Innamorati di Jack London

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Jack London

Un inguaribile sognatore, un selvatico affascinante, coraggioso e un po’ irruento, un marinaio avventuriero, un reporter di guerra e giornalista sportivo – in particolare di boxe –, ma anche e soprattutto un indomito viaggiatore. Jack London è a oggi un simbolo del riscatto sociale. Nome completo: John Griffith Chaney London.

Il mio posto in questa società era negli abissi, dove la vita offriva solo squallore e sventura, lì, sul fondo, carne e spirito erano ugualmente affamati e tormentati.

Prima che l’affermazione come scrittore gli garantisse di vivere dignitosamente, London fece innumerevoli lavori; riteneva che il successo fosse frutto di un duro lavoro, nonché di una costante disciplina: ogni mattina si svegliava prestissimo per scrivere. Aveva il potere di far sua la storia che gli si presentava davanti, racchiudendola in un racconto. Un dono che è tormento e salvezza per chi possiede l’arte della narrazione.

Capita, nella vita, di comprendere sin da subito quello che sarà il proprio destino, di raggiungerlo e conquistarlo per il resto dei propri giorni. Altre volte, invece, capita di percorrere milioni di strade prima di trovare un sogno tanto potente da infiammare anche il più duro dei cuori. E London fu una delle figure più affascinanti e romantiche del suo tempo.

Chi è Jack London

Nato a San Francisco il 12 gennaio 1876, l’infanzia di London fu segnata dalla povertà. Iniziò a lavorare a soli dieci anni e intorno ai venti si appassionò alla letteratura grazie ai libri presi in prestito dalla biblioteca pubblica. Si iscrisse al liceo, dove iniziò a scrivere per il giornale scolastico, e nel 1896 riuscì a realizzare il grande sogno di frequentare l’università. Si trattò, tuttavia, di una gioia effimera poiché le difficoltà economiche lo costrinsero ad abbandonare gli studi l’anno successivo e unirsi alla “corsa all’oro”, alla scoperta di ricchi giacimenti d’oro nel Klondike, al confine fra Canada e Alaska. Fu una fase fondamentale della sua vita: è da queste avventure che prese ispirazione per dare vita ai primi racconti degni di nota.

Il suo primo racconto fu comprato da un giornale locale per 5 miseri dollari. Data la povertà estrema e i continui rifiuti fu sul punto di arrendersi, quando una rivista gli offrì 40 dollari per un altro racconto. Fu il suo primo compenso da scrittore.

A ventinove anni divenne famoso in tutto il mondo e il romanzo che gli diede definitivamente la notorietà fu Il richiamo della foresta (1903). Fu pubblicato in seguito in circa 6.500.000 esemplari solo in lingua inglese, ma pagato all’autore per una somma irrisoria, diritti compresi. 

Da allora la sua carriera prese la via del successo: di lui ricordiamo romanzi come Zanna BiancaIl tallone di ferroMartin Eden, Il vagabondo delle stelleIl lupo dei mari La peste scarlatta. In breve tempo divenne uno degli scrittori più pagati e famosi dei suoi anni, con lettori in tutto il mondo.

Tra il 1900 e il 1916 completò oltre cinquanta libri tra romanzi e saggi, centinaia di racconti brevi e numerosi articoli sugli argomenti più vari.

Per iniziare: «Pronto soccorso per scrittori esordienti»

Alle numerose richieste di pareri, giudizi, consigli di scrittura, London risponde in totale franchezza e onestà, sfiorando la brutalità: lavorare.

Scrivetelo in tutte maiuscole: lavorare. Lavorare in continuazione. Imparate a conoscere questo mondo, questo universo; questa energia e questa materia, e lo spirito che attraversando l’energia e la materia traluce dal magnete alla Divinità. E con tutto questo voglio dire lavorare come filosofia di vita.

London avverte… non esistono scorciatoie, facili soluzioni, corsie preferenziali. «C’è solo un modo di cominciare una carriera, ed è quello di cominciarla; e cominciarla con il duro lavoro e la pazienza».

Pronto soccorso per scrittori esordienti (Minimum Fax, 2021 – acquista), tradotto da Andreina Lombardi Bom, è una raccolta di lettere di risposte e ammonimenti alla London agli aspiranti scrittori, oltre ad articoli apparsi su riviste dell’epoca e brani tratti dai suoi romanzi. Una riflessione sulla difficile arte di scrivere, pubblicare e guadagnarsi da vivere scrivendo. Nulla di più moderno.

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Per proseguire: «Il messicano»

Felipe Rivera, un uomo duro dallo sguardo di ghiaccio, è disposto a fare qualsiasi cosa per la Rivoluzione. Nessuno dei personaggi conosce il suo passato, e il carattere introverso lo rende temibile agli occhi di tutti, ma a Felipe poco importa.

«È la Rivoluzione incarnata» riprese Vera. «Ne è la fiamma e lo spirito, l’insaziabile grido di vendetta che non urla ma uccide in silenzio. È l’angelo distruttore che si muove nelle tenebre.»

Il suo unico interesse è finanziare la Rivoluzione messicana, e per riuscire in questa sua personale impresa si presta anima e corpo a una disciplina che odia nel profondo: il pugilato. Salire sul ring gli permette di guadagnare abbastanza per vivere, affrontare il campione Danny Ward vuol dire sperare in un futuro lontano da quella sofferenza.

La posta in gioco è semplice: chi vince prende tutto. E Felipe combatte, anche quando nemmeno l’arbitro sembra essere così imparziale come dovrebbe e anche il pubblico è contro di lui.

Il messicano (La vita felice, 2020), a cura di Giampaolo Mascheroni, racchiude la rude umanità, è la storia di un ultimo folle disperato tentativo da parte di un uomo che inghiotte il sangue amaro del desiderio di rivalsa.

Innamorati di Jack London: «Martin Eden»

Scoprire Martin Eden vuol dire subire il fascino di un personaggio selvatico tanto quanto Jack London (difatti questo romanzo muove da uno spunto autobiografico), ma soprattutto romantico. Presentato come un illetterato che ha iniziato a lavorare sin da piccolo, è parte della classe operaia e dei sobborghi, la sua cultura sono le scazzottate e il whisky, alle spalle ha in realtà molta più vita dei suoi vent’anni. Eppure, in tema di sentimenti è ancora un ragazzino. L’arte del racconto è ancora racchiusa in sé; sarà Ruth Morse, la personificazione della bellezza, ad avvicinarlo alla sua ambizione.

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Martin Eden (Mondadori, 2019), tradotto da Cecilia Scerbanenco, è un romanzo introspettivo che segue il suo personaggio nella sua educazione letteraria. Non è tanto il tentativo di realizzare il sogno di diventare uno scrittore, quanto l’ossessione amorosa: è il sentimento che lo lega a Ruth a spingerlo a raggiungere la sua vocazione.

Avrebbe scritto. Sarebbe stato uno degli occhi per mezzo dei quali il mondo vede, una delle orecchie per mezzo dei quali il mondo ascolta, uno dei cuori per mezzo dei quali il mondo sente. Avrebbe scritto.

Si scrollerà di dosso l’iniziale timidezza e insicurezza che prova nel muoversi in un ambiente agiato e borghese, ben diverso dalle sue umili origini. Il suo modo di parlare sgrammaticato lascerà spazio alla determinazione con cui s’immetterà nella faticosa via della letteratura costellata di fallimenti, sacrifici, sofferenza. Testardo, furente, innamorato, lavorerà duro – giorno e notte – per riuscire a diventare uno scrittore.

La storia di un’autodeterminazione che si rivelerà essere un’autodistruzione: il successo, la ricchezza, non sono altro che miti borghesi. La conquista della fama si rivelerà essere una soddisfazione fugace. L’emancipazione culturale e sociale di un uomo che, una volta raggiunto quel mondo idealizzato, proverà un senso di nausea, una tale delusione che lo spingerà a interrogarsi, una volta per tutte: «Chi sei, Martin Eden. Cosa sei? A che classe appartieni?».

La confessione personale di un fallimento. Struggente, spirituale, essenziale.

In copertina:
Artwork by Vittoria Baldoni
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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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