Da bambini giocare con la fantasia non è mai un errore, sognare di poter volare è un lusso che puoi permetterti soltanto lontano dallo sguardo degli adulti. È quando pensi di poter volare davvero che un gioco si trasforma in una catastrofe. La cattiveria, poi, è un atteggiamento spinto da sentimenti che un bambino non è ancora in grado di gestire, se non attraverso parole di cui non conosce il peso. Anche queste, come i sogni, possono trasformarsi in una catastrofe. Ma dopo quanti incidenti casuali si diventa una malnata?
Attraverso gli occhi di Francesca, voce narrante di questa storia, ricostruiamo la storia di Maddalena, da tutti additata come la Malnata. Il romanzo d’esordio di Beatrice Salvioni, La Malnata (Einaudi, 2023), è la storia di un’amicizia indissolubile, un’affinità sincera. È già stato venduto in 32 Paesi. È uscito, in contemporanea con l’Italia, in Francia, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca, Turchia e Bulgaria; a breve arriverà anche in Germania e negli Stati Uniti. E dal libro sarà tratta una serie TV.
Siamo a Monza nel 1936, in pieno fascismo. Il corpo delle donne va nascosto, aggiustato secondo il volere della società patriarcale. Non è un limite che riguarda soltanto l’essere “femmina” ma anche l’essere “maschio”, il dover diventare un uomo virile, forte e impermeabile alle emozioni. La bellezza sta nella complessità, nell’autenticità, e la Malnata è l’amica geniale di cui abbiamo bisogno per non sopprimere il proprio desiderio di ribellione in un mondo di regole inviolabili.
Quando avevo chiesto perché non potessi andare con lei a dondolarmi dagli alberi, mia madre mi aveva preso per un polso e mi aveva raccontato che con la Malnata non ci dovevo stare: portava sfortuna.
«La Malnata», un lungo flashback
In riva al Lambro, due ragazzine cercano occultare il cadavere di un ragazzo che porta sulla camicia una spilla con il fascio. È il 1936, e il prologo apre a un lungo flashback che racconta quanto è accaduto nell’anno precedente. Attraverso lo sguardo di Francesca iniziamo ad amare la Malnata da lontano, a invidiarla per i suoi giochi spericolati, giù al fiume, in compagnia di due maschi, Matteo e Filippo (anch’essi malnati).
Dovevo sforzarmi per allontanare lo sguardo dai bambini giù al fiume, i bambini che non ero e che avevo sempre spiato. Ma quella domenica, per la prima volta, la Malnata mi fissò con i suoi occhi lucenti e neri. Poi fece un sorriso.
Le due protagoniste dodicenni di questa storia, Francesca e Maddalena, vengono da mondi apparentemente lontani. Le figure genitoriali non sono punti di riferimento, né figure da cui prendere esempio: agli occhi di Maddalena e Francesca sono mondi a cui sperano di non assomigliare mai.
Il padre di Francesca è un cappellaio che si fa strada negli affari grazie alle raccomandazioni del fascismo, pur non abbracciando l’ideologia. In questo, la moglie è la sua fortuna: ha una relazione extraconiugale con il signor Colombo, un uomo influente. La madre di Francesca è una donna anaffettiva che educa la figlia a diventare una ragazza perbene.
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La famiglia di Maddalena, invece, vive in un quartiere popolare. La Malnata ha altri due fratelli: Edoardo, che per lei è come un padre, e Donatella, fidanzata con il figlio maggiore dei Colombo. La sua è una famiglia umile, colpita dalle disgrazie di cui Maddalena si sente responsabile, come la morte del fratellino Dario, caduto dalla finestra di casa, e l’incidente del padre, che ha perso una gamba in un ingranaggio della fabbrica.
Mentre passava le donne digrignavano un «diocenescampi» e si facevano un frenetico segno della croce; gli uomini invece sputavano a terra. Allora lei rideva forte e tirava fuori la lingua, poi faceva un inchino, come se di quelle offese fosse grata.
L’amicizia tra la Malnata e Francesca prende forma nel corso delle pagine. Basta poco, un episodio da nulla, per renderle complici. La Malnata diventa per Francesca la spinta vitale all’evoluzione personale. Sarà lei a raccontarle quello che accade al corpo femminile quando si diventa donne, le dirà: «Noi femmine non ci dobbiamo schifare del sangue». Quel corpo che cambia ogni giorno, cresce verso l’esterno e attira attenzione in una società patriarcale in cui le donne «l’unica cosa che devono imparare a fare le femmine è a darsi senza pretendere, proprio come le donne del duce». In cambio, Maddalena torna a scuola grazie a Francesca.
Il peso delle parole
Il periodo fascista sembra essere stato scelto appositamente per raccontare l’essere “maschio” come un limite. Il dover essere un uomo virile, che confonde l’onore col saper uccidere, che considera suo ciò che conquista con la forza. L’ideologia fascista non entra davvero nei personaggi e nelle vicende, è un escamotage per affrontare il tema del sessismo, della violenza, per raccontare l’obbedienza e l’esaltazione della difesa della patria.
Tra lealtà e confidenze, cambiamenti e sostegno, l’affetto tra le due si fa sempre più forte. La Malnata dirà a Francesca: «Io non ho paura». E Francesca, davanti allo specchio, proverà a imitarne lo sguardo, il tono, si dirà di non avere paura. È un mantra che ritorna spesso all’interno del romanzo: che non sia forse in grado, la Malnata, di far accadere anche le cose belle e di infondere coraggio attraverso le sue parole?
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La Malnata è senza dubbio la spina dorsale del romanzo, una voce che «nella testa della gente ci entra per non uscirne più». Attraverso uno stile narrativo inizialmente lento e poi vorace, Beatrice Salvioni ricuce insieme la storia di un’amicizia geniale, attraversa le emozioni senza scivolare nel loro oblio. L’effetto sarà quello di pensare nelle prime pagine di avere a che fare con due bambine, e poi di colpo con due ragazze molto più grandi della loro età.
Consigliato a chi è alla ricerca di una storia di formazione della propria identità in un passato in cui essere donna è una colpa. La Malnata (acquista) è un romanzo che ha l’odore del fango del fiume Lambro e della brillantina in testa ai giovani balilla. Un libro che soffoca come una camicia stretta e graffia come il bisogno di libertà.
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È un romanzo molto bello scritto da una giovane promessa della letteratura italiana contemporanea. Ed è un romanzo che casca a fagiolo sulla mappa letteraria del mondo intero e di una umanità che sembra di aver, improvvisamente, dimenticato cosa sia il fascismo e si trova davanti personaggi a livello mondiale che appaiono spesso – ad alcui – stranamente carismatici (?????) come Matteo Salvini, Putin, Trump, Orban, Kim Jung Un e altri il cui nome non mi viene al momento. Ed è un romanzo che la cultura contemporanea italiana sembra non voler curare al momento tenuta strettamente ostaggio da una classe politica di qualsiasi colore politico che non sembra voglia veramente parlare di fascismo per paura di alienare elettori … con le solite cose cosiddette di regimi del passato ed un Mussolini che – dopotutto – ha solo sbagliato a mettersi con Hitler… il resto… ehi, andava tutto bene… dimenticandosi così che il duce è stato il maestro di Hitler e di tutti i fascisti con il suo immancabile corporatismo e le leggi razziali… perché anche se non ne voleva sapere, comunque accettava che… beh… certe cose s’hanno da fare perché chi comanda mica può scegliere sempre la via giusta… e poi… con tutto il bene che ha già fatto… gli si deve perdonare un piccolo errore… allearsi con uno completamente fuori di testa… il fascismo predica così oggi… persino Trump da buon ignorantone… cita le parole di Hitler e se ne vanta… perché le fa sue… mica conosce veramente Hitler lui che un libro quasi certamente non lo ha mai letto.
Ma questa ragazza (mi perdoni la scrittrice) capisce esattamente come risvegliare la coscienza della nostra umanità… come nessun politico è capace di fare al momento perché ha capito benissimo che fascismo non è solo corporatismo e giustizia fai da te e predicare nazionalismo e seminare odio e supremazia dei bianchi su tutte le altre razze che non esistono… visto che siamo una sola razza umana con un unico DNA… ma ha capito anche che fascismo è una malattia che si nota anche sotto altri nomi legati ad un tradizionalismo che tutti credevamo che fosse una cosa di altri secoli e che invece ancora oggi insiste a voler tornare a lacerare ogni traccia di progresso che l’umanità credeva di aver conquistato che anche i più altri tribunali e corti supreme del mondo sembrano voler rinnegare. Quella stessa supremazia che i cosiddetti maschi vogliono di nuovo esercitare sulle femmine… “devi essere felice di farti sedurre esattamente come le donne si offrono al Duce con piacere e assoluta sottimissione” – è piu o meno quello che certi uomini oggi vogliono ripristinare… “abbiamo le nostre esigenze… dopotutto…” Ma cosa hanno in mente costoro? E cosa faranno i malnati di questo pianeta malato e fragile in economie che servono solo ai miliardari ma non si curano abbastanza del resto di noi… anzi minacciano di non curarci affatto. Benventuta Beatrice Salvione!
Buona lettura, amici lettori, io condivido la vostra scelta.