Una bruciante passione si consuma tra le calli veneziane. Un amore illecito che noi lettori moderni non possiamo non associare ad un’altra relazione morbosa che si consumerà tra le pagine di un altro libro di un altro autore che verrà scritto e pubblicato molti anni dopo: Lolita.
Ma qui siamo ancora nel 1912 e lo scenario in cui si svolge questa storia è una Venezia malata pervasa dal pungente odore di disinfettante. Silenziosa tra i ponti, un’epidemia che non lascia scampo. Ma non è l’unica cosa serpeggiante nella città lagunare. Ad ogni angolo vediamo l’impossibile amore che Gustav von Aschenbach, scrittore cinquantenne, nutre per il giovane Tadzio, 14 anni, conosciuto, solo a distanza, nell’hotel dove entrambi alloggiano. La morte a Venezia (acquista qui) di Thomas Mann.
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La morte a Venezia: tra sogno e realtà erotica
Ai colpi di timpano il suo cuore rimbombava, la sua testa girava, lo assalivano cieco furore, voluttà inebriante e la sua anima desiderava di unirsi al baccanale del dio. Il simbolo osceno, ligneo, gigantesco fu svelato e innalzato: e ancor più frementi tutti gridarono la parola del rito. Con la schiuma alle smaniavano, si eccitavano l’uno l’altro con gesti lubrici e mani lascive, ridendo e gemendo […] e la sua anima conobbe il gusto della lussuria e la follia della perdizione.
Un sogno erotico da cui il protagonista si sveglia sudato, angosciato, vinto dalla sua non più segreta e ormai svelata omosessualità. Gustav von Aschenbach è sempre stato fin da giovane un uomo tutto d’un pezzo, ligio, severo, sfuggente ad ogni desiderio. Ma ora, dopo anni e anni di lavoro e pochi svaghi, decide di concedersi una meritata vacanza a Venezia. Qui accadrà l’inaspettato: Gustav si innamorerà.
Uniti da un amore proibito
Finalmente! Un uomo che ha scoperto, e mette a nudo con noi lettori, la sua parte più nascosta e proibita da sempre negata persino a se stesso. Sarebbe tutto molto commovente ed esaltante se queste sue attenzioni non fossero dirette ad un ragazzino in età puberale, Tadzio, una Lolita al maschile che non fugge agli sguardi dello spasimante, ma anzi lo cerca con gli occhi. Gustav ne è ben consapevole.
Per questo tutti i giorni è cliente fisso del barbiere dell’hotel dove assistiamo alla sua trasformazione.
Vedeva nello specchio le sue sopracciglia disegnarsi più regolari e più nette, allungarsi il taglio degli occhi, aumentare lo splendore delle pupille grazie ad un’ombreggiatura sotto le palpebre; più giù dove la pelle era coriacea e gialliccia, vide apparire un leggero carminio morbidamente spalmato, le sue labbra esangui prendere un bel colore di fragola, sparire sotto creme e belletti i solchi delle guance, della bocca, le rughe degli occhi…con cuore palpitante, ammirò nello specchio un florido giovanotto.
Non possiamo non provare una certa tenerezza per quest’uomo che non ha mai vissuto, che non si è mai preso cura non solo del suo aspetto, ma di conseguenza anche di una parte della propria anima. Una parte che va nutrita e imbellettata, quella dell’amore sia fisico che psicologico per sé stessi e per gli altri. Peccato che questo amore non fosse diretto all’adulto bagnino della spiaggia dell’hotel o ad un gondoliere.
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Un tè immaginario
Uno scrittore che si è risvegliato, Gustav. Un professore che è sempre stato consapevole, Humbert. Due uomini di cultura che, grazie alla nostra immaginazione e superata la barriera del tempo, possiamo farli sedere allo stesso tavolo in quella hall dell’Albergo Excelsior dove Gustav e Tadzio alloggiano. Immaginiamo i due adulti prendere un tè, con gli occhi persi a guardare uno il giovane polacco vestito a puntino col suo completino da marinaretto con tanto di fiocco rosso, l’altro, l’ancora più giovane Lolita che vorrebbe sicuramente una fetta di torta di ciliegie con gelato alla vaniglia.
Due malati d’amore, due vittime inconsapevoli. Gustav, a differenza di Humbert, non consumerà mai l’amore per il proprio oggetto del desiderio. Morirà prima, seduto in spiaggia guardando il suo giovinetto giocare sulla spiaggia.
La morte a Venezia e Lolita. Due storie che hanno segnato la loro corrispettiva epoca e che ci toccano ancora profondamente, sia nel bene che nel male.
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