Kitsch, potere, amore: l’universo metafisico (e poetico) di Milan Kundera

L'autore de «L'insostenibile leggerezza dell'essere» e «Il libro del riso e dell'oblio» è scomparso a Parigi all'età di 94 anni.

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«Essere scrittore significa scoprire una verità»: così si pronunciava sulla scrittura Milan Kundera, scrittore ceco autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere, scomparso all’età di 94 anni martedì scorso, a Parigi, dopo una lunga malattia. Kundera è autore di dieci romanzi, sei in ceco e quattro in francese, oltre a raccolte di racconti, poesie e un saggio – L’arte del romanzo – ed è pubblicato in Italia da Adelphi: fu Calasso stesso a convincere Kundera a passare ad Adelphi nell’anno di uscita del suo romanzo più celebre.

La Primavera di Praga e l’emigrazione

Nato in Repubblica Ceca (allora, nel 1929, ancora Cecoslovacchia), Kundera studia a Praga, letteratura ma soprattutto musica: un amore tramandato dal padre, pianista e direttore dell’Accademia musicale di Brno. Sempre a Praga inizia a insegnare, tenendo corsi di letterature comparate, e si iscrive al Partito Comunista: sarà espulso e reintegrato a più riprese, a causa delle sue opinioni non allineate col regime. Esordisce con tre volumi di poesie, e nel 1967 pubblica il primo romanzo, Lo scherzo, il cui protagonista viene espulso dal Partito per un insulto al regime scritto, per scherzo, su una cartolina. 

Negli anni successivi escono la raccolta di racconti Amori ridicoli, il romanzo Il valzer degli addii e La vita è altrove. L’appoggio alla Primavera di Praga segna irreversibilmente la sua vita e carriera: con l’invasione sovietica e la repressione nel sangue del movimento, Kundera è espulso nuovamente dal Partito e costretto a lasciare la docenza. Nel 1975 emigra in Francia, a Parigi, città che non lascerà più. Quattro anni più tardi gli viene tolta la cittadinanza cecoslovacca a causa de Il libro del riso e dell’oblio: quello che Kundera definisce «un romanzo in forma di variazioni» è un testo geometrico, simbolista, in cui la polifonia dei personaggi serve a far luce sui rapporti tra umanità e memoria, sull’odio che possono provare individui che si sentono dimenticati dal Tempo e dalla Storia.

Il potere corrotto, sbagliato, perverso è una delle piaghe che opprimono l’uomo, insieme al terrore di smarrirsi in vite piatte e opache. L’unica salvezza è aggrapparsi alla scrittura, e cercare la bellezza negli antri più improbabili dell’esistenza:

La bellezza è l’abolizione della cronologia e la rivolta contro il tempo

Solo nel 2019 a Kundera sarà restituita la cittadinanza della Repubblica Ceca, ma nel frattempo lo scrittore godrà di quella francese conferitagli nel 1981 da Mitterand e accolta con queste parole: «La Francia è diventata la patria dei miei libri, e io ho seguito il cammino dei miei libri».

Essere futili e kitsch

È infatti in Francia che esce nel 1984 L’insostenibile leggerezza dell’essere (acquista), suo libro più famoso e incredibile successo editoriale in Italia. Il romanzo, meno sperimentale dei suoi precedenti, racconta le relazioni d’amore tra due donne e due uomini a Praga negli anni intorno al 1968. Protagonista è Tomáš, chirurgo condannato dal regime comunista, a causa di un articolo pubblicato su una rivista, ad abbandonare la professione e costretto a lavare vetri. L’interrogazione metafisica al centro del romanzo riguarda quel delicato equilibrio tra coscienza dell’irripetibilità della vita e banalità dello scorrere degli istanti che diamo sempre per scontati. Nella sua recensione al libro, Antonio Tabucchi scriveva: «Fino dall’inizio il senso della finitudine congela le figure di questo romanzo in una luce livida, in una fissità da fotografia, nella dimensione dell’Irreversibile».

Nel romanzo si concentra la critica a due grandi temi su cui Kundera ritorna per tutta la sua carriera di scrittore: il potere e il Kitsch, che definisce:

Il Kitsch è la negazione assoluta della merda, in senso tanto letterale quanto figurato: il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.

Il concetto filosofico del Kitsch per Kundera invade l’etica quanto l’estetica, è una patina di sterilizzazione della vita quanto del linguaggio che vuole rimuovere la parte umana dell’umano che è considerata sgradevole. Per essere corretti verso noi stessi, scrive Kundera, dovremmo tenere la porta del bagno aperta.

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Il peso di una vita fragile

Il titolo del libro è così accattivante perché contiene una contraddizione in termini che risuona da qualche parte nell’animo umano: il fatto che la vita sia leggera, effimera, e allo stesso tempo incredibilmente gravosa è un paradosso solo a parole. Nella pratica, secondo Kundera, fa parte dell’esperienza quotidiana dell’uomo: sempre oppresso dal pensiero del futuro che incombe e che si porta via attimo dopo attimo, l’uomo non riesce mai a vivere e quindi a godere del momento presente.

Ma si può scegliere, tra le due cose? Tra leggerezza e gravosità? Si può controllare lo spirito con cui affrontiamo il presente? Kundera non dà risposte, pone domande, perché a suo dire «la saggezza deriva dall’avere, per ogni cosa, una domanda». Tutto ciò viene problematizzato nel libro grazie a una trama delicata che parla di amore non convenzionale, e alla scrittura poetica di Kundera che carezza con la prosa i sentimenti umani più complessi:

Lui non aveva mai sentito nulla di più straziante di quel racconto. Strinse Tereza tra le braccia, sentiva il suo corpo tremare e gli sembrava di non poter più sopportare il suo amore. Il pianeta può vacillare sotto le esplosioni delle bombe, la patria può essere saccheggiata ogni giorno da un nuovo intruso, tutti gli abitanti del quartiere possono essere condotti davanti al plotone d’esecuzione, tutto ciò lui lo sopporterebbe più facilmente di quanto abbia il coraggio di ammettere. Ma il dolore di un solo sogno di Tereza non riusciva a sopportarlo.

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Tra filosofia e letteratura mitteleuropea

Kundera è stato uno di quegli scrittori che sanno di Letteratura e di cui si è certi abbiano vinto un Nobel. Scrittore troppo filosofico, cerebrale? Di certo uno scrittore che è andato sempre più verso l’ermetismo e il ripiegamento sulla letteratura, ritroso a incontrare giornalisti e critici, convinto che uno scrittore non debba aggiungere niente a quanto ha voluto trasmettere con i suoi libri. Erede della grande letteratura mitteleuropea, Kundera ha saputo trattare con grazia il nichilismo, la caducità dell’esistenza umana e l’inutilità di ogni azione, destinata comunque a corrompersi.

La confidenza con la lingua francese arriva gradualmente: il primo libro scritto in francese è La lentezza (1995), in cui la sua critica si estende ai sistemi politici e soprattutto economici esterni ai Paesi sovietici, in particolare alla frenesia consumistica del capitalismo: apoteosi di quella corsa verso la futilità che caratterizza ogni esistenza l’umana.

Kundera è stato un grande pensatore, un critico acuto della società, un esploratore della psicologia umana, un romanziere impeccabile. Credeva nel potere dell’interrogarsi sempre, di essere curiosi e non affermare mai alcuna certezza: «L’ambizione della mia vita è unire la serietà delle domande alla leggerezza della forma», diceva.

Il Nobel, comunque, non l’ha mai vinto.

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Michela La Grotteria

Classe 1999, genovese, dopo la triennale a Milano si sta specializzando in Italianistica a Bologna. Ama i racconti brevi – ogni tanto ne scrive e pubblica qualcuno – e i romanzi lunghi, le tazze da tè e il francese. Sogna di trasferirsi a Parigi e lavorare in una libreria indipendente.

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