È uscito per i tipi del Saggiatore Maimamma, romanzo scritto a quattro mani da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Il titolo dell’opera ricalca, seppur con una grafia diversa, quello dell’album della queer band La Rappresentante di Lista, di cui i due autori sono fondatori: My Mamma. Il gruppo, che aveva partecipato l’anno scorso al Festival di Sanremo con il brano Amare, tornerà anche quest’anno con Ciao ciao.
Nell’attesa di ascoltare la loro nuova canzone – il Festival andrà in onda dal 1° al 5 febbraio – possiamo scoprire i due artisti in questa inedita veste di scrittori e lasciarci trasportare nel loro universo letterario, eccentrico come quello musicale.
«Maimamma»: la trama
Maimamma narra la storia di Lavinia, che ha appena compiuto trent’anni. È l’età in cui ormai si è a tutti gli effetti adulti, ma troppo spesso si è logorati dalla paura di avere fatto scelte sbagliate in passato, che andranno inevitabilmente a ripercuotersi sul futuro. In poche righe, gli autori delineano una situazione in cui molti trentenni di oggi, ancora in cerca del proprio posto nell’universo, si riconosceranno:
E allora ecco che il risultato delle azioni che hai fatto da quando hai iniziato a prendere delle scelte importanti ti ritorna come un boomerang e tu sprofondi nell’abisso: la paura di non farcela, l’università scelta un po’ a caso, il lavoro precario, gli amici di una vita che si allontanano, hangover che durano una settimana, non riuscire a capire quale sia la tua missione nel mondo, il tuo corpo che invecchia, fare l’amore di rado, da un lato spunta il tuo fantomatico orologio biologico e dall’altro c’è una madre che diventa vecchia, qual è il tuo posto nell’universo?
Lavinia raggiunge questa consapevolezza in un momento molto particolare non solo per la storia dell’umanità, a nove mesi dalla sua estinzione di massa, ma anche per la sua storia personale. Dopo un’avventura con un ragazzo, Lu, scopre infatti di essere incinta. Cosa si prova a portare in grembo, nonostante tutto, una figlia in divenire, quando il genere umano è condannato a morte certa? Credeva che non sarebbe stata mai mamma, Lavinia, ed ecco che si ritrova incinta. Ma se il mondo è destinato a finire poco dopo la nascita della bambina, sarà davvero mamma?
Tra le pagine di Maimamma Lavinia vive un’esperienza unica, che la porterà fino all’istante in cui una nuova vita e l’ineluttabilità della morte arriveranno a toccarsi. E anche qualcosa di tragico come la fine del mondo può trasformarsi in una festa:
Amelia ha aperto gli occhietti e l’enorme ostetrica mi consiglia di avvicinarla al seno. C’è una grande finestra che dà sulla città. L’infermiera alza gli oscuranti automatici: «C’è la festa della fine del mondo» ci dice sorridendo, «non possiamo perdercela».
Guardiamo fuori dalla finestra come se stesse passando un documentario alla tv.
Sull’ultima spiaggia hanno dato ordine di sparare tutti i fuochi d’artificio.
È davvero un grande spettacolo, sorridiamo tutti.
Un romanzo distopico nell’era delle incertezze
Maimamma è un romanzo figlio del suo tempo, ultimato nel pieno della pandemia di Covid-19, nonché in un momento in cui l’umanità inizia a toccare con mano le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici. Forse siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, intanto, ci presentano un mondo in cui l’umanità non ha potuto (o voluto) porre rimedio ai suoi errori e corre verso la sua fine. Come un treno diretto a tutta velocità verso un precipizio. Meglio attendere lo schianto o lanciarsi dal treno in corsa?
Eppure, paradossalmente, in questa storia dalle tinte surreali, narrata sotto lo sguardo stupito di Lavinia, manca la disperazione. Una situazione che stride con lo scenario descritto dai due autori e con quella che in fondo è l’indole degli umani quando si sentono in pericolo – basti pensare ai supermercati presi d’assalto nella primavera del 2020, quando si temevano risvolti ben più apocalittici della pandemia. O forse i personaggi di Maimamma sono semplicemente rassegnati. Chi poteva permetterselo è già fuggito su una navicella spaziale, la morte immediata è solo per i poveri. Un po’ come accade in Don’t Look Up, l’ultimo film di Adam McKay, sempre ambientato a un passo dall’estinzione della specie umana (stavolta per via di una cometa che si schianta sulla Terra).
Una storia da leggere e da ascoltare
In un’intervista concessa a Rolling Stone Italia, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina hanno parlato del legame tra la loro prima fatica letteraria e la loro musica, talmente inscindibile che il romanzo si potrebbe quasi usare per comprendere meglio le canzoni.
Noi avremmo voluto pubblicare il libro prima dell’album: ci piaceva l’idea che potesse essere utilizzato quasi come un libretto d’opera da leggere durante l’ascolto delle canzoni. Perché di fatto il romanzo apre una voragine sui temi che affrontiamo con la nostra musica, è un altro pezzetto del puzzle.
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In Maimamma, infatti, ritroviamo diversi temi cari ai due musicisti, come l’ambientalismo o il rapporto con il proprio corpo. Il legame con l’album My Mamma si fa esplicito fin dall’esergo: «Domani sarà un giorno da ricordare, non da dimenticare». La citazione è tratta dalla splendida Resistere, la penultima canzone del disco, una vera e propria poesia in musica. La scelta di una frase di apertura così pregna di speranza è insolita per un romanzo distopico, ma non stupisce alla luce dell’impronta anticonformista di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina in ogni loro progetto artistico. Apre la porta a un’altra chiave di lettura dell’opera: e se la fine del mondo in realtà fosse solo una metafora? Uno dei capitoli conclusivi, in cui assistiamo al dialogo di Lavinia con una blatta, sembra confermare questa teoria:
«Vedi, bidoncino di carne, la vita è un dono, ma non sai chi te l’ha fatto. […] Non è la vita che ci fa un regalo. Ho detto che la vita è un regalo. […] Il senso della vita è proprio tutto questo. Per millenni i tuoi simili hanno risolto tutto credendo che quel dono l’abbia portato un dio. Ma adesso che Dio è morto? Lo sai che è morto, no?» […]
«Il mondo sta finendo. E io sto portando avanti una gravidanza. Mi sembra di essere una che non ha paura di perdere la terra sotto i piedi…» […]
«Pane uno: la terra non sta finendo, semmai siete voi che presto ve ne andrete all’inferno. Pane due: non sta finendo un bel niente. Forse è il tuo mondo che sta finendo. Pane tre: Jingle Bells.»
Il cambio di decennio e soprattutto l’esperienza della maternità segnano per Lavinia la fine di un’epoca e l’inizio di qualcosa di nuovo. Perderà la terra sotto i piedi e si vedrà costretta a fare un salto nell’ignoto, che non per forza porterà qualcosa di brutto, anche se è nella natura umana temerlo. Forse è solo il mondo di Lavinia che sembra finire ma poi, come le ricorda la blatta, «non sta finendo un bel niente». E pazienza se la vita è insensata quanto certe risposte della blatta, pazienza se forse non c’è nessun Dio. La vita è un dono, non importa da parte di chi. Domani sarà un giorno da ricordare.
Nel singolo Vita, aggiunto alla versione digitale di My Mamma lo scorso luglio, La Rappresentante di Lista ci lascia un interrogativo: «Sei felice o sei complice?». La chiave per la felicità è non opporre resistenza ai cambiamenti, ma attraversarli senza paura; smettere di resistere e cominciare a esistere, in armonia con il mondo, senza ostinarci a voler sempre capire tutto. «Io esisto. Esisto perché sono una parte di un tutto. Tu invece resisti perché sei un pezzettino di qualcosa che non hai ancora capito», dice la blatta. Una volta all’ultima pagina di Maimamma (acquista), ecco che torna in mente la frase conclusiva di Resistere: «Quello che mi serve adesso è vivere». Anche se domani finisse il nostro mondo. L’importante è non essere mai complici dell’infelicità.
Ascolta My Mamma de La Rappresentante di Lista su Spotify:
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