Sposare la propria arte vuol dire in sostanza squarciarsi la pelle e procurarsi ferite che non si rimargineranno mai. Vuol dire «darsi fuoco».
In libreria dal 26 settembre, l’esordio di Simone Salomoni, Operaprima (Alter Ego Edizioni, 2023) è un romanzo ad alta tensione narrativa dove i confini tra salvezza e disumanità si fondono e si corrodono l’un l’altro fino a mostrare il loro lato tragicamente ossessivo e brutale.
«Operaprima»: la trama
Monghidoro, appennino bolognese. Un pittore quarantenne, da qualche tempo vittima della sua impotenza, conosce Marie Bertrand, la donna che ha affittato per l’estate la casa adiacente alla sua e madre di Simone Salomoni (vietato cercare una traccia dell’autore in questo personaggio, o forse c’è ma non importa: ai lettori non viene dato nemmeno il tempo di pensarci), il frutto di una relazione passata. Marie resta affascinata dal pittore: acquista alcune opere, commissiona il ritratto di Simone, tenta di sedurlo. Anche Simone, non ancora maggiorenne, subisce il fascino dell’uomo. Tra i due, incontro dopo incontro, si instaura un rapporto che li porta ad aprirsi.
La letteratura, l’arte, servono a una cosa sola. Una seconda pausa, più lunga, mi guardo in giro, mi guardo intorno, come se avessi timore di farmi rubare il segreto per sempre. Dai, piantala, dimmi, a cosa serve l’arte?
Pittura e letteratura sono i territori in cui si consuma il rapporto tra il narratore e Simone, al contempo dolce e disperato, cerebrale e animale. Simone condividerà con il pittore i suoi scritti ed è proprio attraverso questi che si scoprirà la parte più profonda del ragazzo: un passato di abusi, un presente che gira intorno alla sua bellezza di cui è succube. Simone nasconde autolesionismo e promiscuità agli occhi di chi sa solo giudicarlo, ma il pittore sembra volersi fare carico del dolore di Simone, sembra volerne diventare maestro e guida.
Afra, la donna per la quale non prova più amore o attrazione, si aspetta da lui un’opera per l’evento che lo attende, ma perde il contatto con il mondo e con il suo presente. Simone assorbe le sue attenzioni. Il pittore accoglie Simone, il linguaggio dell’arte diventa per loro uno spazio di comprensione, ma nell’ossessione di ritrovare l’ispirazione artistica e la potenza sessuale perdute, infiamma il lato disumano di Simone.
Un romanzo al di là di ogni genere
Operaprima è la confessione di un incontro fra due anime spezzate: il romanzo, inframmezzato da alcuni testi brevi – i racconti scritti da Simone –, ricostruisce il rapporto tra i due: cosa li ha attirati, uniti, spinti a cercare la verità. Ma quale verità?
Prima di cominciare a cercare, a indagare, domandatevi allora se siete venuti fin quassù per la verità o soltanto per la vostra verità.
L’autore rifiuta ogni genere (linguistico, stilistico, letterario, ma anche sessuale) e gioca con le parole, con i suoi personaggi. Un romanzo verboso e, per questo, molto “fisico”: il corpo di Simone viene costantemente osservato e studiato dal pittore, anche quando i due non sono nella stessa stanza. Il pittore lo ascolta, lo fruga, lo scompone e ricompone. A tratti, sembra quasi di sentirne il battito del cuore. E poi “sessuale”. Quella che caratterizza il romanzo è una sessualità tanto esibita e sfacciata da parte di Simone, quanto silenziosa e inefficace per il pittore.
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Operaprima (acquista) si diverte a spiazzare i lettori, a confonderli, ma mai ingannarli. La verità è una lunga confessione coraggiosa e spietata, e non è mai detto che sia perfetta. Nell’esordio di Simone Salomoni si percepisce un ritmo tanto maturo e consapevole che è difficile definirlo un’opera prima. Dopo ogni pausa, il primo pensiero è: «Fino a qui tutto bene». Ed è a quel punto che i lettori ritrovano il senso della lettura in un’opera inedita in grado di spezzare il fiato.
Un romanzo consigliato a chi sa lasciarsi sedurre dalla rabbia e dal nuovo, dalla disperazione e dal piacere. A chi, dopotutto, spera di essere pronto a conoscere la verità, nient’altro che la verità.
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