È uscita a inizio settembre la nuova raccolta di poesie di Chandra Candiani, Pane del bosco (2023) per Einaudi. Il suo rapporto con la natura, il silenzio e la meditazione erano già molto presenti nelle sue opere precedente pubblicate nella collana «Vele»: Il silenzio è cosa viva (2018) e Questo immenso non sapere (2021). Eppure qui l’elemento naturale assume un ruolo apotropaico, quasi lenitivo.
La fuga dalla città
Che il rapporto di Chandra con l’elemento naturale fosse già forte era evidente, ma qui l’autrice lo trasforma in una vera e propria esperienza: l’abbandono da Milano e la fuga in un alpeggio piemontese in mezzo a un bosco permette una relazione più intima e fisica con la natura. Si tratta dunque di una relazione saggiata proprio attraverso le parole che per l’autrice diventano non solo fine ma anche mezzo di conoscenza.
«Caro bosco
vengo da te in cerca della ferita che ci precede,
i sensi, servitori gentili, invitano all’aperto
le mani sbucciate, vuote.
Avverto il silenzio che specchia il mondo
e dice: ti riconosco
frammento di polvere e ti dò il nome
ti chiamerò così,
nel cuore delle ossa,
nell’ora senza casa».
Attraverso il respiro
Man mano che il viaggio nel bosco procede, i pilastri della meditazione ritornano con dedizione: il sapersi abbandonare attraverso il controllo del respiro, il silenzio agoganto del qui e ora, e il mutamento che sempre connota l’elemento naturale (e perciò umano).
Chandra guarda e osserva la natura attraverso il dispiegarsi delle stagioni, cogliendone anche i mutamenti più piccoli. Si fa attenta osservatrice ma anche attrice, attraverso l’immedesimazione e la percezione sottile che questo contesto richiede.
Quando mi fermo
ti fermi con me,
la goccia tempestosa
del divenire scivola
nell’oceano senza qualità
dell’essere. Tutto tace,
stormendo. Riprendo
il cammino, il passo
annuvolato. Dissiparsi
è la passione delle nuvole.
Leggi anche:
«Devo fingere di lasciarti». L’omaggio di John Berryman
Il ritmo della natura
La partecipazione di Chandra all’elemento naturale e animale non è mai invadente, mai forzata: aspetta che il rivelarsi di ciò che la circonda prenda il suo tempo, e anche il ritmo della sua poesia man mano cambia. L’autrice impara a farsi attraversare dalle sensazioni che finisce per accogliere e per far fiorire dentro di sé. Non ha fretta e l’unica cosa che conta davvero è l’ascolto: Chandra diventa cervo, ruscello, foglia, neve, spirito.
L’impermanenza
Il coinvolgimento tipico della poetica di Chandra è il potere della nomenclatura: annovera spazi, animali, piante, fenomeni meteorologici. Ma c’è una costante che si percepisce in quest’opera più che in altre, soprattuto in alcune sue poesie dove la spiritualità emerge ancora con forza: il principio di impermanenza di tutto ciò che siamo e di tutto ciò che ci circonda. Proprio a causa del suo costante mutamento, ogni cosa è destinata a rigenerarsi in qualcos’altro e quindi è connotata da una provvisorietà che abita anche l’animo di chi osserva, di Chandra. Così gli spiriti e «i morti» sono sempre presenti – non come figure portatrici di dolore, bensì come custodi e guide del mondo terreno.
Le cose stanno nel loro «così»
avvolte nella tessitura
di figure del mistero.
Cala l’io ma rimane il sentire
Proprio come il ciclo delle stagioni, che ricomincia sempre daccapo, anche il nostro arrenderci alla bellezza della natura deve essere come un ritorno all’origine, un cerchio che si chiude.
Nella raccolta Pane del bosco (acquista qui) i dettagli autobiografici diminuiscono man mano che andiamo avanti con la lettura, anche se il tratto stilistico inconfondibile rimane: questa evoluzione è necessaria per permettere al sentire di diventare un fatto universale, quasi condiviso. La genialità di Chandra è quella di presentarci soggetti estremamente fisici (come alberi e animali) – non frutto dunque di iperboli o similitudini –, elevando le sensazioni che essi procurano a una densità del tutto nuova, dirompente.
Chandra enumera e registra i fattori naturali ed esterni del mondo mantenendo una chiave d’ascolto intima e perciò universale, adatta a chiunque sappia scorgere la bellezza dell’elemento naturale e animale.
Tanto mondo
tanta tenebra
tanto fuoco
nessuna scorza
la vita ricomincia
dal punto nulla.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!