La storia segreta dietro un libro

«L'ombra del vulcano» di Marco Rossari

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«L'ombra del vulcano» di Marco Rossari

Dopo che per Einaudi aveva curato l’antologia Racconti da ridere (2017) e pubblicato il romanzo Nel cuore della notte (2018), lo scrittore e traduttore Marco Rossari torna con un nuovo libro nella collana Supercoralli: L’ombra del vulcano, un’opera di autofiction dedicata al legame indissolubile tra la vita e la finzione letteraria.

«L’ombra del vulcano»: la trama

L’ombra del vulcano narra la storia di un traduttore senza nome, in cui è però facile scorgere analogie con la vicenda personale di Marco Rossari. Fin dalle primissime righe del romanzo i lettori vengono catapultati nella sua complicata e dolorosa situazione sentimentale, che vede una storia decennale giungere al capolinea: «Dopo tanti anni ci siamo lasciati. Era primavera. Un giorno di marzo. Ovviamente non ci siamo lasciati quel giorno – a quarant’anni non ci si lascia mai – ma quel giorno ci siamo lasciati. È accaduto per gradi, e poi tutto d’un colpo».

Eppure, il protagonista e la sua ex compagna – anch’essa senza nome – vivono questa rottura in modo anomalo. Pur non stando più insieme, infatti, non si separano davvero, ma continuano a frequentarsi, in un limbo difficile da definire. Le loro strade prendono però traiettorie diverse nella torrida estate successiva alla loro rottura. Lei parte per un viaggio, lui resta a casa – l’appartamento che condividevano fino a pochi mesi prima – a confrontarsi con un’impresa titanica: la ritraduzione di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry (romanzo di cui effettivamente è uscita nel 2018 una nuova traduzione firmata da Marco Rossari). Nella mente del protagonista, tormentato dai ricordi, si crea ben presto una sovrapposizione tra il libro che sta traducendo, la storia di Malcolm Lowry e la sua… dov’è il confine tra realtà e finzione letteraria?

Dietro le quinte di un romanzo

Con L’ombra del vulcano, Marco Rossari non dà vita a una semplice opera di autofiction, ma ci porta in un certo senso dietro le quinte di Sotto il vulcano. Ricordandoci una grande verità, di cui spesso ci dimentichiamo (o a cui non facciamo troppo caso): esiste un legame strettissimo tra un libro – poco importa che sia scritto ex novo o tradotto – e quanto sta attraversando nella sua vita privata la persona che ci lavora. Se fossero stati diversi il momento o lo stato d’animo, diverse sarebbero state anche le parole scelte e riversate sulla carta. Dietro ogni opera c’è quindi una storia segreta e spesso destinata a rimanerlo, ma che in questo caso Rossari ha deciso di donarci.

Ne L’ombra del vulcano, inoltre, il protagonista ha a più riprese la sensazione di essere stato fino a quel momento migliore come traduttore che come scrittore. Un traduttore è uno scrittore che non ce l’ha fatta? Non è solo un luogo comune piuttosto diffuso tra i non addetti ai lavori, ma anche il dubbio che si insinua nell’animo del protagonista, bravissimo a trasporre in italiano le opere altrui ma che al momento sente di non essere stato in grado di scrivere un libro che facesse davvero la differenza. In fondo, però, una delle tante cose che rendono tale uno scrittore è sentire una storia premere dentro di sé e immaginarla prendere forma laddove gli altri, al contrario, non vedono nulla di particolare. E non tardiamo a capire che i mesi travagliati vissuti dal protagonista sono già un romanzo in potenza:

Una sera al cinema non ci siamo mai arrivati. Ho ancora la mail con i due biglietti elettronici da mostrare all’ingresso. Quando a cena nominano quel film e mi chiedono se l’ho visto, rispondo con un «no» che per loro è una sillaba e per me è un romanzo.

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Un’inaspettata dolcezza in mezzo alla disperazione

Fortemente metaletterario, L’ombra del vulcano è a tutti gli effetti un piccolo omaggio alla letteratura – e alla vita che si fa letteratura. Mentre traduce, il protagonista ripensa a diversi momenti del suo passato (condivisi e non con la sua ex compagna), ma pian piano questi pensieri si mischiano alla storia del Console, il personaggio principale di Sotto il vulcano, e alla vicenda personale di Malcolm Lowry, in cui il narratore comincia a rispecchiarsi. Non solo sfuma il confine tra realtà e immaginazione, ma sorge anche il dubbio che non ci sia una sola realtà. Il narratore parla, per esempio, di un suo parente malato di Alzheimer, che non saprà mai che lui e la compagna si sono lasciati. In qualche modo lo rincuora sapere che esiste un universo parallelo – quello di questa persona – in cui loro due sono ancora insieme e sempre lo saranno.

Nel romanzo, inoltre, Marco Rossari non ha paura di “sporcarsi le mani” raccontando apertamente della crescente dipendenza dall’alcol e degli episodi di sesso occasionale che caratterizzano quel periodo della vita del protagonista. Un altro tema che con lo scorrere dei capitoli ricopre una sempre maggior importanza è quello della reazione fisica alla sofferenza psicologica, una sorta di ribellione del corpo che nel caso del protagonista si manifesta attraverso aritmie cardiache. Da un certo punto di vista, dunque, L’ombra del vulcano è un libro che non fa sconti. Eppure, nonostante il dolore che pervade queste pagine, non manca un’inaspettata dolcezza di fondo, che si fa sentire in diversi passaggi, come questo:

Lasciarsi è prerogativa di chi si ama. Il resto delle persone ha capito come funziona: nonostante tutto, proprio per tutto. Noi invece siamo andati nella direzione opposta, credere nell’amore cosí tanto da perderlo: che sbadati.

Consigliato a…

Consigliamo L’ombra del vulcano di Marco Rossari (acquista) a chi ama i libri a carattere autobiografico – in cui una storia viene raccontata con una sincerità tale che risulta difficile non immedesimarsi e fare il tifo per il protagonista –, ma anche a chi guarda con curiosità alla figura del traduttore e ogni tanto si è domandato cosa c’è dietro il lungo ed elaborato processo di (ri)traduzione di un’opera letteraria.

E, soprattutto, lo consigliamo a chi crede strenuamente nel potere catartico della scrittura, che forse in concreto non ripara nulla, ma dà a chi scrive la possibilità di provare a mettere ordine nel groviglio di sentimenti che si porta dentro e, in qualche modo, dipanarlo.

Nel momento peggiore della crisi mi hai scritto una lettera. […] La tenevo vicina mentre traducevo.
Nei mesi successivi mi avresti rimproverato.
– Non ti sei mai degnato di rispondere.
Con una delle mie battute sceme, ti ho detto: – Per risponderti, dovrei scrivere un libro.
Forse è questo.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l’impresa e specializzata in Traduzione. Caporedattrice di Magma Magazine, sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Dopo aver esordito nel 2020 con il romanzo «Noi quattro nel mondo» (bookabook), ha pubblicato nel 2023 la raccolta di racconti «Pretendi un amore che non pretende niente» (AUGH! Edizioni).

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