a un orologio biologico, il dare per scontato che si debbano avere figli senza mai mettere in dubbio questo dogma, porre sempre la domanda “Perché non vuoi figli?” e mai “Perché li hai fatti?” in quanto questo viene dato per scontato. Dondi analizza a uno a uno questi casi costruendo una riflessione costruttiva e mai rabbiosa o combattiva, o ancora peggio indignata, ma fortemente funzionale a un dibattito prezioso.

Libere è la base per una riflessione più matura in Italia

Basta leggere anche solo le prime pagine di Libere per rendersi conto che tutto, dai termini usati (childless, per esempio) ad alcune citazioni è alquanto lontano dal panorama italiano ma figlio di un contesto più ampio. Fuor di confronto con altri lavori, non è questa la sede per farlo, Libere è probabilmente un libro di cui avevamo profondamente bisogno anche per questo, perché è un inizio per entrare in un dibattito sociale fondamentale da conoscere.

L’inizio se guidato da questo lavoro non può che condurre il lettore verso una riflessione personale basata su un quadro chiaro, ma non per questo freddamente accademico. Certamente quando il contesto e l’argomento richiedono rigore, la penna di Dondi lo usa, adoperando espressioni idiomatiche del dibattito social o degli slogan, e ancora ricorrendo quando serve a citazioni anche proprie della pedagogia. Una delle primissime citazioni, ad esempio, riguarda l’empatia di Edith Stein:

Ma in quanto appartenenti alla specie umana possiamo «fare esperienza» del vissuto altrui tramite l’empatia che, secondo l’interpretazione di Edith Stein, non è comprensione surrogata, bensì acquisizione emotive del sentire altrui. 

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La scorrevolezza di questo libro è tale sicuramente perché propria dello stile dell’autrice, per non annoiare e per rendere vivo un argomento importante, ma se Dondi scrive così è anche perché non vuole fare sprofondare il lettore in un errore che accompagna, invece, spesso le disquisizioni sulla maternità o non-maternità. La convinzione, cioè, che questi argomenti riguardino solo alcuni contesti, siano parte di discorsi altri e alti, quando invece il problema è “collettivo”, esperito nella quotidianità, per quanto sia anche tremendamente individuale in quanto non vissuto da tutte allo stesso modo.

Non esiste, infatti, un solo tipo di madre o non-madre, per questo Libere (acquista) deve trovarsi in ogni luogo per ricordarci che siamo libere di parlare, e che il dibattito e la letteratura sono un mezzo efficace per non soffrire noi, come se dovessimo essere all’altezza di un’aspettativa, e non fare soffrire gli altri anche solo con domande e convinzioni inopportune e ristrette.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. Ha un master in giornalismo, è docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale. Autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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