I Mostri di WoM Edizioni: fra anonimi e marchesi

«Le confessioni di un travestito» ed «Elogio dell'omicidio»

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«Le confessioni di un travestito», nella collana I Mostri di WoM Edizioni

Proseguono i Mostri, la nuova collana di WoM Edizioni inaugurata l’anno scorso con il sorprendente Macario di B. Traven. La casa editrice questa volta, però, decide per un’uscita combinata: Le confessioni di un travestito di autore anonimo ed Elogio dell’omicidio del Marchese de Sade.

Confezionati in impeccabili edizioni dove risaltano la ricerca e cura estetica, entrambi i volumi sono arricchiti in copertina da un’illustrazione tratta da Buffe chimere. Il libro dei sogni di Pantagruel – pubblicato sempre per i tipi di WoM. Due pamphlet che si configurano con i toni tanto della confessione quanto della dissertazione. Due volumetti dalla storia editoriale singolare destinati a far parlare di sé.

Questione di lingerie

Le confessioni di un travestito – tradotto per la prima volta in Italia – è un testo anonimo, strutturato come una lunga lettera, scritta da un più che quarantenne padre di famiglia, convintamente etero, che fin dalla tenera età dimostra un’ossessione per l’intimo femminile.

Lettera recapitata – in modalità non ancora chiarite – a Éric Losfeld, editore parigino de Le terrain vague, presso il quale verrà poi pubblicato come primo volume della collana Les grandes études françaises de psychiatrie. Divenute presto un caso di scuola, le Confessioni sono innanzitutto la storia di una passione morbosa andata sempre più ad evolversi e strutturarsi nonostante i dissidi interiori e le imposizioni della società.

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La graduale consapevolezza di sé, il parlarne sempre e comunque in maniera defilata, il tramutare tutto in gioco, il fallimento degli specialisti e il conforto – non sempre adatto – degli sconosciuti… Le confessioni di un travestito sono, nella loro consapevole eccezionalità, uno spiraglio stupefacente nel grigio della società perbenista. Non si cercano giustificazioni e tantomeno retorica. Il protagonista non soffre la sua passione in quanto tale, ma per le restrizioni che il mondo gli impone. I momenti della frenesia sessuale raggiungono picchi repentini per poi abbandonarsi a una consapevolezza sempre maggiore. Ma più che gli istinti l’autore vuole la libertà di potersi esprimere a suo modo. Un comunicare che trova la sua più convinta manifestazione nella corrispondenza imbastita tramite gli annunci di giornale oppure tramite atti trasgressivi:

Allo stesso tempo si sviluppava in me una sorta di bisogno di far conoscere il mio vizio, non esibendomi, ma esibendo la mia biancheria. […] Mi divertivo a mostrare ai camerieri dei caffè una mutandina che tiravo fuori dalla tasca dicendo di averla trovata lì. Facevo anche in modo di lasciare espressamente la mia valigia aperta in camera in albergo con tutta la biancheria ben in vista per intrigare le donne delle pulizie che sapevano perfettamente che ero solo e senza moglie.

E se il Papa parlasse d’omicidio?

Le confessioni di un travestito (acquista), dunque, diventano un libello contro il buoncostume incentrato su una passione del tutto umana. Passione che, analogamente, trova le sue manifestazioni nella maniera più bizzarra, anticonformista e soprattutto provocatoria. WoM Edizioni, in questo senso, ci propone in abbinato Elogio dell’omicidio del Marchese de Sade.

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Tratto da Juliette, ovvero le prosperità del vizio, l’Elogio dell’omicidio (acquista) è il dialogo fra la protagonista – Juliette, appunto – e Papa Pio VI. Com’è tipico del Divin marchese, la vicenda – costellata di esplicita sessualità e atrocità annesse – si accompagna a dettagliate e suggestive speculazioni filosofiche. Il Papa, in particolare, corteggia Juliette che, in cambio dei suoi favori, chiede una digressione sull’importanza dell’omicidio. Perché, secondo Pio VI – per il tramite della penna del Marchese de Sade:

L’omicidio è, in poche parole, una passione, come il gioco, il vino, i ragazzi e le donne; non se ne guarisce mai una volta che se n’è presa l’abitudine. Nessuna azione è altrettanto eccitante, nessuna procura altrettanta voluttà. È impossibile saziarsene! Gli ostacoli ne accentuano il gusto che, nei nostri cuori, giunge al fanatismo.

In un discorso razionale nel suo paradosso, il Marchese de Sade visita i meandri della storia umana sempre contraddistinta dal delirio di onnipotenza e dalla crudeltà. Il male viene sistematicamente perpetrato per raggiungere i propri fini – un impulso narcisistico ed egocentrico portato agli estremi –, per intercessione con il divino o più semplicemente per un insito sadismo. Il termine sadismo, tra l’altro, trae sì il nome dal Marchese, ma in realtà – nei fatti – ha origini ben più antiche.

Attenti ai Mostri

Perciò, un’accoppiata invidiabile quella proposta da WoM Edizioni. Un invito a guardare noi stessi, ad analizzare gli anfratti della nostra psiche. I Mostri non sono realmente paurosi in quanto tali, ma possono essere ammansiti – come ci insegna l’editore – per il tramite della lettura. I volumi diventano, dunque, oggetti di compagnia, ma da guardare sempre con occhio vigile.

È utile non leggerli una volta, ma anche due, tre… solo così possiamo capirli e farli nostri, con la nostra sensibilità e intelligenza. Insomma, i Mostri di WoM possono diventare manuali per interpretare la vita, da tenere in tasca quasi fossero dei breviari.

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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